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Tu vuò fa ‘u francese | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 1 luglio 2023

Non ho grande simpatia per il popolo francese e, sono sincero, so che questo è dovuto anche e principalmente a quel nazionalismo esasperato che li ha portati a lungo a rifiutare l’utilizzo delle lingue straniere con i turisti, mettendo in difficoltà chi, come me, gira il mondo intero grazie alla conoscenza dell’inglese. Così come non accetto di corroborare questo sentimento con la storica rivalità tra noi italiani e il popolo transalpino quanto a moda, gastronomia e mete turistiche e, men che meno, per le note questioni politiche in seno all’Unione Europea. 

Ma per non tradire la mia proverbiale sincerità a cui, come ben sapete, non rinuncio per nulla al mondo, ribadisco in questa stessa sede tutta la mia ammirazione per la gente di Francia, per quell’innata capacità, figlia di un chiaro retaggio storico-politico che tutti conosciamo bene, di aver sempre pronto un sussulto d’orgoglio che la spinga a scendere in piazza, talvolta anche in modo estremamente deciso o addirittura violento, per manifestare contro qualsiasi cosa leda o possa ledere i suoi diritti.

In questi giorni stiamo assistendo a manifestazioni da decine e decine di migliaia di persone in occasione della morte del giovane Nahel, ucciso da un poliziotto per il suo comportamento sospetto nel fuggire da un posto di blocco. E contemporaneamente, ecco scendere in campo da una parte quarantamila poliziotti a difesa della categoria e, dall’altra, la mamma della giovane vittima alla guida di una serie di cortei in diverse città della Francia. E in entrambi i casi non sono mancati episodi di violenza urbana che ricordano i no global e i black bloc.
Ma non serve andare troppo indietro con la memoria per tirar fuori decine di altre occasioni, più o meno importanti, in cui i francesi hanno deciso di scendere in piazza con altrettanta forza per difendere ciò a cui più tengono: dalle pensioni all’università, dalle tasse alla caccia, ogni anno non mancano certo notizie di questo tenore e tutte sorprendentemente narrate con un copione all’insegna dell’orgoglio e del furor di popolo. 

Ecco, quanto mi piacerebbe che anche noi italiani, ma soprattutto noi ischitani, sapessimo talvolta “fare i francesi” e ribellarci a tutte quelle incongruenze che prim’ancora che far male ai singoli, tendono a far male a tutti. Ma… potremo mai farcela?

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