L’ordinanza del gip Marcello De Chiara di rigetto della richiesta di misura cautelare personale nei confronti dei due fratelli Giuseppe e Fabio Impagliazzo e il contestuale decreto motivato di sequestro preventivo dei due depositi e dei 10 automezzi delle due società traccia un quadro chiaro delle indagini, partite dalle denunce di due dipendenti, come già riferito.
In particolare C.D., dipendente della “Ischia Ecologia di Impagliazzo Fabio e D’Ambra Donata”, riferiva tra l’altro che «i servizi in favore degli alberghi, a differenza di quelli in favore dei privati, erano svolti nel pieno rispetto delle regole e “veniva correttamente compilato il relativo formulario”; che, per i servizi in favore dei privati, utilizzavano il “camion piccolo di soli sei metri cubi targato EH149HJ”; che era l’Impagliazzo che concordava con il cliente il prezzo dell’operazione, senza però mai fatturare nulla». Oltre che sulla collina di San Pietro, i liquami venivano scaricati «in una traversa che dalla “strada principale verso Forio” conduce alla “spiaggia di San Francesco”, ove nelle pertinenze di un’abitazione privata, era presente un “pozzetto” collegato alla ”fogna”; che all’interno di tale abitazione l’Impagliazzo accedeva aprendo un “cancello chiuso color zinco”». Analoghi scarichi «venivano effettuati anche in altri due luoghi, situati nel comune di Serrara Fontana e nei pressi di “via Bocca a Forio”».
Aggiungendo che «a fronte delle rimostranze espresse da lui e dal M.E., l’Impagliazzo rispondeva che la sua ditta lavorava in quel modo ed intimava loro di non parlarne con nessuno, perché altrimenti li avrebbe licenziati». In realtà entrambi i dipendenti preferivano lasciare la ditta.
Anche M.E. riferiva particolari interessanti, come lo stratagemma per coprire gli scarichi illeciti: «Mentre effettuavano lo scarico con tale modalità tiravano fuori anche il tubo ad alta pressione per far credere di star effettuando un’operazione di disostruzione di tubature; che per smaltire regolarmente i liquami prelevati nell’arco di una settimana sarebbero stati necessari tre o quattro viaggi in terraferma, mentre in realtà ne veniva effettuato uno soltanto; che la parte non conferita in terraferma proveniva dai prelievi effettuati presso le abitazioni private per le quali non vi era alcuna documentazione o fattura; che l’unica documentazione era quella rilasciata dalle strutture alberghiere, le quali hanno la necessità di documentare l’espletamento di tali operazioni; che lo smaltimento effettuato attraverso lo sversamento nella pubblica fognatura non lasciava tracce e non può essere accertato neanche mediante successivo sopralluogo». M.E., come è noto, dopo il licenziamento denunciava di aver subito un’aggressione dall’ex datore di lavoro.
LE ATTIVITA’ DELLA ISCHIA ECOLOGIA
Il gip quindi analizza gli elementi emersi dalla indagine riferiti alla società “Ischia Ecologia” di Impagliazzo Fabio. Soffermandosi sui viaggi e sulla paventata fuga di notizie: «Le indagini della polizia giudiziaria, come detto, avviate solo nel maggio 2020, consentono di affermare i seguenti fatti: in primo luogo, il numero di viaggi in terraferma effettuati dalle autocisterne della società “Isola Ecologia” “nel periodo compreso tra maggio 2020 e settembre” è stato pari a nr. 1031, mentre nell’arco dell’intero 2019 è stato di soli 48 (tali dati sono stati comunicati dalla società di navigazione “Traspemar”); la polizia giudiziaria ritiene che tale significativo incremento sia conseguenza del fatto che gli indagati abbiano scoperto le indagini in corso di svolgimento ed abbiano quindi modificato le modalità operative fino a quel momento adottate: in data 23.06.2020, l’intercettazione ambientale disposta all’interno delle autocisterne di “Ischia Ecologia”, ha, infatti, consentito di ascoltare il momento in cui Impagliazzo Fabio ed il suo dipendente Di Spigno Luigi si accorgevano delle presenza di “alcuni fili elettrici e di alcune scatole all’interno dei cruscotti delle due autocisterne”, installate appena quattro giorni prima; peraltro già l’avvicinamento di un ufficiale della guardia costiera di Ischia, impegnato in attività di osservazione, ad opera dell’Impagliazzo in data 20.06.2020 ovvero lo stesso giorno in cui tali apparecchiature venivano posizionate sugli automezzi rende plausibile che l’indagato fosse già al corrente dell’indagine in corso.
