Ida Trofa | Ricostruzione fa rima con assunzione. Così il “PdRi” di Ischia per la Regione Campania si conferma come l’ultimo ritrovato per favorire incarichi di comodo, appalti di favore, prebende e consulenze per i soliti amici degli amici, solerti funzionari regionali in pensione, pseudo esperti ed imbarcati vari. Magari, con l’abbrivio delle oramai arcinote società trasversali e partecipate regionali. Un’indicazione a caso? La Ifel. Sic! Come la giri e come la volti, la tragedia del terremoto di Ischia, resta viatico di clientele e strumentalizzazioni di ogni sorta. La “gomorra” dei terremotati per i sodomiti di turno. A rinnovare il disgusto è l’ultimo step burocratico legato al “Piano Ischia” che attende di essere svelato insieme alle bozze di ordinanze con l’ennesima passerella ischitana dei “medici del terremoto” prevista oggi a Lacco Ameno.
Documento già presentato dagli inquilini di palazzo Santa Lucia ai sindaci dei tre comuni coinvolti dal sisma del 2017 con il Vice Presidente della giunta regionale Fulvio Bonavitacola, dell’Assessore al Governo del Territorio e dell’Urbanistica Bruno Discepolo, il Commissario per la Ricostruzione Giovanni Legnini, i rappresentanti della Soprintendenza, della Città Metropolitana, del Segretariato Regionale del MIC.
Nulla di concreto. Solo magheggi orditi per far affari e carriera, per il gettone di presenza, i benefit e la consulenza dei magnifici 32 nominati per firmarlo. Tanti sono gli esperti e soloni imbarcati “in danno”. È io pago…diceva Totò! Un gruppo chiamato di progettazione composto da ventisei tecnici, più lo staff, per complessivi trentadue nominati, che si vanno ad aggiungere all’altro esercito di esperti nominati dal Commissario Straordinario che hanno messo il loro nome in coda al PdRi. La cosa più triste e squallida, quella che fa venire il vomito, è continuare a leggere il nome, di gente ischitana, che specula e gioca a fare l’allegro scienziato sulle sciagure dei suoi concittadini, sfruttando ancora ed ancora, i suoi uffici, per fatturare, per preservare i propri interessi. Hanno fatto così, tramando, sin da quel maldetto 21 agosto. Un terremoto che gli fa bene.
Nessuna semplificazione, solo il caos
Oltre le assunzioni pilotate il nulla. Solo previsioni senza logica, nessun dato sulle tempistiche di predisposizione ed attuazione del Piano. Nulla di serio per i terremotati. Nessuna semplificazione delle procedure, piuttosto l’imbarbarimento dell’iter per soli pochi sfortunati che hanno avuto la sciagura di finire nel cerchio rosso disegnato dalle mani dell’uomo e dal suggerimento di cattivi funzionari con la polo blu della protezione civile.
La ricostruzione creativa che alimenta le solite clientele ed apre alla prossima “Fabbrica di San Pietro”
Il sedicente PdRi ha messo in evidenza tutta la pochezza di un procedimento. Una sorta di “Ricostruzione Creativa” solo griffata Regione Campania. Un coacervo di copia incolla illogici e scriteriati, di infiniti circa, pressappoco e quasi che, nulla di concreto, offre al territorio. Un tombino per seppellire definitivamente il Cratere ed aprire nuovi spiragli per l’ipotetica “Fabbrica” in salsa locale. Ma solo per pochi disgraziati, per infinitesimi e sciagurati lembi di terra.
78 pagine in sintesi per calpestare il principio di sussidiarietà tra enti nel governo del territorio, nel maldestro tentativo di far fuori proprio i comuni che avevano fatto fuori la Regione nel 2018. Per dissotterrare l’ascia dei condoni, rimettere in gioco, solo per le relative istruttorie, proprio i comuni a cui si demandano, ancora, le pratiche. Per esautorare il “primo” commissario straordinario dalle sue funzioni primarie.
L’assurdo.
Un girone infernale fondato sulla contraddizione ed il caos con l’unico scopo di favorire l’affaire degli incarichi di prestigio, le aziende, le case, del solito imboscato di ruolo negli uffici regionali, le velleità di incarichi e posizioni, degli interessi patrimoniali dei soliti personaggetti.
Come assumere motu proprio alla voce PdRi
Se tutto il contesto indicato nel PdRi è, infatti, aleatorio, l’unico dato bene appostato dalla pletora di adepti imbarcati nella redazione del Piano, è come e quanti personaggi assumere, ancora, alla voce Ricostruzione di Ischia. Ovviamente lavoreranno al caldo delle stanze dorate da via Marina, passando per Via Raffaele De Cesare fino al Centro Direzionale. Di uffici e strutture isolane, più vicine e accessibili alla gente neanche a parlarne. Solo fuffa, pubblicità e propaganda!
Visti gli interessi e le somme in ballo non c’è da meravigliarsi più di tanto.
