Gaetano Di Meglio | Fronte del porto. Con l’avvocato Alessandro Barbieri, difensore e consulente di diversi player del mare sulla nostra isola e non solo, proviamo a capire quella che è l’attualità dei nostri porti e il futuro prossimo delle nostre spiagge. Una intervista, chiara e precisa, che serve a focalizzare le vicende più calde.
Avvocato, l’amministrazione di Irene Iacono le ha affidato una consulenza sulla gestione del demanio e, dopo una gestione che guardava al domani solo di anno in anno, si è passati ad una gestione che ha sei anni per programmare investimenti e direzione. Ci spieghi cosa avete deciso.
“Per il porto di Sant’Angelo, nell’ambito dell’incarico di consulenza in materia di assistenza al demanio marittimo, che mi è stato affidato, abbiamo individuato una strategia per l’affidamento del porto al comune per un periodo di sei anni conformemente al codice della navigazione. Chiaramente questo affidamento è stato possibile alla luce di un precedente che oramai tutti conoscono, in Liguria, che ha consentito ad un comune di affidarsi il porto e i servizi erogati come servizi economici di interesse generale a domanda individuale e quindi autoassegnarsi, appunto, la cura di questo interesse pubblico. Il porto di Sant’Angelo rientra tra i porti di rilevanza regionale ai sensi della legge regionale 5 del 2021 che attribuisce ai comuni le funzioni amministrative sulle concessioni vigenti. Tutto questo ha reso possibile, anche attraverso la relazione di un piano economico finanziario che provi la sostenibilità economico finanziaria della gestione, questo affidamento in insourcing, come si dice.
Avvocato, qual è il vantaggio per il Comune?
“Il vantaggio primario è proprio la cura dell’interesse pubblico che viene svolta e curata dalla stessa amministrazione. In sostanza si procede a realizzare degli investimenti sull’infrastruttura portuale e si provvede alla cura diretta dell’utenza e all’applicazione di tariffe più competitive sia per quanto riguarda i residenti, sia per quanto riguarda quelle che possono essere le attività dei pescatori, piuttosto che noleggi imbarcazione e altro. La gestione diretta da parte dell’amministrazione ovviamente garantisce un’attenzione maggiore e dedicata a quella che è l’infrastruttura portuale.
Il comune continuerà a pagare la concessione alla Regione Campania nonostante l’attribuzione del porto?
“Si, questo aspetto resta invariato. Il pagamento del canone resta sempre in carico alla Regione Campania ma a Serrara Fontana, nella sostanza cambia poco perché, in realtà, il sistema adottato dal Comune era già a regime ed era un sistema che gli era stato già consentito dalla Regione Campania perché il Comune di Serrara Fontana già era destinatario della concessione demaniale da parte della stessa Regione. Con il cambio delle funzioni garantito dalla legge regionale, il rilascio viene eseguito dal Comune anziché dalla Regione Campania. Possiamo dire che non c’è stato un vero e proprio spostamento di strategia, ma c’è stato soltanto una diversa attribuzione del bene. È una gestione diversa del potere amministrativo”.
Una strategia che guarda avanti che ma conserva un ottimo storico stando ai risultati.
“Il Comune di Serrara Fontana ha consolidato ottimi risultati di gestione, stando al piano economico finanziario e conferma, nei fatti, la bontà della strategia applicata fino ad oggi. La scelta che il consiglio comunale dei prossimi giorni approverà è dovuta proprio alla configurazione del bene come un servizio economico a domanda individuale e in base al DM del 31 dicembre, e che può essere svolto in proprio dalle amministrazioni comunali. Tra l’altro questo concetto è stato ribadito anche dalla recente modifica dei servizi pubblici locali di fine dicembre del 2022”.
Faccio la domanda un po’ da cittadino distratto e, virgolette, provocatore. Cosa cambia tra Sant’Angelo e Lacco Ameno? Glielo chiedo perché la vicenda di Lacco Ameno la vede protagonista sotto un altro aspetto professionale. Ci aiuti a capire la differenza tra i due porti e i due sistemi di gestione.
