giovedì, Dicembre 26, 2024

Giacinto Calise, quando il popolo sbaglia. Il comune non è un club Rotary

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Per gli eletti, infatti, è stato più importante (e pressante) il rischio del potenziale danno erariale che li avrebbe riguardati che non l’aggressione alle casse del comune

Gaetano Di Meglio | Non c’è voluto molto per avere ragione, su tutto il fronte, del grande errore che stava facendo il popolo di Lacco Ameno. Un errore popolare dovuto anche alle circostanze date: tra la padella e la brace e costretti a scegliere il male minore non ci si poteva aspettare di più.
In questi due anni e poco più abbiamo visto di tutto.

Tre giunte, esclusioni d’autore, passaggi di campo (vero Piero Monti?) e un paese fermo alla propaganda social del suo sindaco bastano a dire che quelli che gridavano “libertà, libertà” sbagliavano. Sbagliavano perché non si erano resi conto del disastro a cui andavano incontro.
Certo, se avessero scelto l’altro campo, Lacco Ameno verserebbe nello stato comatoso di oggi. Magari con qualche interesse in più per Domenico & Co portato a casa, ma niente di più.

Scuole bloccate ugualmente, porto a Perrella ugualmente. L’unica cosa che, forse, non avremmo avuto invece di un Lacco Ameno forianizzato, uno più verso Ischia…
Ma senza rifare i conti e i racconti con la storia recente del paese del Fungo, credo che la storia di Giacinto Calise meriti una riflessione dedicata.
Non tanto per il peso specifico e politico dello stesso Calise che lascia il tempo che trova, ma per la qualità amministrativa che rappresenta. La gestione del comune non è come un club. Il comune di Lacco Ameno non è il Rotary e come tale meriterebbe rispetto.

Ma focalizziamoci. Giacinto Calise è l’icona del tipico ischitano della classe media, che pensa di essere in diritto di piegare l’interesse pubblico ai suoi. Uno dei tanti che hanno confuso la pubblica amministrazione con i fatti privati. Una specie di Michele Regine che si fa assumere la moglie dall’azienda della NU. E’ questo il livello e la qualità amministrativa che emerge. Forse il caso Calise è molto più grave del caso Regine.

Calise, infatti, voleva che il Comune di Lacco Ameno non si tirasse fuori dal fallimento della Lacco Ameno Servizi, che non accettasse la transazione “miracolosa” e che rischiasse 5 milioni di euro invece di 260 mila. Lo scopo? Salvare il fratello che, all’epoca, era revisore dei conti della partecipata.
Fermiamoci qua anche perché raccontare le altre richieste con interessi personali di Giacinto Calise non serve a raccontare il fenomeno. Sarebbe il semplice racconto di una normale azione amministrativa dell’isola. La semplice lista della spesa che accomuna la quasi totalità dei consiglieri comunali dei nostri comuni.

Quello che, invece, deve emergere a Lacco Ameno è la cifra politica che queste azioni rappresentano. C’è una scala di valori che non possiamo non evidenziare.
Se lasci la scuola in catapecchie e attendi 5 anni per attivare l’iter per i moduli provvisori rappresenti un male per il tuo paese.
Se non capisci che il porto è, comunque la si vede, una risorsa per il paese e vai avanti con i dispetti al paese al fine di perseguire la singola follia di un solo consigliere, rappresenti un male per il tuo paese.
Se non capisci che 260 mila euro è più conveniente di 5 milioni di euro sei un male per il tuo paese.
Se pensi che il comune possa avallare la tua perversione di soccombere nel fallimento sei un nemico del tuo paese.

Nel day after della delibera di giunta che accoglie in pieno la prospettazione dell’avvocato Parrella, viene fuori anche un’altra valutazione.
In questi giorni di imbarazzante silenzio è triste prendere atto che nessuno abbia pubblicamente trovato il coraggio di difendere gli interessi dell’Ente. Che nessuno dei nuovi eletti del popolo che gridava “Libertà, Libertà” qualche anno fa, non abbia trovato la forza e il coraggio di prendere posizione contro chi voleva piegare l’ente sotto il peso, enorme, dell’interesse personale.

Forse la risposta è che piccoli “Domenico De Siano” si agitano tra le scale della torre di Piazza Santa Restituta provando a fare le stesse cose. Non solo epigoni, anche incapaci.
Nessuno ha trovato la forza di scrivere un post facebook o di farsi intervistare dai vari lacchè che fanno la fila sotto le scale (quello lo sanno fare solo quando Luca gli manda il WhatsApp e loro fanno copia e incolla) per chiarire la propria posizione.

Come un’appendice, e come offesa per gli elettori, c’è il motivo delle sedute deserte del consiglio comunale. Per gli eletti, infatti, è stato più importante (e pressante) il rischio del potenziale danno erariale che li avrebbe riguardati che non l’aggressione alle casse del comune. E il loro silenzio li rende complici e colpevoli.

Pascale andrà a casa? Pascale perde numeri? Sono domande che hanno una sola risposta: per ora il sindaco è ancora al sicuro. Si, Piero Monti è passato con Domenico De Siano (dopo il mobbing politico del sindaco e dopo le offese raccontate tra Ischia e Casamicciola) ma è solo uno. Nel frattempo Pascale ha rafforzato i ranghi e ha conquistato un posto libero in giunta. Recupererà Monti? Lo conserva a Calise? Promuoverà qualche altro consigliere? Allargherà con qualche altro esterno? Lo userà per qualche foriano per dare una mano a Del Deo con la crisi del Torrione?
L’amara verità è che non meraviglia niente più…

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