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Il Coraggio di Ricominciare ma… troppi “sconti” e le Macerie dentro

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IL FOCUS di Giuseppe Mazzella* | Si tenne sabato 17 febbraio 2018 nella sala grande dell’Hotel Re Ferdinando una bella manifestazione con il prof. Paolo Crepet.
Scrissi allora oltre 5 anni fa che fu Una bella lezione di Vita quella fatta dal famoso psichiatra, psicologo, sociologo Paolo Crepet, 67 anni, un lungo percorso culturale, sabato 17 febbraio all’Hotel Re Ferdinando di Ischia invitato dall’Opera Pia Iacono-Avellino Conte presieduta da Celestino Vuoso.
Crepet è stato chiamato per una “siringa” di speranza e di fiducia in sé stesso al popolo dell’isola d’Ischia colpito dal terremoto del 21 agosto che ha riguardato soprattutto la comunità civile di Casamicciola ed in misura minore quella di Lacco Ameno e solo marginalmente quella di Forio. Una sala gremita di circa 400 persone. Nessun partito politico oggi in piena campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento, dove ci dovrebbe essere la “sovranità popolare”, sarebbe capace di suscitare un simile interesse, una simile attenzione. Quale è il segnale? Una profonda sfiducia nella politica – a tutti i livelli – ed una ricerca della “società civile” di trovare risposte e soluzioni in sé stessa. Nessun aspirante “parlamentare” presente. Solo Cittadini consapevoli quasi a testimoniare che una società “sociale” è molto più avanti di una società “politica” o meglio “partitica”.

Il terremoto ha colpito soprattutto Casamicciola. Casamicciola – è stata colpita per la tredicesima volta nella sua storia e 134 anni dopo il terribile terremoto del 28 luglio 1883 in cui perirono 2333 persone su una popolazione di circa 4mila abitanti. Il bilancio del terremoto del 21 agosto 2017, ore 20.57, IX grado della scala MCS nell’area epicentrale di La Rita-Purgatorio, la scossa di soli 6 secondi mentre quella del 1883 fu di tredici secondi, è stato in termini di vite umane per fortuna molto basso.
Solo due morti. Ma i danni causati dal terremoto sono stati enormi: circa 2600 persone sfollate, oltre 700 fabbricati colpiti direttamente da un “serpente” che ha toccato tutta Casamicciola e Lacco Ameno e Forio nelle località Monterone e Panza.
Casamicciola non ha più un edificio pubblico agibile: inagibili 5 plessi scolastici della scuola dell’obbligo, i due istituiti superiori. Inagibile perfino il fabbricato dove aveva sede il Municipio e che avrebbe dovuto essere anche un Museo Civico dove conservare la Memoria e l’Insegnamento dei 12 terremoti precedenti ma anche i segni della voglia e della capacità di Rinascita. Non ha più nemmeno l’Osservatorio Geofisico che fu costruito dal Regno d’Italia nel 1885 e la sua storia “scientifica” e “
burocratica” dovrebbe essere posta come “emblema” della “particolarità italiana” o “italica”.
800 bambini senza la scuola, 300 ragazzi senza il loro Istituto, ma circa 3mila persone senza la casa. Una casa costruita con mille sacrifici e mille sofferenze senza un Piano Regolatore Generale perché lo Stato – che all’Italia risponde oltre la monarchia e la repubblica – dal 1886, cinque anni dopo il sisma del 1883, aveva dato la “baracca definitiva” ai terremotati del secolo decimonono. Altro esempio “italico”.
Se ci fosse stata questa premessa “statistica” la lezione di Crepet sarebbe stata ancora più efficace.

Infatti una “società civile” solidale può fare – come ha fatto – moltissimo per l’“emergenza” – l’eterno vocabolo italiano che da provvisorio è diventato definito (le baracche di Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, resistono da 134 anni! – ma può fare molto poco se l’ordinamento giuridico della Repubblica non fa la sua parte. Se non dà ai paesi colpiti dal terremoto una “regola” che gli urbanisti chiamano “piano regolatore generale”.
Crepet ha dato fiducia: “il terremoto è un evento non una sventura”. Poteva accadere ed è accaduto dopo 134 anni nell’isola “vulcanica” di Ischia. Ma tutta l’Italia è area sismica. “Le case italiane debbono resistere al grado 8.2 della scala Richter”. Siamo un Paese antico e pieno di “borghi”. Ma in Friuli dopo il terremoto del 1976 hanno ricostruito tutto e perfettamente mentre la stessa cosa non è stata fatta in Sicilia nel Belice. Dal Belice sono passati 50 anni. Perché? Crepet è stato categorico: “Bisogna togliere le macerie. Le macerie ricordano la “scossa”. Minano la mente e lo spirito e diventano macerie “dentro” di noi”.
Ha citato Sant’Agostino: “la speranza richiama alla dignità. È fatta di indignazione e coraggio”. Dobbiamo avere l’una e l’altra per “ricominciare”. Se non “ricominciamo” noi moriamo con il terremoto. Sono morti molti anziani “dopo” il 21 agosto. È quello che si chiama “stress post-terremoto”. Gli anziani che hanno perso la loro casa, il loro quartiere, hanno sentito la fine. Il mondo per loro era finito.
Ed allora? Crepet ha una ricetta: “tu cittadino ti devi sentire attivo. La prima cosa che bisogna fare dopo un terremoto è ripristinare i “luoghi fisici” dell’aggregazione sociale. Quindi le scuole, i circoli, le associazioni. Luoghi dove “la gente si incontra e cerca di superare l’angoscia e discute delle soluzioni”.
“Da solo l’uomo non è niente – ha detto Crepet – dobbiamo essere tutti in “relazione”.

