Se ci interroghiamo su quante donne pittrici conosciamo nella storia, siamo portati a rispondere con pochi esempi, perché, anche nel mondo artistico, ha prevalso la società maschilista. Infatti, se pensiamo ai dipinti più famosi a partire dal Rinascimento italiano, come L’ultima cena e la Gioconda, sono entrambi dipinti dallo stesso artista, Leonardo da Vinci. Ma andando avanti nel tempo, ad esempio nel periodo espressionista, si pensa a L’urlo, dipinto da Edvard Munch; per l’impressionismo si pensa a Van Gogh, o Monet, Picasso per il cubismo, Matisse per il fauvismo, o Salvador Dalì, per il surrealismo.
E le donne? Come mai, l’Arte, sostantivo femminile, ha avuto pochissime interpreti nel gentil sesso? Perché le donne sono state generalmente relegate ai margini della pittura. Fino al secolo scorso, le donne non potevano frequentare la scuola d’arte. Se venivano ammesse, erano escluse dalla realizzazione di qualsiasi dipinto dal vero che coinvolgesse un nudo maschile, ossia dal classico esercizio artistico. Erano bandite da tutti i luoghi di ritrovo degli artisti cioè i bistrot e i pub che i maschi frequentavano per discutere di tecniche pittoriche e parlare delle imminenti mostre. Tuttavia, ci sono state alcune artiste che hanno lasciato il segno nella storia dell’arte. Tra i pochi esempi di artiste, in Italia, troviamo Artemisia Gentileschi, Elisabetta Lazzarini, Lucrezie Regnier e Anna Maria Manecchia. Di quest’ultima conserviamo nella chiesa di S. Vito a Forio, databile intorno al 1680, l’unica opera firmata che documenti l’attività della pittrice ed è il dipinto raffigurante la Sacra Famiglia con S. Anna e S. Gioacchino.
Per nostra fortuna, però, il trend negli ultimi decenni è cambiato e nel panorama artistico si sono inserite, con l’espressività delle proprie opere, tantissime donne. Una tra le più attive è senz’altro Antonella Sirignano, che ci mostra gratuitamente le sue opere e il suo innato talento nella mostra in onda al Museo Civico Giovanni Maltese presso il Torrione di Forio dal prossimo sabato 20 maggio fino a domenica 4 giugno 2023.
L’associazione culturale Radici, che nel segno di Fanny Jane Fayrer, acquerellista moglie di Giovanni Maltese, ha già accolto numerose artiste italiane e straniere, si augura che voi tutti lettori e quanti riuscirete a coinvolgere con il vostro passa parola, siate rallegrati da questa notizia e che possiate intervenire copiosamente all’inaugurazione di sabato 20 maggio alle ore 20.00.
«Antonella Sirignano Nata a Napoli il 16.01.1964, è a oggi promotrice di eventi d’Arte e Vicepresidente dell’Associazione Culturale “ZEUSI”, Laboratorio di Pittura e Scultura no “PROFIT”, che ha sede in San Mango sul Calore (AV). Dal 2002 fa parte del Movimento Internazionale “ESASPERATISMO: LOGOS & BIDONE”, fondato da Adolfo Giuliani nel 2000. Tale “Movimento di Pensiero” è diventato, proprio nel 2002, “Movimento Artistico” ed ha come simbolo il “Bidone”, cioè il contenitore di petrolio detto “Barile”. Rappresenta oggi l’unico movimento al Mondo con tale simbolo. Dal 2010 si è proposta con personali in spazi pubblici e privati come ad esempio Castel Dell’Ovo (NA); catalogo edito dalla Mondadori; Reggia di Caserta (CE), la Galleria di Alberobello (BA), la Galleria Mantegna (ROMA), il Castello di Limatola (CE) ed altro. Ha esposto anche all’estero, partecipando in particolare ad una mostra a New York, organizzata dal Centro Diffusione Arte il 30/01/2010. Dal 2015 coordina ed organizza eventi d’Arte in Campania, a livello Nazionale e Internazionale, come la rassegna “Omaggio a Totò”, itinerante in oltre cinquanta città italiane, da Santa Maria di Leuca a Venezia (Parco Villa Farsetti). Ha partecipato, inoltre, a numerose rassegne Nazionali, tra cui, ad esempio i premi “Santhià”, “Cupra Marittima”, “Unesco ad Alberobello”, “Dionisio” (FG), “Marina di Ravenna” (RA). La sua attività culturale e artistica è documentata in importanti dizionari, riviste e cataloghi specializzati e social network».
Il sociologo, critico d’arte e curatore indipendente Maurizio Vitiello segnala:
«La pittura di Antonella Sirignano è tutta motivata a bilanciare piani di ricerca. Le sue intenzioni liberano, nel suo spazio operativo avellinese, cariche emotive, che la portano a misurare la distribuzione della fantasia, che si amalgama con lo studio dei materiali, più sottili. Inquadra in sagomate quadrettature variegate centralità, che sono rivolte alla natura, al Vesuvio, a proprie memorie e ad altre stimolanti tematiche. Feconda, così, propositi. La mano di Antonella Sirignano riesce a incapsulare tenute sceniche di primaria importanza. Legittima, così, una “cifra artistica”, ben distinguibile nel panorama artistico della regione campana, ma non solo. Riesce a segmentare e a posizionare in quadrate argomentazioni paesaggi gentili, quasi un respiro amico, notazioni appartenenti al proprio percorso di vita, in cui la magia di scritture indicano traiettorie interiori, e a guardare quegli elementi iconici imbattibili, per caratura, come il Vesuvio, àncora e ala di un bel paesaggio, non comune. Quindi, è regolata una “geografia umana”, ma anche una “geografia dell’anima”. Naviga nel tempo di acquisizioni acute e non cede a lusinghe estetiche, ma rafforza un “sentiment”, molto vicino al desiderio di accarezzare le problematiche della vita con fare deciso, impegnato, ma, pur sempre, accorto, sagace, avveduto, perspicace, pronto. Le sue composizioni “in” ci permettono di entrare nel suo mondo, sorgivo e intelligente. I vari e diversi motivi redatti rispondono a un’ideale linea di frontiera visiva, raccolgono “focus” da indagare, da esplicitare, da ripercorrere per risistemare una visualità convinta. Con le sue determinazioni pittoriche riesce a sviluppare “asset” centrali. L’occhio, però, percorre i perimetri e, poi, si posa in quegli intervalli centrali, che palesano sequenze riprese dal reale e coniugate con l’innegabile voglia di operare per sintesi e di aumentare icasticità sentite».