Il primo dato obiettivo è dunque l’improvvisata impennata dei conferimenti di liquami in terraferma in concomitanza delle indagini del presente procedimento; pur a fronte del maggior numero di conferimenti in terraferma, il numero dei formulari esibiti dagli autisti delle autocisterne di “Isola Ecologia” in occasione dei controlli effettuati presso il porto di Casamicciola, prima dell’imbarco per Pozzuoli oppure al rientro dalla terraferma, risulta non corrispondere al numero delle operazioni realmente effettuate; come meglio emerge dagli atti (nonché dalla richiesta del Pubblico ministero), il formulario esibito a seguito di tali controlli è sempre uno ed uno soltanto, sebbene i dati del rilevamento satellitare ed i risultati delle intercettazioni telefoniche mostrino che alle medesime date gli automezzi abbiano effettuato un numero maggiore di operazioni».
LA DOCUMENTAZIONE DA RILASCIARE
Vengono quindi riportati alcuni episodi significativi: «La polizia giudiziaria ha evidenziato che l’esito dei controlli mutava solo a partire dal 17.08.2020, allorquando per la prima volta l’autista della società dell’Impagliazzo esibiva cinque distinti F.I.R., due dei quali per operazioni compiute in favore dei privati». E si passa a quanto riferito dai committenti privati: «La definitiva conferma che le operazioni di spurgo effettuate in favore di privati non venivano in alcun modo documentate è ricavabile dalle informazioni fornite dai committenti di “Ischia Ecologia”: emergendo dalle intercettazioni telefoniche che l’Impagliazzo veniva contattato da diverse persone che lo incaricavano di effettuare interventi di spurgo presso le proprie abitazioni o altri immobili, gli operanti risalivano all’identità di alcuni clienti della società e procedevano ad assumere le informazioni circa le modalità di espletamento dell’incarico».
Da questa attività emergeva che, a seconda dei casi, non veniva rilasciata copia del formulario di identificazione dei rifiuti o la fattura, mentre in altri nessuna documentazione. Interessante quanto riferito dal «responsabile tecnico della società Barano Multiservizi s.r.l., affidataria del servizio di raccolta dei rifiuti urbani del comune di Barano di Ischia, riferiva che, in data 20.07.2020, l’Impagliazzo effettuava lo svuotamento “delle vasche IMHOFF di pertinenza dell’isola ecologica della Barano Multiservizi”; preso contatto con S.R., il M.F. dichiarava che non gli veniva rilasciata la copia di alcun formulario».
LE INDAGINI SULLA ISOLANA ECOLOGIA
Il gip De Chiara analizza quindi quanto emerso a carico della seconda società: «Le indagini della polizia giudiziaria riguardavano anche la ditta individuale “Isolana Ecologia”, facente capo ad Impagliazzo Giuseppe, fratello di Fabio, esercente la stessa attività di quest’ultimo: effettuando dei servizi di osservazione, nonché visionando le riprese della telecamera installata all’esterno del capannone di tale ditta, sito in Casamicciola, (ove insiste anche la privata abitazione del suddetto indagato), gli operanti accertavano che, dopo le operazioni di spurgo, i liquami prelevati dai veicoli di più piccole dimensioni venivano “travasati” nella cisterna dell’automezzo tg. NA*G28223, utilizzato per effettuare il successivo conferimento in terraferma. Tale primo monitoraggio non faceva, però, emergere violazioni di legge ed era utile solo per determinare il reale “volume di affari dell’azienda”». Diverso l’esito della perquisizione eseguita in data 10.09.2020, come anche della relazione del consulente tecnico del pubblico ministero: «Gli elementi per dire che la ditta “Isolana Ecologia” non ha rispettato la normativa in materia di rifiuti – scrive infatti il gip -, venivano acquisiti solo a seguito della perquisizione eseguita presso il deposito in data 10.09.2020, allorquando gli operanti accertavano l’esistenza di un sistema idraulico per lo scarico di reflui mediante dispersione al suolo, composto da almeno tre vasche collegate. Poste in sequestro dalla polizia giudiziaria, è stato quindi disposto il sequestro preventivo di due vasche in ragione del ritenuto collegamento tra le stesse ed il reato di scarico abusivo».