Come verranno pagati i fortunati ricostruttori? Con i proventi dei condoni! Con i soldi dei terremotati e dei cittadini sfollati che dovranno sostenere gli oneri con il perfezionamento e le integrazioni alle richieste di concessioni in sanatoria. Per farlo, i sedicenti specialisti hanno messo su un altro piano. E si! Perché, se tutto questo non fosse abbastanza assurdo, esiste un piano nel piano.
Infatti, nell’infinito riportare dati del passato, del lavoro fatto nel corso dello Stato di Emergenza e nelle prime battute della ricostruzione restano, di fatto, le previsioni per assumere direttamente o con consulenza ed assistenza tecnica altri 50 soggetti (minimo) che lavoreranno, si badi bene, solo sulle “perimetrate zone rosse” tratteggiate 5 anni fa dai sindaci. Ovvero su soli 0,07 chilometri quadrati di territorio, quando altrove la ricostruzione è già partita dal 2018. PdRi dixit.
Il Piano nel Piano: il piano condoni per far cassa e pagare i raccomandati regionali
A 35 anni dalla prima legge di condono ancora si parla di integrazioni delle istruttorie. Di condoni e piani condoni. Perché? Per giustificare le assunzioni previste nel PdRi e le consulenze. Assunzioni e assistenza tecnica che si pretende di pagare, udite, udite, proprio con i proventi dei condoni! Ma si possono spendere gli introiti derivanti dai condoni per quelle finalità?
Lo si può fare mentre tutto passa, è scritto nel documento regionale, nuovamente in mano ai comuni? Mentre il commissario, di fatto, viene fatto fuori dalle scelte cardine, quando al contrario la normativa che il PdRi invoca e poi rinnega, stabilisce che il Commissario straordinario è tenuto ad emettere delle linee guida di pianificazione a cui i Comuni dovranno attenersi nell’elaborare e adottare gli strumenti urbanistici concreti? Contraddizioni e forzature evidenti che non aiutano ma danneggiano le comunità.
Un piano ridicolo per 0.07 km quadrati
Le zone rosse a seguito del sisma, perimetrate con ordinanza sindacale, coprono una superficie di 0,07 km queadrati per Casamicciola (1,2% della superficie comunale) con 125 edifici danneggiati, mentre il comune di Lacco Ameno ha una zona rossa pari a 0,012 km quadrati per (0,6% della superficie comunale) con 48 edifici danneggiati; il comune di Forio non ha una zona rossa. Tutto scritto agli atti dei commissariati che, fin qui, si sono avvicendati al nostro capezzale. Gli inquilini di Palazzo Santa Lucia hanno solo dovuto premere “ctrl c+ctrl v”.
Questo a testimonianza di quanto sia strumentale l’intervento della Regione e di come sia ridicolo tutto quanto ciò abbiano prodotto sin qui i raccomandati di turno.
Piano di Ricostruzione di Ischia (PdRi). La teoria e la pratica
L’intervenuto Piano di Ricostruzione (PdRi) per i tre Comuni dell’isola d’Ischia colpiti dal sisma del 2017 è regolato dall’art. 24-bis della legge 130/2018 rimaneggiato in ultima face lo scorso gennaio con una serie di modifiche parlamentari. L’insinuazione di un piano strumentale, di un’altra ricostruzione nella ricostruzione già in atto. Una procedura limitata ad una porzione che diremo infinitesimale rispetto alla diffusione del danno sismico (0,07 km2 del cratere) che si dovrà fondare sulla base di un ipotetico documento da redigersi dopo la predisposizione, dopo gli accordi, dopo le assunzioni, dopo le consulenze tecniche dopo tutto e soprattutto senza nessun rispetto per la gente. Tutto dopo tutto. Nessuno snellimento delle procedure. Nessuna certezza dei tempi. Non si capisce quando si parte, con chi e soprattutto quando si arriva. Pura follia governativa.
Assumificio terremotato in pillole
Assumificio terremotato in pillole
Le pagine sostanziose per l’assumificio PdRi vanno dalla 75 alla 78 (fase procedimentale del piano di ricostruzione). Le prime 74, infatti, sono servite per fare volume, rinnovare le tesi da “Master Universitario” che fa tanto intellettuale. Ovvero è stato inserito tutto quello che si è trovato in bibliografia. Si va dai secoli, dal 1200 fino al recente trascorso con i fatti e report del delegato Grimaldi del 2017 fino alle relazioni di Stato firmate dal Commissario Straordinario Schilardi ai giorni nostri.
Fasi procedimentali di pagina 76: come prendere persone (assistenza tecnica). Tutta da verificare rispetto al fatto che possano essere pagate con i soldi del condono. Sembra, comunque, un buon inizio per garantire stipendi extra.
Fase A – Istruttoria tecnica di pagina 77: come prendere persone (Assistenza tecnica). Si continua bene per rimpinguare le fila dell’assumificio.
A parte il supporto dell’assistenza tecnica – che può anche essere molto importante attese le incombenze poste in capo ai Comuni che versano in condizioni molto precarie in relazione al numero di personale in servizio – sfuggono i tempi complessivi della procedura.
