Ugo De Rosa | Il processo a carico di Eugenio Ossani e del suo Punta Molino è arrivato alla fine del primo grado. C’è poco da fare, il giudice Alberto Vecchione è pronto per emettere la sentenza. Gli è bastata l’udienza di ieri e la lettura degli atti processuali da quando ha raccolto il lavoro svolto dalla dottoressa Ferrigno e prima ancora dalla dottoressa Scandone.
Un cambio di giudici togati che è arrivato alle conclusioni. Quelle dell’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Canale e delle persone danneggiate rappresentate dall’avvocato Salvatore Scardamaglio sono state chiarite in udienza. Il 22 giungo, sarà la volta dell’avvocato Valentino e poi il giudice Vecchione si ritirerà in camera di consiglio per l’emissione del verdetto.
La richiesta del p.m. nei confronti di Eugenio Ossani è stata di anni uno e mesi 8 di reclusione. Scardamaglio, invece, oltre ad accodarsi ha chiesto al Tribunale di riconoscere una previsionale di 800 mila euro per Alessandro D’Abundo e di 100 mila euro per i genitori e, soprattutto, di collegare al pagamento della previsionale la possibilità della pena ridotta.
Una scelta, questa di Scardamaglio, che tiene conto sia della congrua richiesta del Pubblico Ministero sia della proposta transattiva presentata dai legali di Ossani nel 2021. Una richiesta che, vedremo tra poco, non è stata accolta e che, anzi, è stata decisamente scartata.
La storia di questo processo è molto semplice. Alessandro D’Abundo, nell’ottobre del 2018, partecipando ad una cerimonia di un battesimo precipitò dal terrazzo dell’hotel cinque stelle perché la balaustra in ferro, mal manutenuta, si ruppe. Dal processo è emerso che Ossani non ha aveva comunicato bene il pericolo, non aveva manutenuto nel migliore dei mosti la struttura di ferro e, soprattutto, non aveva seguito le norme in materia di sicurezza.
Secondo la difesa, però, la colpa della caduta di Alessandro sarebbe stata del bacio ricevuto dalla fidanzata del tempo: un bacio dal peso di 600 chilogrammi. Un dettaglio che, insieme a tanti altri, durante le udienze ha offeso quanti ascoltavano in aula.
Da quella caduta, Alessandro D’Abundo ha perso l’uso di molte funzioni vitali e ha subito un danno di oltre 95% stando alle valutazioni del perito della Procura. Ferite che lo hanno costretto, a vita, su una sedia a rotelle, che gli hanno portato via l’amore di quel momento, che gli hanno fatto perdere diverse sensibilità e tanto altro. Ora, però, è il tempo della giustizia. Una giustizia che ci ha messo il suo tempo, ma sta arrivando. L’udienza di ieri, però, oltre alle richieste dell’accusa e delle parti civili, è servita anche a mettere in chiaro che il giudice Vecchione conosce bene il fascicolo. Lo è stato molto chiaro, sia quando ha zittito l’avvocato Valentino si quando ha messo la parola fine ai lavori.
La proposta transattiva. Come vi abbiamo scritto, l’avvocato Scardamaglio ha chiesto al tribunale una previsionale di 900 mila euro. La Punta Molino, invece, prima della costituzione di parte civile, aveva proposto la somma di 400 mila euro e un’assunzione a tempo indeterminato per Alessandro D’Abundo.
“In nome e per conto dei nostri assisti – scrivevano il 10 marzo 2021 gli avvocati Valentino e Massara – , nella vertenza a margine indicata e fermo il disconoscimento di ogni responsabilità a carico degli stessi, al fine di pervenire ad una rapida soluzione transattiva in relazione all’evento del 27/10/2018 ed alle conseguenze pregiudizievoli che ne possano essere derivate, si offre la somma di € 400.000,00 da corrispondersi entro e non oltre il termine del 10/06/2021 e con la disponibilità di versare nell’immediato un congruo acconto al momento della sottoscrizione della transazione, a buon esito della quale dovrà essere formalizzata la rinunzia alla costituzione di parte civile, da imputarsi a transazione, tacitazione e definitivo saldo di ogni pretesa dei suoi assistiti. In pari tempo la Punta Molino Alberghi srl è disponibile ad assumere il Sig. Alessandro D’Abundo a tempo indeterminato quale impiegato con tutti gli oneri previdenziali a carico del datore di lavoro. È un’offerta che in questo specifico momento è possibile formulare e che risparmierebbe a tutte le parti l’alea di lungi e faticosi giudizi.”