LA RELAZIONE DEL CONSULENTE
La relazione del consulente veniva redatta sulla base del sopralluogo effettuato in data 05.03.2021. Descrivendo lo stato dei luoghi: «Deve anzitutto rilevarsi che tale sistema idraulico risulta così strutturato: a) nell’area di pertinenza della privata abitazione di Impagliazzo Giuseppe, confinante con il deposito della ditta, precisamente “nei pressi del terrazzo a poca distanza dalla cucina esterna”, è situata una “vasca di raccolta IMHOFF’ per uso domestico; b) tale prima vasca è collegata attraverso una “tubazione interrata” ad una “vasca disperdente al ruolo (pozzo assorbente)”, munita di una “griglia di setaccio” nella parte superiore; c) in adiacenza alla grigia longitudinale dell’area di parcheggio degli automezzi, è situata un’ulteriore vasca “non dimensionabile perché non accessibile”». Come scoprire la violazione della normativa vigente? «Effettuando delle prove con l’uso di traccianti, il consulente tecnico del Pubblico ministero ha accertato “senza possibilità di smentita” che “i liquidi possono effettuare un solo ed esclusivo percorso dalla prima vasca interrata assorbente munita di setaccio… per poi passare alla vasca verso l’area di parcheggio, che a sua volta è in comunicazione con la griglia che corre longitudinalmente l’area di parcheggio coperta per poi terminare tramite una conduttura nell’alveo naturale del canalone”.
Chiarito quindi che il complesso di vasche e condutture aveva la funzione di recapitare le acque reflue nel canalone adiacente alla struttura, il medesimo esperto interpellato dal Pubblico ministero ha escluso che oggetto dello scarico potessero essere le acque piovane raccolte nel piazzale (“tutte le acque di prima e seconda pioggia dei piazzali e delle tettoie non possono convogliare in tale sistema idraulico ideato, in quanto pendenze verificate non lo consentono”). Sebbene i liquami rinvenuti nelle vasche non siano stati analizzati3, un elemento che, secondo la polizia giudiziaria, indicherebbe che essi provenivano dalle operazioni di spurgo (e venivano scaricati nelle vasche direttamente dagli automezzi), è la presenza all’interno della “vasca disperdente” di una griglia di acciaio, la cui funzione, avuto riguardo alle dimensioni ed alla forma, è chiaramente quella di “trattenere eventuali residui solidi presenti nei liquami”. Gli operanti evidenziavano, infatti, che tale griglia è “posta in cima al pozzetto”, per cui essa non consente il “trattamento dei reflui provenienti dalla civile abitazione, in quanto posta in una posizione più alta rispetto allo scarico”».
Le risultanze delle intercettazioni telefoniche e della documentazione acquisita presso il destinatario dei rifiuti portano a queste conclusioni: «Le ulteriori indagini provano che il numero delle operazioni effettuate da “L’isolana ecologia” è nettamente superiore a quello emergente dai formulari acquisiti. La discrasia concerne, in particolare, le operazioni in favore di privati: infatti a fronte di sole nove operazioni tracciate negli anni 2019, 2019 e 2002 (fino al mese di settembre), le intercettazioni telefoniche mostrano che soltanto nei mesi di luglio, agosto e settembre del 2020, la ditta di Impagliazzo Giuseppe ha prestato i propri servizi in favore di 13 privati individuati attraverso le intercettazioni telefoniche quali clienti della “Isolana Ecologia”, tutti hanno riferito che l’intervento da essi concordato per telefono è stato poi realmente effettuato dall’Impagliazzo».