Ho assistito nei giorni scorsi alcune persone nell’atto di compravendita immobiliare di una proprietà. Uno dei venditori è un mio coetaneo, ischitano, proprietario con sua sorella dell’appezzamento di terreno contiguo all’abitazione anch’essa oggetto della compravendita.
Nelle settimane precedenti la stipula, questa persona mi aveva chiesto se, nelle more dell’inizio dei lavori di ristrutturazione dopo la presa di possesso del bene, i nuovi proprietari potessero consentirgli di effettuare la prima “còveta” di pomodori e melanzane dalle piantine che, come ogni anno, aveva curato in vista del consueto raccolto a chilometri zero. Immaginai di potergli dire che gli acquirenti non avrebbero certamente creato problemi verso una richiesta così innocente.
Una volta firmato l’atto e consegnate le chiavi, ho ricordato al diretto interessato (che per privacy chiamerò G.) di rinnovare personalmente la richiesta, ma con mia somma sorpresa la sua risposta è stata: “Ho già parlato con i signori, ma per dirgli che ieri sera ho riflettuto e ho cambiato idea: preferisco che siano loro a godersi sin da subito tutti i frutti di questo mio lavoro di piccolo agricoltore, a patto però che abbiano cura delle mie piantine così come avrei continuato a farlo io.” E a questa sua affermazione, faceva immediatamente seguito l’assenso rassicurante e compiaciuto dei nuovi proprietari, entusiasti di cotanto lascito.
Posso dirVi la verità? Questa cosa mi ha particolarmente intenerito, quasi commosso. Perché se quotidianamente abbiamo a che fare con quella crescente penuria di valori fondanti di cui, purtroppo, sono costretto a scrivere spesso, il gesto di G. mi è parso come l’agire nobile di un uomo d’altri tempi che, come me, in queste cose sembra vivere realmente fuori dal mondo. Noi Ischitani siamo famosi in tutta Italia per il nostro altissimo grado di litigiosità, specialmente per la “roba”, ma questo è il classico caso in cui l’abituale gelosia per un pezzetto di orto coltivato con amore sin dall’inizio della stagione e per i frutti che avrebbe portato di qui a breve ha saputo lasciare il posto a quella genuina generosità tutta nostra, quella che nasce dal cuore e, quando viene fuori, difficilmente si può reprimere.
Bravo, G.! Mi sei piaciuto veramente.