Gaetano Di Meglio | Pace. Speranza. Isola. Procida è diventata Capitale. Oggi inizia il sogno di un’isola minore che diventa Regina e che si prepara a vivere un anno di responsabilità e di impegno.
Un impegno e una responsabilità che il Presidente Mattarella rendere reali con parole di serietà e chiarezza. Non c’è spazio per l’equidistanza. La cultura insegna a riconoscere le cose. E, su questa linea, Mattera non fa sconti a Putin e, soprattutto, a quell’Italia che cerca nei ma e nei perché piccoli sprazzi di stupida ed inutile presenza o visibilità.
“Siamo travolti da immagini – dice il Presidente – che pensavamo di aver consegnato per sempre all’archivio degli orrori non ripetibili nel nostro continente. Invece altro sangue innocente, vite spezzate e altri crimini spietati si stanno sviluppando e popolando gli abissi della disumanità. L’aggressione compiuta contro l’Ucraina, contro libertà e la stessa vita dei suoi cittadini da parte del governo della Federazione Russa costituisce una ferita e colpisce la coscienza di ciascuno e la responsabilità degli Stati. Anche l’energia della cultura deve soccorrerci per fermare la guerra”.
Il DISCORSO INTEGRALE DEL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA
Rivolgo un saluto molto cordiale al presidente della Camera, al Ministro per la Cultura, al presidente della Regione, al Sindaco dell’Area metropolitana di Napoli, al sindaco di Procida e a tutti i sindaci presenti.
Con molta cordialità vorrei esprimere un forte e sincero apprezzamento a quanti sono attivamente impegnati nell’attuazione del programma così ricco di eventi per questo anno di Capitale della Cultura.
Un saluto intenso e cordiale alle cittadine e ai cittadini di Procida che è chiamata, appunto, a rappresentare l’importanza primaria che per l’Italia riveste la cultura e rappresentarla come Capitale.
La cultura evoca il termine capitale e anche nell’altro significato di questa parola, la cultura è un capitale. Un capitale da valorizzare e da investire. Lo è come somma delle espressioni dell’ingegno umano, lo è nell’eredità lasciata dai millenni, nei paesaggi di luoghi incantevoli come in questa isola stupenda.
Un altro significato si aggiunge ulteriormente: quello che emerge dal porre sotto i riflettori nazionali, un luogo appartato, come per definizione, è un’isola. Una piccola isola che divenga, per un anno, il fulcro da cui viene valorizzata e si irradia l’esperienza culturale della Repubblica.
E permanga, poi, negli anni a seguire, nella rete ideale delle capitali della cultura. Un vero e proprio laboratorio operoso. È una responsabilità affascinante per i cittadini, per gli abitanti di Procida, per gli amministratori, per coloro che amano quest’isola.
Siamo oggi testimoni di questa impresa. E voi cittadini di Procida ne siete protagonisti nella logica di quella partecipazione che sta alla base di tutto come ha sottolineato con le sue parole il direttore Riitano perché la cultura è patrimonio della Comunità.
Si tratta di un impegno che offrirà l’occasione per far conoscere meglio la natura di quest’isola, la sua gente, i panorami così suggestivi, l’arte e quegli scorci tipici che recano il segno di tanta storia e di tanta umanità.
Un’isola, tra quelle definite minori del Mediterraneo, che diventa capitale può parere a taluno singolare, e invece è una sfida di modernità. E’, insieme, un ritorno all’antico, alle sue migliori tradizioni e nei valori che ci ha trasmesso, potremmo dire che si tratta di un moderno ritorno alla lunga storia della cultura italiana.
Nel tempo che viviamo non ha senso ed è davvero inattuale ragionare ancora di centro e di periferie come se al primo appartenesse un primato perpetuo e i fattori territoriali non fossero frutto invece delle relazioni costruite sui territori.
Siamo sempre più tutti nello stesso momento, centro e periferia. L’isola, la terraferma, la metropoli e il piccolo borgo dell’area montana e quella interna partecipano insieme all’economia e al tessuto sociale e culturale del nostro paese.
La pandemia ce ne ha fornito prova. Quando abbiamo scoperto che il virus era penetrato nel nostro paese a Codogno, non a caso, lì abbiamo celebrato il 2 giugno del 2020, il giorno della Repubblica. Codogno capitale per ribadire quella solidarietà che ci ha permesso di resistere e di ripartire.
Oggi, con l’Inaugurazione dell’anno di Procida come Capitale della cultura è nuovamente segno di una Repubblica che si ritrova in tutti i luoghi, in tutte le comunità che la compongono. Procida Capitale come esempio di quella cultura italiana diffusa che trova espressione nelle 100 città e dei tanti borghi e che rappresenta per essi e per l’intero paese un volano importante di crescita.
Comunità, faro, ancora sono i nomi che avete dato ai progetti che animeranno le attività in programma quest’anno. Indicazioni e orientamenti di impegno per costruire consapevolmente il domani. Sì, la cultura è motore di crescita. E’ spinta all’apertura. E’ moltiplicatore di energie civili. È occasione di confronto, rispetto dell’altrui diversità e ricerca di innovazione.