Una nota e un’offerta che non sono cadute nel vuoto. E se ne è accorto anche il giudice Vecchione che lo ha ricordato all’avvocato Valentino.
Tuttavia, però, vale la pena chiarire che Ossani e i suoi avvocati avevano provato la via dell’accordo solo dopo la richiesta di chiamata in causa dei responsabili civili (che comprende anche la signora Cofano Patrizia, moglie di Ossani) e prima di una richiesta di sequestro conservativo fatta nell’anno 2021.
Per completezza e in attesa del 22 giugno, ecco come Scardamagno rispose a Valentino e Massara. Una risposta che, ancorché sottoscritta dall’avvocato della parte, pone in evidenza due fattori chiari e lineari che sono un po’ la cartina tornasole di un modo di fare e di agire.
È sicuramente da evidenziare la non chiamata in causa della compagnia assicurativa da parte di Ossani, così come è importante evidenziare un altro passaggio: davvero Ossani ci ha messo due anni mezzo dalla caduta per proporre una soluzione transattiva?
Ma la quota narrativa di questa vicenda è la proposta di lavoro ad Alessandro D’Abundo. Come si fa ad ignorare quella che è la realtà di Alessandro?
“Egregi colleghi – si legge nella replica dell’avvocato Scardamaglio -, devo, preliminarmente, rilevare che tale proposta, formulata nel dichiaro intento di addivenire ad una “rapida” soluzione transattiva della lite, interviene, in realtà, a distanza di due anni e mezzo dall’evento dannoso per cui è causa e solo a seguito dell’intervenuto deposito di istanza di sequestro conservativo. Devo, poi, evidenziare che non è dato comprendere il motivo per il quale ad oggi – indipendentemente dalla scelta dei miei assistiti di costituirsi parte civile nel giudizio penale piuttosto che proporre azione risarcitoria in ambio civile – l’odierno impruato Eugenio Ossani, nella qualità di Legale rappresentante della Soc. Punta Molino srl, non abbia chiamato in causa la Compagnia Assicurativa, ben potendo ed, anzi, dovendo provvedere a tanto, essendo l’unico legittimato alla chiamata in causa delle società di Assicurazioni, chiamata che è, invece, preclusa ai danneggiati, che non hanno azione diretta, come precisato dal Dott. Pizzi.
Fermo tali, doverose precisazioni, con specifico riferimento alla somma di € 400.000,00 offerta a titolo di risarcimento per le conseguenze pregiudizievoli derivate a seguito dell’evento del 27.10.2018, i mei assistiti ne rilevano la assoluta incongruità e dichiarano di non poterla accettare se non come acconto sulle maggiori somme a loro spettanti a titolo di ristoro per i danni patiti e patendi.
Quanto, poi, alla proposta della Società Punta Molino di assumere il Sig. D’Abundo con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato quale impiegato, il mio assistito non può prendere in considerazione tale proposta non soltanto perché l’attività dovrebbe essere espletata presso la struttura dove è avvenuto l’incidente che gli ha completamente stravolto l’esistenza ma soprattutto perché egli, a causa ed in conseguenza dell’incidente, ha riportato danni tali da determinare una inabilità a qualsiasi forma di lavoro proficui e la necessità di permanente di assistenza continuativa per l’impossibilità alla deambulazione autonoma e al compimento dei comuni atti della vita quotidiana. Ad ogni modo è interesse dei miei assistiti pervenire ad una rapida soluzione della controversia, ma valutando proposte che siano congrue e compatibili con i gravissimi pregiudizi subiti.