Gaetano Di Meglio | I numeri decimali in questa storia, forse, significano poco tuttavia, in altri contesti, i piccoli decimali hanno fatto la differenza. Nel caso imprevedibile era il 2 che faceva la differenza, in quello prevedibile (e che per volontà di Castagna, Silvitelli, Senese, Frallicciardi non lo è stato) era il 12. I numeri delle croci che abbiamo immolato sull’altare del rischio. E che questo sia sismico, idraulico, frana, idrogeologico e quant’altro, in verità, non fa differenza. Tutt’altro.
Sono trascorsi quasi due mesi dal tragico 26 novembre e, ancora oggi, abbiamo troppi e molti cittadini fuori dalla loro abitazione. Ai 504 residenti delle zone A1, A2 e A3 di Casamicciola si aggiungono i 20 di Sant’Angelo. A questi, poi, si aggiungono i 93 di Ischia in caso di allerta meteo arancione e i 474 di Casamicciola della Zona A4 E D con qualsiasi allerta meteo.
Una porzione della nostra comunità che si trova a vivere con il rischio a portata di mano. Eppure, però, ci sono alcuni dati che meritano di essere letti con attenzione. I dati ufficiali (che riportiamo anche nella tabella) ci dicono che al 20 gennaio ci sono 267 persone ospitate in hotel e che, invece, solo 118, hanno comunicato la loro autonoma sistemazione
385 persone che non riescono a pareggiare il conto con i 978 residenti di Casamicciola che sono coinvolti nelle decisioni assunte con le ordinanze emesse dal Commissario Calcaterra. Questo conteggio, che può oscillare per decine, ci racconta che ci sono – a Casamicciola – 593 cittadini che non hanno dato segnali delle loro scelte. Quella che si conclude oggi è stata una settimana difficile. Abbiamo vissuto il susseguirsi di allerte meteo e di proroghe. Abbiamo vissuto il balletto delle ordinanze comunali, delle scuole chiuse, delle decisioni opzionali. E, soprattutto, è venuto fuori che a molti di noi il rischio non fa paura.
È una questione di numeri. È una questione di reazioni. È una questione di silenzi.
Se quelli delle zone A1, A2 e A3 di Casamicciola (tenendo fuori quelli che vanno in cerca di visibilità) in qualche modo hanno compreso la difficoltà di rientrare in casa, il resto, invece, vive la questione “rischio” in maniera molto opzionale. Qualcuno è pronto a scommettere che molti restano a casa nonostante tutto, qualche altro ne è sicuro e, qualche altro, invece, non se ne frega proprio. Se a questo, poi, ci aggiungiamo che la zonizzazione in alcuni tratti è fatto a “cazzo di cane” per dirla con Reneè Ferretti di Boris, il quadro è completo.
Se resta confuso chi ha la propria azienda in zona A4, ma sopra è A1 e difronte è Zona C, tutti gli altri che fanno? E quelli di Monte Vico? E quelli di Monte Vezzi? La cosa più semplice da scrivere è “sfidano il rischio” e restano in casa.
Giusto? Sbagliato? E’ difficile dirlo da terzi e non è neanche il caso di ergersi a difensori delle ordinanze tuttavia, però, questa assenza di “problema” non fa bene alla soluzione del problema. Diciamocelo, è un po’ come l’abusivismo edilizio e le demolizioni. Fino a quando non arriva la ruspa sotto casa o il giornalista che ce lo dice, va tutto bene.
Ed è la stessa cosa con gli sfollati. C’è questa sorta di complice silenzio che non dovrebbe essere sostenuto. Mi piacerebbe sentire la voce e la protesta di chi vive fuori dalla propria abitazione, di chi vive il disagio di lasciare la propria abitazione quando viene comunicata l’allerta meteo. Ma siamo precipitati in questa nuova normalità che è molto, ma molto, più assurda di tutte quelle che abbiamo vissuto.
Il sindaco Ferrandino, il Commissario Calcaterra, il sindaco Pascale e la sindaca Irene Iacono sono a posto. Hanno emesso la loro ordinanza, in molti casi è stata notificata ai diretti interessati eppure, non hanno il problema e il disagio di far fronte all’organizzazione di una evacuazione.
I sindaci stanno a posto con gli atti, i cittadini stanno a posto nelle loro abitazioni e il rischio sta sempre la che è pronto a farci male. Abbiamo lasciato che il governo approvasse il nostro decreto senza dire una sola parola. Mentre in aula Bonelli giocava al “trova il condono nascosto”, da Ischia non è arrivata nessuna voce. Nessuno ha pensato che mettere insieme il popolo degli sfollati ad ogni allerta meteo potesse essere un motivo per avere di più? Diciamocelo, i cittadini di Ischia costretti a lasciare le proprie abitazioni dovrebbero smetterla con il creare alibi agli amministratori e dovrebbero iniziare a farsi sentire. Dovrebbero iniziare a creare il problema e far sentire il loro disagio, il loro problema, le loro difficoltà.
Trovare accoglienza a 1000 persone (dato molto reale) è una cosa, trovarla a 267 è un’altra. Ospitare 1000 persone ha un costo, ospitarne 267 ne ha un altro. Ischia, inizia a dare fastidio. Inizia a far sentire la tua voce e a pretendere rispetto. Inizia a pretendere messa in sicurezza e interventi rapidi ed efficaci. È vero, c’è qualcuno che si deve sacrificare. E’ triste dirlo, ma è la realtà.