Gianni Vuoso | Via Champault, uno dei vicoli storici di Ischia, in particolare della Mandra, è una delle stradine storiche del Comune, insieme a Vico Ulisse e Via D’Aloisio. Vicoli che custodiscono l’identità del paese, con una ricca memoria storica. Stradine che appartengono al patrimonio architettonico e paesaggistico del Comune e che dovrebbero essere custodite come un monumento. Ma in alcuni casi, subiscono stravolgimenti che non comprendiamo e che alterano profondamente, le loro caratteristiche. E’successo con Via D’Aloisio, quel vicolo che si allunga dopo la Chiesa dell’Addolorata, un tempo pavimentata con piccoli basoli e perfino con gradoni molto bassi: è stato asfaltato, ha assunto le sembianze di una strada anonima, utile alle auto dei residenti e nulla più. Ora è la volta di Via Champault, il vicolo che dal Corso Vittoria Colonna conduce alla Piazzetta Rittman e poi all’ex Carcere di Punta Molino. Già manomessa la storica piazzetta (chissà Rittman cosa ne direbbe se fosse vivo), ora l’amministrazione Ferrandino ha puntato l’attenzione sulla strada.
Certo, non possiamo non plaudire all’iniziativa perché finalmente, la stradina sarà ripavimentata con i cubetti di porfido (alias “cazzimbocchi”). Ma è proprio questa decisione che lascia interdetti tutti, perché i ciottoli arriveranno fino all’altezza dell’Albergo Ulisse, da dove il tratto di strada è coperto dall’asfalto. Quando abbiamo chiesto spiegazioni ci è stato risposto che tutto rimarrà com’era: i ciottoli fino ad un certo punto e poi l’asfalto così com’era! Ma scusate, state realizzando un lavoro egregio, lo interrompete a distanza di appena trenta/cinquanta metri dal limite finale. Ma è un modo questo di progettare, di curare il paese? Qualcuno vicino all’amministrazione ci ha detto: sì mi hanno spiegato i motivi che non permettono di completare con i ciottoli. Ma secondo noi, possono essere addotti mille motivi per spiegare questo modo di procedere ma non ce ne sarà certamente uno, uno solo, accettabile e capace di spiegare perché il lavoro non potrà essere completato: Per motivi economici no, per motivi tecnici neppure, per eventuali opposizioni di qualche privato nemmeno. Allora? Perché questo sconcio?
Altri lettori hanno saputo di quanto sta accadendo e un personaggio come l’architetto Gigiotto Rispoli che pure un tempo, è stato parte integrante della precedente amministrazione, convocato dallo stesso sindaco, a dare il suo pregevole contributo, non ha potuto fare a meno di dire la sua così come pensano di fare tanti altri, anche per rompere lo sconcerto che investe tanti cittadini. Pubblichiamo il suo accorato intervento.
Noi aggiungiamo solo qualche altra considerazione. La prima riguarda l’informazione. La giunta si avvale del contributo di qualche collega. Non sappiamo se funziona perfino un ufficio stampa. Bene. Questo ufficio non potrebbe ricevere l’incarico di chiarire alla popolazione certi comportamenti, certe decisioni? Sarebbe un modo civile di rapportarsi al cittadino che spesso è tenuto all’oscuro di tutto e prende atto di un intervento solo ad opera conclusa. Altrove, in Italia, si procede così. Non si conosce il motivo che spinge l’amministrazione ad andare avanti in modo capotico.
L’altra considerazione investe il discorso che qualche esperto ripete in merito alle tecniche necessarie per fare turismo. Con tutto il rispetto per questi esperti, italiani o perfino stranieri, ma non pensate che il turismo si fa offrendo alturista un paese ordinato, pulito ed ordinato? E ritenete che un turista non inorridisca dinanzi ad un’opera incompleta, arraffazzonata, come la pavimentazione di Via Champault. E’ sotto gli occhi di tutti l’assurdità del lavoro. E’ possibile saperne di più? Grazie
L’intervento di Gigiotto Rispoli
Leggo su “il Dispari” di qualche giorno fa un’accorata protesta di Gianni Vuoso tesa a chiedere un trattamento omogeneo per la pavimentazione di Via Champault: personalmente credo che sia giusto pavimentare allo stesso modo tutta l’area che da parecchi anni è interessata da una (povera ma bella!) delle più belle manifestazioni che si tengono annualmente nell’isola d’Ischia. “Pe’ terre assaje luntane”. Una manifestazione di altissimo profilo che si regge prevalentemente sulla passione e sul volontariato di alcuni amici che non hanno bisogno qui di essere citati.
E’ il loro sforzo, la loro tenacia a tenere viva la memoria di pagine tra le più importanti della nostra storia. Pagine che hanno ridato senso a un luogo a lungo trascurato e che oggi è invece tra i più vivi della nostra isola.
Una pavimentazione e una riqualificazione dell’intera area sarebbe non solo un riconoscimento importante a questo rito della memoria e ai suoi protagonisti, ma sarebbe un modo concreto di privilegiare una forma autentica di rapporto con i nostri ospiti, raccontando loro una nostra storia vera.
L’isola è diventata oggetto di consumo: consumo perfino di memoria. Il verbo spagnolo contàr mostra, nella sua doppia agglomerazione di significati (raccontare e contare), il radicale cambiamento avvenuto. Il tempo del racconto, che ha caratterizzato per secoli l’incontro, ha fatto luogo al tempo della pura contabilità dell’economia del turismo consumista. Lavorare sull’identità- al di là del significato controverso di questo termine- non vuol dire pensare ad una velleitaria, passata o futura grandezza, ma avvertire e rammemorare le fatiche passate, il valore della convivenza civile tra la gente del luogo e l’ospite che viene da lontano. Della convivenza con gli altri in modo da non dimenticare che anche noi siamo stati- e spesso siamo ancora- gli altri.
Spero che sostenere questa proposta con pacatezza possa valere a suscitare il buon senso degli amministratori e una meritoria attenzione verso un luogo della memoria.