“Chiaramente non mi posso spingere chissà quanto lontano anche per evitare di spoilerare delle future azioni che, diciamo, si ha intenzione di intraprendere. Tuttavia, possiamo sicuramente dare dei flash sulla questione. Le vicende sono nettamente distinte. In primo luogo proprio per la natura ontologica del porto perché quello di Serrara Fontana è un porto di rilevanza regionale e quindi disciplinato da tutt’altra normativa, mentre quello di Lacco Ameno è un approdo turistico, ovvero dei punti di ormeggio che rientrano nel demanio turistico ricreativo, normato ai sensi del DPR 509 del 97 e quindi rientra, diciamo, tra i beni che sono sub-delegati agli enti locali tra quei beni pubblici e tra le concessioni demaniali. Quindi c’è una differenza ontologica ma c’è anche una differenza di natura sostanziale sotto un altro profilo. Le lascio soltanto pensare al fatto che mentre il Comune di Serrara Fontana ha da sempre gestito il proprio porto di rilevanza regionale, il Comune di Lacco ameno ha avvertito, da sempre, invece, l’esigenza di affidarlo perché non era in possesso delle competenze tecniche, gestionali ed esperienziali per poter svolgere l’attività del porto turistico.
Si pensi che prima c’è stato l’affidamento ad una società in house, anche se questo può essere considerato un affidamento diretto ad una promanazione dell’amministrazione pubblica, però è stata messa in liquidazione per effetto della normativa sulla restrizione delle società in house e perché aveva un debito e degli ammanchi di bilancio. Tecnicamente aveva delle perdite, ma poi, non dimentichiamolo, il comune stesso ha avvertito l’esigenza di ricorrere allo strumento del partenariato pubblico-privato, quindi ad un project financing, attribuendo delle funzioni a terzi ai fini dell’implementazione dell’infrastruttura portuale ma anche della stessa gestione. A questo, aggiungiamo che anche una differenza proprio di cura dell’interesse pubblico che il comune ha sempre inteso esternalizzare, mentre il Comune di Serrara Fontana lo svolge in proprio, ma è concludente la differenza che c’è sotto il profilo sostanziale perché mentre a Lacco Ameno c’è stato un affidamento a terzi in regime di partenariato e dal tribunale è stata ritenuto, prima in virtù della norma della proroga COVID e poi della legge sulla concorrenza, che all’interno del porto di Lacco Ameno c’è un affidatario, assetto che in virtù di una normativa si è susseguito nel tempo e in regime di proroga, a Serrara Fontana non c’è nessun affidatario perché, come sa, il Comune di Serrara Fontana negli anni ha affidato solo i servizi strettamente necessari a all’ormeggio a al disormeggio. Sono situazioni non sovrapponibili”.
Chiaro, però…
“Oggi il Comune di Lacco Ameno si scontra con una normativa che, come dire, proroga un affidatario in essere per un determinato periodo di tempo. Ripeto, con Sant’Angelo non sono situazioni pienamente sovrapponibili”.
Non voglio portarla su un terreno che magari potrebbe esserle antipatico, tuttavia l’assessore di Lacco Ameno, l’avvocato Leonardo Mennella, qualche giorno fa ci diceva che secondo il comune, chi occupa oggi il porto è abusivo.
“In realtà i provvedimenti giurisdizionali dicono una cosa diversa. Allora: l’affidatario, in regime di project financing o di partenariato pubblico privato, occupa legittimamente le aree per effetto di provvedimenti amministrativi e provvedimenti giurisdizionali, nonché di proroghe a normative che, giuridicamente, si applicano senza l’intermediazione di alcun potere. Delle norme integrano i provvedimenti amministrativi e si applicano direttamente, senza fare la distinzione tra norme di azione e norme di relazione. Ovvero norme che integrano i provvedimenti. Dire che l’attuale affidatario occupa abusivamente, secondo me, è un passo giuridico in avanti, che poi esorbita da quello che è la normativa vigente e quelli che sono i provvedimenti giurisdizionali fino ad oggi resi”.
Cambiamo argomento. Lei è consulente di diversi enti, non solo sull’isola d’Ischia, ma anche in terraferma e anche di località che vanno per la maggiore come consulente, appunto, sul demanio. Sappiamo che la Regione Campania ha impresso un’accelerazione sulla grande vicenda che riguarda i PUAD, i famosi piani attuativi per l’utilizzo del demanio, appunto comunale, che riguarda spiagge, strutture e tanta altra economia delle nostre zone. I comuni si sono attivati con le osservazioni. Lei è consulente di più comuni, ci può spiegare cosa si sta programmando?