La cultura attrae turismo e rende questo turismo più maturo, più capace di conoscere e di apprezzare, e non soltanto di guardare distrattamente. La cultura non isola è il motto avete scelto che abbiamo visto in tante lingue. Questa scelta fa comprendere che Procida ha raccolto la sfida. La cultura non è un luogo separato dal contesto sociale, una nicchia di attività umane voluttuarie o superflui, bensì è bellezza che si trasmette e pensiero che arricchisce. E’ conoscenza, etica, dialogo, emozioni.
Nella storia del Mediterraneo le origini della nostra civiltà scaturiscono dall’incontro, dallo scambio della navigazione in queste acque, dall’incontro che caratterizza sempre un percorso o un viaggio. Procida ha vissuto intensamente il procedere dei secoli, è stato teatro e officina di mutamenti, di passioni, di idee. di stratificazione, di esperienze, di sapere chi ha composto un vero e proprio Atlante storico che così si mostra ad abitanti e ospiti.
Un tempo luogo fortificato e oggi luogo aperto. Un tempo luogo dell’esplosione e oggi luogo di accoglienza, espressione di una comunità in cammino che intende valorizzare i propri spazi pubblici, i propri beni comuni.
Non custode di un museo a cielo aperto ma spazio da vivere. Tutte le isole del Golfo partecipano di un fascino originale, per questo sono divenute mete di riposo, di turismo qualificato, soggiorno di intellettuali che hanno configurato una sorta di vera cittadinanza culturale per artisti e scrittori non soltanto italiani.
Si afferma con chiarezza in questi luoghi che la cultura è anche sinonimo di pace. Il suo centro sta proprio nella capacità di promuovere curiosità che diventa comprensione, amicizia, convivenza, cooperazione. Viviamo giorni terribili. Siamo travolti da immagini che pensavamo di aver consegnato per sempre all’archivio degli orrori non ripetibili nel nostro continente. Invece altro sangue innocente, vite spezzate e altri crimini spietati stanno davvero sviluppando e popolando gli abissi della disumanità. L’aggressione compiuta contro l’Ucraina, contro libertà e la stessa vita dei suoi cittadini da parte del governo della Federazione Russa costituisce una ferita e colpisce la coscienza di ciascuno e la responsabilità degli Stati.
Anche l’energia della cultura deve soccorrerci per fermare la guerra. Costruire la pace è un impegno che richiama i valori più profondi a partire dal diritto di ciascuno a vivere in libertà, a scegliere il proprio destino.
Il patrimonio culturale genera patrimonio morale in cui risiede la civiltà di un popolo, genera umanesimo. Sono le risorse che permettono ai popoli di ripartire, di rialzarsi, di ricostruire sulle macerie. Di riprendere a dialogare. Di costruire su orizzonti comuni. La cultura respinge la pretesa di chi vuol trascinarla nel vortice della guerra.
Ribadisce al contrario, la sua limpida vocazione al dialogo e alla pace. I popoli europei sono intimamente legati da fili che la storia ha reso forti, preziosi, insostituibili.
Non possono e non devono essere lacerati per colpa di chi ha fatto ricorso alla brutalità della violenza e della guerra.
A letteratura, la musica, le arti costituiscono una rete, una ricchezza comuni che non devono essere smarrite. E questo l’appello che da questa isola, da oggi capitale della cultura di un paese che ne ha grande tradizione, deve aggiungere, per affermare quel coraggio di sperare di cui pocanzi ci ha parlato Giovanni, per trasformarlo in volontà di speranza.
È in gioco. Il destino dell’intera Europa che si trova un bivio tra una regressione della sua storia e la sua capacità di sopravvivere, ai mali del passato e di superarli definitivamente.
Il mare che ci attornia è una ricchezza straordinaria. Dobbiamo averne cura e al tempo stesso riconoscerne il valore. Il mare è stato poc’anzi ammentato, unisce. il mare, vita, il Mare e solidarietà. Il mare è relazione tra i popoli, il mare e cultura.
Anche per questo Procida Capitale della Cultura è un’opportunità preziosa per tutta la Campania. E nel momento attuale questo riveste una grande responsabilità.
Abbiamo il pensiero al dopo pandemia. E siamo impegnati nella storica opportunità di un decisivo programma di rilancio dell’Italia per rendere il suo sistema più moderno e più efficiente. Il nostro paese riuscirà a raggiungere i traguardi che si è dato soltanto se il meridione tornerà a crescere in modo equilibrato, nel segno di una forte innovazione e di una ritrovata coesione.
Buon anno della cultura a tutti i procidani. Un anno come capitale. Buon lavoro in questo anno. Da Procida ci attendiamo di apprendere molto. Gli auguro il meglio. E mi auguro che l’isola di Arturo e di Elsa Morante possa essere ancor di più conosciuta e ammirata.