Dobbiamo ripartire dalla piccole cose come quella nave che aveva una goccia di olio sulla prua che invece di un danno era una virtù perché navigava più veloce. Nella ricostruzione non dobbiamo essere “furbi”. Lo “sciacallo” fa parte del mondo animale non di quello umano.
Noi ad Ischia? “siamo una perla straordinaria del mondo. Dobbiamo fare Comunità.
Questa è la strada “Maestra”. Ma non dobbiamo “fare sconti a nessuno”.
Chiaro riferimento ai politici, alle classi “dirigenti” dei nostri Municipi chiusi ed incapaci di affrontare l’“Evento”. Chi ha cervello e cuore ha capito.
Queste sono parole che ho scritto oltre cinque anni fa. Abbiamo “ricominciato” ma come? Sono cambiati 6 Governi e 5 Premier con 3 Commissari. La Ricostruzione è lentissima. 5 Istituti Scolastici chiusi e vandalizzati. Il Municipio che era anche Museo Civico abbandonato ed il nascente Giardino Mediterraneo è una jungla di erbacce. Non c’è una sola via di Casamicciola che non porta i segni del terremoto dalla più importante arteria – Via Principessa Margherita – alla via Spezieria che è il “monumento alla ferraglia” con Via D’ Aloisio e Piazza Majo. Poi il 26 novembre è arrivata l’alluvione terribile dopo 112 anni con 12 morti. Le Macerie ce le portiamo dentro. Ogni giorno. Proprio la prima cosa che ci diceva Crepet di fare – ripristinare i “luoghi fisici” per l’aggregazione sociale – cioè, le scuole, i circoli, le associazioni, non l’abbiamo fatta. O meglio, non l’hanno fatta i Commissari ed i Sindaci. I luoghi dove “la gente si incontra e cerca di superare l’angoscia e discute delle soluzioni”. Nemmeno la “Casa del dottor Mennella”, di proprietà della Regione Campania, è stata ripristinata e poteva essere la “Casa della Storia”. Oggi è l’emblema dello sfascio dell’ordinamento giuridico, dello Stato, della Repubblica. Le “opere pubbliche” –anche le più piccole, le più modeste come recuperare un’area verde o una abitazione storica – danno significato ad una operazione di “Ricostruzione” e “Riqualificazione” storicamente e geograficamente complesse.
Un cittadino come si può sentire “attivo” se il Potere Pubblico” non lo ascolta? Se un incontro pubblico il Commissario deve farlo nella parrocchia diroccata? Se la campagna elettorale per eleggere un nuovo sindaco ed un nuovo consiglio Comunale è stata fatta dalle due compagini più forti con apertura e chiusura in due luoghi privati e senza una pubblica adunanza in una piazza, una via, un vicolo?

Casamicciola sta perdendo quella che Osvaldo Cammarota ha chiamato “ coscienza di luogo” perché la discesa sociale determina irreversibilmente una discesa economica fino al crollo con alcune aziende-storiche chiuse e sulla strada del fallimento mentre non si riesce a “ discutere” su un realistico e graduale “ Piano di Ricostruzione” perché neanche un centimetro di suolo abbandonato è stato recuperato per la riqualificazione ambientale e l’ Ente Morale Pio Monte della Misericordia vede questa crisi dalla maestosa sede di Via dei Tribunali a Napoli con gli attuali Governatori che a Napoli e nel marmo soltanto ricordano l’ opera dei loro precursori a Casamicciola per almeno 3 secoli. Forse è la volta buona per i Governatori dai quattro quarti di nobiltà con “antenati illustri e perfetti” come direbbe Totò di raccogliere il grido di dolore di una Comunità colpita da 12 morti. Giovani, bambini, un infante di soli 22 giorni. Dopo 50 anni di elucubrazioni giuridiche e finanziarie sul concetto di “proprietà” con il sacrilegio costante della parola: Misericordia.
C’è bisogno che il popolo di Casamicciola “ricominci a vivere”, esca dall’abitudine al peggio, ritrovi l’entusiasmo per i sogni possibili, riscopra il senso della Riconoscenza agli antenati ed onori degnamente i suoi morti del terremoto e dell’alluvione eternamente nel cuore dei sopravvissuti.

*direttore de il continente

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