Nell’attesa delle elezioni per il rinnovo del direttivo dell’Associazione Forense e nella incertezza della promessa stabilizzazione della Sezione distaccata di Ischia, abbiamo sentito il parere del decano dell’avvocatura isolana Giuseppe Di Meglio, coinvolto suo malgrado negli anni scorsi in una vicenda che si intrecciava con le traversie dell’ufficio giudiziario isolano.
– L’Associazione Forense sta vivendo un momento di travaglio con il direttivo attuale intenzionato a lasciare, ma non si comprendono bene ancora le modifiche allo statuto. Lei che è un decano del Foro ischitano cosa ne pensa, anche alla luce della proroga e in vista della stabilizzazione degli uffici giudiziari?
«L’Associazione Forense è molto importante per l’isola di Ischia e per i cittadini dell’isola d’Ischia perché deve costituire un organo di stimolo dell’attività giudiziaria e di verifica delle direttive che vengono impartite dagli uffici giudiziari sul nostro territorio. Spesso però si è verificato che abbia avuto una atteggiamento di acquiescenza verso le decisioni del Tribunale, della organizzazione che è stata imposta.
Dobbiamo tenere conto che la magistratura è contraria alla stabilizzazione del Tribunale ad Ischia, benché l’isola d’Ischia sia stata dichiarata zona disagiata come ha chiarito il ministro Nordio nelle dichiarazioni al Senato della Repubblica. E non si tiene conto, o non si vuole tenere conto, che non abbiamo più continuità territoriale e quindi i cittadini, se questo tribunale verrà chiuso, dovranno recarsi a Napoli con enormi disagi e aumento dei costi della giustizia, che già sono onerosi e saliti alle stelle. L’Associazione Forense perciò è importante, perché essa proprio in questo periodo deve essere combattiva nel confrontarsi con gli organi giudiziari affinché la stabilizzazione promessa da Nordio in Parlamento e sollecitata dal senatore Rastrelli con un intervento pubblico sia garantita entro la fine dell’anno. Quindi io ritengo che sarà scelta responsabile trovare degli esponenti dell’Associazione Forense che si sappiano fare carico di questo ruolo di forte confronto con il vertice della magistratura napoletana».
L’ATTO DI ACCUSA
– Che la magistratura della terraferma sia contro il tribunale di Ischia l’abbiamo capito. Il Consiglio Superiore della Magistratura qualche anno fa emise un atto di accusa offensivo verso la comunità, passato un po’ sotto silenzio e che in qualche modo vedeva protagonisti lei e l’avvocato Giampaolo Buono come dominus di alcuni servizi e di alcuni uffici. So che successivamente lei è stato anche oggetto di un controllo da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Come è terminata questa vicenda? Cosa resta da quella famosa pronuncia?
«In verità è una vicenda che ha generato amarezza, perché io sono un vecchio avvocato che esercita la professione da oltre 45 anni e non ho mai avuto atteggiamenti di strumentalizzazione per avere vantaggi da parte dei magistrati. Ero stato avvocato del giudice Eugenio Polcari quando non era giudice ad Ischia, che avevo conosciuto nel 1985, quando fece l’uditorato al fianco del pretore Mario Parente, e quindi mi ero interessato di una sua controversia al Tribunale amministrativo regionale del Lazio nel 2010. Quando il giudice Polcari è venuto ad Ischia io ho rinunciato al mandato e Polcari mi ha sostituito con l’avvocato Ferdinando Scotto; il suo ricorso al Tar poi è stato accolto perché era fondato. Si è preso spunto da una denuncia anonima per ritenere che il giudice Polcari avrebbe dovuto astenersi in tutti i processi, che sono numerosi, che io avevo presso la Sezione di Ischia nel periodo in cui lui era giudice.
E’ stato aperto un procedimento disciplinare a suo carico e nel corso di questo procedimento disciplinare sono stati sentiti dei magistrati, i quali hanno detto che in effetti la Sezione di Ischia si fonda sull’interesse a mantenerla aperta da parte mia e dell’avvocato Giampaolo Buono. Questa è una riduzione grossolana di tutta una complessa vicenda che dura da anni, in cui sostanzialmente la Sezione di Ischia è stata mantenuta aperta per la peculiarità del nostro territorio, nell’interesse dei cittadini. Per noi avvocati patrocinare ad Ischia oppure a Napoli o a Roma non costituisce motivo di disagio. Ma il disagio è dei cittadini che si debbono trasferire lontano dall’isola per andare a Napoli. Il Consiglio Superiore della Magistratura dopo aver indagato ha archiviato il procedimento disciplinare a carico del giudice Eugenio Polcari, perché ha ritenuto che non ci fosse alcun illecito disciplinare. Parimenti il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ha aperto un procedimento disciplinare a mio carico per stabilire se avessi violato le regole della deontologia professionale e il consiglio di disciplina al quale io documentato tutta la vicenda mi ha assolto, dando atto che non ho commesso alcun illecito sin dal dicembre del 2021 con ampia motivazione che non è stata impugnata dal pubblico ministero, perché si tratta di provvedimento di natura giurisdizionale. Quindi in sostanza siamo usciti a testa alta sia io che il giudice Polcari, perché io non ho concorso in alcuna forma di strumentalizzazione della sua attività, né egli ha commesso un illecito disciplinare».
– Cosa resta però da un punto di vista anche personale di questa vicenda?
«Resta l’amarezza, perché mi sarei aspettato la solidarietà della classe forense dell’isola d’Ischia, che però non c’è stata».
– Si meraviglia?
«No, resto solo dispiaciuto (ride, ndr)».