L’Amerigo Vespucci tocca Ischia. La nave scuola della Marina Militare, quella definita dagli americani “la più bella del mondo”, arriva ad Ischia e il suo Comandante, Capitano di vascello Massimiliano Siragusa, incontra l’amministrazione comunale di Ischia e visita il comune di Ischia. Un pomeriggio per conoscere più da vicino il “regio legno” progettato dal Tenente Colonnello Francesco Rotundi e che rappresenta la nostra “ambasciata galleggiante”.
Accolto alla Pagoda di Ischia dalla giunta del Comune di Ischia e dalla rappresentanza delle Forze dell’Ordine, il Comandante Siragusa ha poi salutato l’amministrazione sullo spiazzale della Pagoda mentre Nave Vespucci faceva bella mostra di se tra il Porto di Ischia e il Castello Aragonese. Ad attendere il comandante Siragusa una rappresentanza dell’Associazione “Marinai d’Italia” e dell’Istituto Nautico: il passato e il futuro della nostra marineria.
L’evento, organizzato grazie alla Lega Navale nelle persone del presidente Franco Buono e Filippo D’Arrigo, con il coordinamento del dottor Antonio Ramaglia e grazie alla collaborazione dell’Associazione Pro Sant’Alessandro, è stata anche l’occasione per salutare il Capitano di Vascello Luigi Romagnoli che dal prossimo 12 settembre prenderà il comando di Nave Vespucci e di ascoltare un attento intervento dell’avvocato Giovannino Di Meglio sulla storia del Porto di Ischia.
Al termine dei saluti, il comandante Siragusa ha parlato con la stampa locale.
Comandante è un appuntamento speciale quello sull’isola d’ischia, con l’Amerigo Vespucci che torna a lambire le acque attorno all’isola verde. Il Golfo di Napoli è veramente uno spettacolo della natura. Abbiamo navigato in queste acque e ora siamo qui per qualche ora, prima di riprendere il mare per Livorno e concludere questa fase di campagna con gli allievi dell’Accademia Navale che certo ci ha tenuto impegnati per un paio di mesi in giro per il Mediterraneo.
Qual è il segreto di una nave varata nel 1931 che però riesce ancora ad avere tantissimo fascino agli occhi di tutti?
Direi sicuramente la buona volontà dell’equipaggio, 264 persone che come me, mettono ogni energia e tanta passione lontano dai riflettori. Un orgoglio dell’Italia costruita a Castellamare di Stabia tra il 1930 al 1931. Uno strumento, una scuola per i giovani ufficiali, estremamente funzionante e funzionale in tutte le sue apparecchiature, esattamente come lo era novant’anni fa. Quindi, non solo bella da vedere, ma utile e utile. Un bel messaggio di continuità che associa alla tradizione di cui questa nave è custode all’innovazione, alle nuove generazioni e a guardare avanti. Una nave dove si formano gli uomini della Marina militare che poi vediamo impegnati in tantissimi teatri, forse, a cominciare da quello umanitario del Mediterraneo
La Marina Militare con i suoi vari assetti tra forze navali e aeree e sommergibili, la brigata San Marco e operazioni a terra, gli incursori subacquei del comando subacquei incursori. Un mare di professionalità diverse, ma tutte con questa radice comune: per gli ufficiali di iniziare e avere il proprio battesimo del mare al termine del primo anno di studi in Accademia a bordo di questa nave dove si arriva allievi, si arriva ragazzi e si esce Uomini e Donne. Quest’anno erano 143 e hanno dato vita al corso “Agenor”. Una tradizione importante, interessante, unica della nostra forza armata è proprio quella che gli allievi scelgono il loro nome in un esercizio di negoziazione e gestione dei conflitti durante la campagna. Tre giorni in cui, vivono in un locale strettissimo, tutti insieme ed escono fuori con un nome e un motto, una bandiera e un segno di identità.
Comandante lei ha vissuto la Vespucci da comandante e da allievo
Ricordo tutto. Quando si entra si provano quelle emozioni che ho appena spiegato riguardo al battesimo del mare, al capire come è organizzato una nave, perché a prescindere dai compiti istituzionali l’organizzazione a bordo non è affatto dissimile delle navi combattenti. Sicuramente da allievo non mi sarei mai immaginato un giorno di essere il comandante di questa nave,.
Normalmente le navi combattenti rimangono in linea per 30, 35, massimo 40 anni. Questa nave no. Non esiste un piano di avvicendamento di nuove costruzioni della Marina Militare e abbiamo intenzione di mantenerla così com’è. E’ bello pensare da Comandante di questa nave rispetto a una combattente che ci sopravviverà. Questo gruppo di 110 comandanti che mi hanno preceduto. Sarà possibile, secondo lei, farla visitare gli ischitani. Non è stato possibile per le tempistiche che abbiamo. E’ sempre complicato riuscire ad aprire le visite a bordo quando non siamo in porto perché si dovrebbero comunque escludere delle persone che non hanno le condizioni fisiche per fare in sicurezza questa visita.
E’ da poco terminato il vostro giro nel Mediterraneo, qual è il sentimento di rappresentare l’orgoglio italiano in Europa al comando della nave più importante che abbiamo.
E’ forte! Non so dire se sia la nave più importante che abbiamo, però in questo suo compito di ambasciata. Galleggiante è sicuramente un simbolo del nostro paese che viene visto con molto interesse da ambasciatori, ministri, capi di Stato dei paesi che visitiamo. Il bello della nostra italianità è che ovunque andiamo, come nell’esempio del Nord Africa, in paesi vicini o limitrofi, che magari non hanno delle ottime relazioni tra loro, nei nostri confronti sono sempre tutti molto aperti perché sanno che noi non critichiamo, giudichiamo, studiamo le culture altrui, le loro usanze e ci vedono tutti come persone accoglienti, esattamente come vi siete descritti su quest’isola e hanno piacere di imparare qualcosa a noi e di conversare con noi. Abbiamo anche dei programmi di scambio per i giovani studenti allievi dell’Accademia del Nordafrica che vengono a studiare a Livorno nella nostra Accademia navale. Quindi la cooperazione internazionale è fondamentale per noi.
Cosa direbbe ad un giovane che vorrebbe indossare la sua stessa divisa?
Sicuramente di provarci! I ragazzi si sentono ingiustamente inadeguati, magari pensano che provare determinati concorsi per entrare nelle forze armate dalla porta grande, mi viene di definire quella per gli allievi ufficiali, e non ci provano nemmeno. Il nostro motto è “non chi comincia, ma quel che persevera” Credere in sé stessi e provare le cose anche con la cognizione di poter sbagliare. Nessun atleta entra in campo pensando di poter perdere, magari non vince, però comunque gioca e si diverte.