“La Regione Campania si è mossa attuando la delega legislativa che le era stata attribuita attraverso una normativa regionale, la 15 del 2014 e ha adottato il preliminare di PUAD che è uno strumento di pianificazione e di programmazione del demanio marittimo e lo ha sottoposto agli enti locali per la presentazione delle osservazioni. Devo dire che le amministrazioni, presso cui presto la mia consulenza, sono state molto reattive rispetto alle osservazioni e hanno compreso l’importanza di questi strumenti del litorale che oggi hanno non soltanto una valenza ricognitiva, ma anche innovativa”.
Ovvero?
“Mi spiego. Ricognitiva perché sono gli stessi PUAD, quindi, a livello regionale, i quali chiariscono che gli stabilimenti balneari e simili costituiscono elementi costitutivi del PAD; quindi, non si può prescindere da ciò che esiste, ma bisogna innovare rispetto a ciò che esiste. Quindi ha una valenza spiccatamente programmatoria e hanno una valenza secondo il programmatore. La cosa rilevante è che, comunque, è un’occasione per il rilancio turistico delle località balneari che oggi sono un po’ in risparmio. Viviamo quella situazione di stabilimenti un po’ vecchi, un po’ diversi tra loro, mentre i PAD prima e i PUAD poi, tendono sostanzialmente a dare competitività a questi stabilimenti balneari, anche tenuto conto però delle caratteristiche e delle peculiarità territoriali”.
Sarà importante il ruolo dei comuni?
“Il PUAD è un’occasione importantissima per i comuni, sia in sede cognitiva, quindi per prendere in considerazione quelli che sono gli stabilimenti esistenti, sia per rideterminare e innovare quelli esistenti e quelli che poi si vorranno rifare. In base ai PAD si potranno rideterminare i lotti, le aree concedibili e quindi riqualificare la costa e darle una diversa programmazione”.
Sembra tutto perfetto..
“Chiaramente la critica è rispetto all’operato e secondo me, sia il PUAD sia i PAD, intervengono un po’ fuori fase. È come se fosse un intervento scomposto”.
Per quale motivo?
Perché in sostanza si stanno facendo oggi mentre il governo centrale ha rinviato ad un’attività delegata successiva. Mi spiego meglio. Con la legge della concorrenza il legislatore, nel prorogare le concessioni demaniali prima al 2023 e poi al 2025, anche se qui c’è già una sentenza del Consiglio di Stato che reputa non applicabile questa ulteriore proroga, non soltanto ha delegato il governo ad adottare dei decreti attuativi per individuare quali debbano essere i preposti per addivenire alle procedure ad evidenza pubblica, ma ha stabilito anche che il governo, nell’ambito di questa delega, individui quali sono i lotti. Ovvero come possa essere fatta la rideterminazione dei lotti, nonché quale siano i lotti che non abbiano un interesse transfrontaliero. Come dire, la Regione Campania e i comuni stanno andando avanti in un’attività che verosimilmente poi potrebbe essere stravolta con i decreti attuativi e con i decreti legislativi delegati. È come se stessimo un po’ fuori fase rispetto alla produzione normativa regionale e comunale, come se stesse un po’ fuori fase rispetto a quella statale e quindi va un attimo riorganizzato e rideterminato il tutto”.
Senza allargare troppo i contorni della vicenda a quella dei gestori storici degli stabilimenti balneari, ma cosa prevedono i PUAD e i PAD?
“Se si riferisce ai criteri di determinazione delle gare, perché la delega attribuita al governo chiaramente dà un rilievo particolare ed enfatizza quelli che sono stati gli investimenti del passato e il valore aziendale. Diciamo che riconosce una prevalenza a quelli che sono i concessionari che traggono l’unica fonte di sostentamento, negli ultimi 5 anni, da queste concessioni. Questo lascia ben sperare per gli attuali concessionari. Noi, nel presentare le osservazioni, chiaramente, abbiamo dato rilievo alle preesistenti concessioni e abbiamo anche enfatizzato la possibilità di ricorrere al partenariato pubblico privato sia per l’affidamento delle concessioni sia per lo svolgimento delle attività che poi vengono definite per le spiagge libere e attrezzate. In ogni caso è una materia molto in divenire su cui i comuni devono attivare un alert e, come si suol dire, stare sul pezzo”.