sabato, Novembre 23, 2024

Giosi Ferrandino: Ecco perché lascio il PD. I motivi di una scelta sofferta. Passo con Renzi e Calenda

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Giosi Ferrandino ha lasciato il PD. Ha atteso il tempo tecnico che si rompessero le briglie del partito democratico e, valutata l’impossibilità di poter riavere un ruolo (il partito andrà a Nardella), per l’eurodeputato che progetta la candidatura a Casamicciola, è arrivato il tempo di trovare un nuovo posizionamento e seguire, anche in ambito europeo, la scelta fatta da Pittella e dal gruppo che gli ha permesso di arrivare secondo alle scorse europee con 90 mila preferenze.

In una lunga nota, l’eurodeputato ha illustrato i motivi del suo ingresso in “renew Europe”, il gruppo al parlamento europeo dove già operano Calenda e Renzi.

La nota

“I motivi di una scelta molto sofferta ma come sempre sincera. A cosa è servito lo sfogo di Zingaretti al momento delle sue drammatiche dimissioni? A cosa sono serviti gli applausi che ha scatenato quell’accorato appello? A cosa è servito il lavoro di sintesi per dare una guida al Partito nel momento di maggiore crisi degli ultimi anni? A nulla. È come se non fosse mai accaduto. Come se nella stanza dei bottoni del PD ci sia una sorta di formula alchemica che, come per magia, accelera o rallenta il tempo con sempre un unico e solo intento, quello di cancellare ogni cosa passata in modo che tutto rimanga uguale a se stesso, immobile in maniera gattopardesca.

Eppure questa volta io mi ero illuso che dopo la sonora sconfitta alle Politiche di settembre ci sarebbe stato uno scatto di reni, una reazione orgogliosa di rilancio, che avrebbe consentito al nostro popolo di riacquistare fiducia e fiato per riempire le piazze contro questo governo. Era necessario per far capire che la lezione (finalmente) era stata assimilata, che si voleva una svolta. Il mio “schema” personale era: Congresso immediato, nuova guida del partito e soprattutto nuova linea politica. Ragionevole, no?

Invece no, la pozione alchemica ha fatto il suo lavoro: si è preso tempo impantanando tutto. Si è analizzata la sconfitta, ragionando su come, tutto sommato, il risultato non era proprio una sconfitta e che era colpa degli altri se avevamo perso.

Per non andare troppo lunghi, lo spirito di autoconservazione dei pochi ha messo a tacere il grido dei tanti.
Si è deciso di tergiversare, di fare melina. Un insulto all’intelligenza di molti solo per far decantare la sconfitta e permettere ai pochi di non perdere le redini del partito.

“non ho più nulla da condividere con questo Partito”

Mi sono chiesto spesso, in queste settimane, cosa mi accomunasse al PD, a questo PD. Anche alla luce della mia storia, della mia provenienza politica.
La risposta, alla fine, è stata disarmante: a parte i suoi militanti, quelli che ogni giorno alzano le serrande delle poche sezioni rimaste aperte, a parte i suoi amministratori, in trincea ogni giorno per difendere gli interessi dei cittadini per dare risposte ai mille problemi del quotidiano, a parte i miei colleghi della delegazione di #Bruxelles, non ho più nulla da condividere con questo Partito.

Qual è la linea su temi come Giustizia, Ambiente, Lavoro, Scuola? Banalmente: non c’è alcuna linea, ognuno ha la sua! Ci si limita a rincorrere le posizioni di altri, a cominciare dal M5S. Questi maestri del camufflage neanche ci vogliono stare con noi, ma chissà per quale strano motivo noi li abbiamo trasformati da movimento populista a espressione del riformismo, modello a cui tendere per vincere!

Ma su di me la pozione alchemica non fa effetto e io non dimentico. Non dimentico le umiliazioni subite dal segretario Bersani, sbeffeggiato in diretta streaming. Non dimentico la violenza verbale contro di noi, non dimentico i suoi principali esponenti felici di averci rappresentato come una piovra.
Non dimentico il fango e le accuse, le continue bullizzazioni mediatiche. Non dimentico Di Maio fuori il tribunale di Napoli inveire contro il PD, lo stesso Di Maio che, nonostante non avesse abolito la povertà, poi mi sono trovato candidato nelle liste del PD. Oggi sento dire che solo alleandoci con il M5S riusciremo a governare. Capite?

“non si deve governare per forza”

Il punto è, cari amici, che non si deve governare per forza, ma questo PD sembra non capirlo, anzi non sembra proprio accettarlo.
Si governa quando le idee, le prospettive, convincono l’elettorato a darti la maggioranza, punto.
Vocazione maggioritaria vi ricorda qualcosa?
Abbiamo perso contatto e affinità con l’elettorato perché oggi il PD non è più custode di nessuno dei valori su cui è stato fondato.

Ecco, per queste ragioni io ho deciso di andare via.
Aderisco al Terzo Polo, quel laboratorio messo su da Calenda e Renzi e che oggi offre una prospettiva nuova a chi, come me, crede nel riformismo come strumento di trasformazione della società.
È una sfida nuova, stimolante, che mi farà ritornare l’entusiasmo che il PD mi ha fatto perdere.
C’è un partito da costruire, soprattutto al Sud, e sarà questa la mia missione nei prossimi mesi. Abbiamo una classe dirigente composta da amministratori che non trova più riferimenti ed è con loro che proverò a costruire un dialogo, affinché il Terzo Polo possa diventare la loro nuova casa.
Saluto con affetto e ringrazio dal profondo del mio cuore i tanti amici del PD con i quali in questi anni ho condiviso tante battaglie.
Chissà, magari presto potremo continuare a lavorare insieme, ma per me, è arrivato il momento di andare avanti e di provare a scrivere una nuova storia personale e di popolo. Con l’Europa ed il Sud nel cuore.

2 COMMENTS

  1. Ma una volta non era un berlusconiano di ferro?
    Quindi FI, poi PD, ora Terzo Polo.
    E io devo ancora capire cosa hanno fatto di buono per la nostra isola lui e De Siano.

    p.s. si scrive camouflage.

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