In particolare:
a. l’azione propedeutica è senza tempo. Qualcuno dirà: ma che diamine un protocollo di intesa si deve approvare! Certo. Eppure noi ci chiediamo quanto tempo ci vorrà mai?
b. la fase propedeutica è a cura dei Comuni. E qui viene il bello (tutto questo casino per tornare nelle mani dei Comuni). In questa fase vengono richiamati dei “tempi stretti” senza lasciar comprendere bene cosa significhi. I tempi stretti sono 30, 60, 90 o 365 giorni?
c. fase A istruttoria amministrativa. Chi la gestisce? Sempre il Comune? Anche questa fase è senza tempo se non il richiamo a 90 giorni per la trasmissione dell’integrazione richiesta ai soggetti a valle dell’istruttoria amministrativa.
Pensate un po’, dopo 36 anni dalla prima legge del condono ancora richieste di integrazioni. Inoltre è riportata l’ultima frase “Eventuale documentazione integrativa delle Schede AeDes (documentazione del danno post sisma)”. Un passaggio che potrebbe tranquillamente essere un refuso o legarsi all’istruttoria precedente (boh!);
d. Fase A – Istruttoria tecnica è senza scadenza;
e. Fase B – Redazione dei Piani di Condono è senza scadenza;
f. Fase C – Valutazione dei Piani di Condono è comprensibile ancora meno sulle scadenze.
Il piano nel piano. Piano condoni. Come fare spazio all’incarico di nuovi esperti
E’ tutto, insomma, un accennare procedure e fare spazio per nuovi esperti da inserire in pianta organica. Il piano nel piano, detto “Piano Condoni” è, di fatto, l’emblema della pazziella! Leggendo alcuni passaggi essenziali si svela il trucco.
A esempio, il RUP, il responsabile unico del procedimento “sulla base della documentazione di base riordinata e completata nella fase propedeutica dall’Ufficio Tecnico Comunale, conferisce, con procedimento di evidenza pubblica, l’incarico ad uno o più soggetti professionali altamente qualificati, di predisporre i Piani di condono per ognuna delle U T M della Zona 1 del Piano di Ricostruzione”.
Oltre al posticino per il soggetto “altamente qualificato” cosa si farà per ricostruire? Occorrerà fare gare pubbliche? Quindi si deve tener conto dei tempi di una gara pubblica? E i ricorsi al TAR? E poi il Consiglio di Stato?
Se tutto va di lusso, senza alcun intoppo, ci vogliono 18 mesi.
I Piani di Condono saranno esaminati dalla Commissione per il Paesaggio comunale che esprimerà il suo parere finale sul Piano di Condono, così come la Soprintendenza (Entro quanti mesi??).
Il RUP, in conclusione del procedimento, predisporrà i singoli atti di permesso di costruire in sanatoria (Evviva ci siamo !!! Ma quanto tempo è realmente passato dall’inizio dell’azione propedeutica? Cioè dopo quanti mesi circa avverrà l’atto di condono e quindi l’avvio effettivo dei lavori?) e verificherà che le opere di completamento siano state realizzate così come prescritto, pena l’annullamento o la realizzazione delle opere prescritte in danno.
Come saranno fugati i dubbi che vi abbiamo evidenziato dal PdRi? Ovviamente, assumendo l’ultimo scenziato della materia!
Decremento e spopolamento. Come assumere un esperto per fugare i dubbi che il PdRi addensa
Sorvoliamo, ma non troppo sulla pagina 55 del PdRi: ovvero come assumere esperti per fugare i dubbi che la Regione addensa. Qui si accenna alla suddivisione della zona in ulteriori zone, si parla del potenziale decremento delle quantità edilizie preesistenti e conseguente riduzione della popolazione insediata da mettersi, eventualmente, chissà dove. Non definisce, ma insinua, la necessità di assumere nuovi esperti per chiarire ciò che loro non chiariscono.
Ad esempio non è stato chiarito dove finiranno i borghi. Sono individuate zone di espansione? E poi, una volta individuate le aree necessarie che cosa si farà? Si espropriano? E a quale prezzo? E poi rispetto al rischio idrogeologico insistente su queste aree che si farà? E con quali tempi?.
I pianificatori napoletani parlano di “zona 1”, “zona 2”, “zona 1A” e “zona 1B”: creano il problema per risolverlo a loro interesse: assumendo l’esperto…
Il gatto che si morde la coda
Quindi, riassumendo. Pronti via, si parte con l’azione propedeutica, poi il resto è da scoprire, sia in termini tecnici che in relazione alla tempistica, soprattutto per quelle Unità Territoriali Minime ipotizzate che potrebbero anche essere delocalizzate.
Per ricostruire davvero serve ben altro, serve pensare procedure più snelle, anche con l’aiuto del governo con l’emanazione di discipline derogatorie.
Ma siamo sempre lì… c’è sempre la sensazione, a tratti la certezza, che questo sia solo un gatto che si morde la coda oltre la pericolosità delle procedure.
Illegittimità e confusione funzionali al sistema per giocare all’allegro ricostruttore. Persi tra le righe di provvedimenti nulli o invalidabili, con la stagione dei ricorsi e delle guerre legali già apertasi. Mentre il Cratere e la sua gente muoiono perché non conformi alle previsioni della Legge schifezza su Ischia.