giovedì, Dicembre 26, 2024

Il commissario Legnini nel labirinto della pianificazione urbanistica

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PEPPINO MAZZELLA | E’ un immenso labirinto il campo della pianificazione urbanistica nell’ isola d’ Ischia ancora sottoposta a due vetuste leggi vincolistiche la n. 1089 e la n. 1497 del 1939 e dalle quali nacque il 18 febbraio 1943 – in piena guerra mondiale in cui l’ Italia stava crollando e con essa il regime fascista – il decreto di approvazione del Piano Territoriale Paesistico, redatto dal prof. Alberto Calza-Bini ,da parte del Ministro per l’ Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, poi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 20 marzo 1943 n.65.

Con estrema naturalezza l’Arché. Mario De Cunzio – che era stato Soprintendente ai Beni Ambientali negli anni 70-80 – nella prefazione del libro di Nicoletta D’ Arbitrio e Luigi Ziviello sull’Architettura rupestre delle case di pietra nell’ ischia” nel 1991 scrive che quel Piano per circa 30 anni è stato rimosso, semplicemente rimosso, non ha avuto un’opposizione formale, non è stato annullato. Rimosso dalle coscienze e dalle penne stilografiche, poi penne a sfera, di soprintendenti, sindaci, architetti” e si deve ma soltanto dal 1970 al “soprintendente Di Geso l’inizio dell’applicazione perché era ancora valido”. De Cunzio afferma, cioè, che per 27 anni – dal 1943 al 1970 – proprio quelli del grande boom economico dell’isola d’Ischia lanciata a partire dal 1953 dal Cavaliere del Lavoro Angelo Rizzoli con i “Grandi Alberghi Termali” a Lacco Ameno fra le località turistiche internazionali NON ha avuto alcun strumento di pianificazione territoriale e di tutela paesaggistica. Ogni nuovo intervento edilizio – piccolo o grande – è stato “discrezionalmente” approvato dalla Soprintendenza così si spiega il disegno di una possente “trasformazione urbana” del piccolo villaggio di pescatori di Lacco Ameno in “centro alberghiero-termale-commerciale” del 1953 redatto dall’ arch. Ignazio Gardella (1905-1999) su incarico di Rizzoli. Proprio nel ventennio 1950-1970 l’isola d’Ischia passa da 18.843 vani censiti nel 1951 a 42.718 nel 1971 con un incremento del 60%. Pur applicando il Piano Paesistico Calza-Bini dal 1970 in poi circa 10 anni dopo – 1981 – i vani passano a 69.560 nel 1981 con un incremento del 63% il che dimostra che in una “società aperta” è difficile contenere quella che il prof. Malagoli chiamava “pressione storica dello sviluppo”.

Ho raccolto in un libricino del 2012 – 11 anni – dal titolo significativo “ Ischia, la Pianificazione mancata-la storia di uno sviluppo edilizio ed economico senza programmazione dal 1949 al 2012” le tappe che ho valutato più indicative della “ schizofrenia istituzionale” in materia di pianificazione territoriale partendo dal 1943 con una montagna di leggi e leggine, enti locali ed enti di diritto pubblico ,circolari, interpretazioni sentenze di tribunali e a distanza di 12 anni il libretto di può riproporre ( un’ultima copia l’ ho regalata al Commissario Giovanni Legnini l’altro giorno) perché la situazione con il terremoto del 21 agosto 2017 e l’ alluvione del 26 novembre 2022 è enormemente peggiorata e l’ isola d’ Ischia non solo non ha mai avuto un Piano Regolatore Generale ( lo stesso De Cunzio racconta che il prof. Calza-Bini aveva preparato anche il Piano Regolatore Generale “ ma in un giorno tra marzo e giugno 1943 Calza-Bini si accingeva a portare a Roma gli elaborati del piano il treno in cui viaggiava fu bombardato e nell’ incendio che ne seguì gli elaborati andarono distrutti”) approvato e messo in esecuzione ma a sei anni dal terremoto non ha ancora un “ Piano di Ricostruzione” – dizione impropria – e nel 2022 è sopraggiunta una catastrofe ancora più grave che ha drammaticamente fatto emergere che sia il “ rischio sismico” sia il “ rischio idrogeologico” con il “ rischio vulcanico” sono viventi e sono tutti sullo stesso piano e sono stati sottovalutati per almeno 70 anni.

Nel “Manifesto per Casamicciola che “E ‘ “Ischia” pubblicato interamente su IL DISPARI domenica 11 giugno 2023 con un filo di nota con ampia evidenza in due pagine è scritto fra l’altro che “l’isola d’ Ischia ha bisogno di un Piano di Assetto Territoriale. Ha bisogno di un Accordo di Programma (art. 34 testo unico enti locali) e l’attuazione di un “Contratto Istituzionale di Sviluppo” per una coesione economica e sociale capace di utilizzare i fondi del PNRR. Gli Enti strumentali di INVITALIA e della CASSA DEPOSITI E PRESTITI debbono essere coinvolti per un nuovo modello di sviluppo imperniato sulla transizione ecologica ed i cambiamenti climatici”. Dice ancora “Il Manifesto” che l’isola ha bisogno di un “Ente di Diritto Pubblico per la “Ricostruzione” come lo è stato l’Ente Valorizzazione Ischia (EVI) dal 1952 al 1972. È chiaro che il termine “Ricostruzione” nella fattispecie non si limita alla semplice ricostruzione di uno o più fabbricati ma alla “Ricostruzione” dell’intero sistema sociale ed economico ed istituzionale. È un’operazione talmente complessa che non si può fare in sei mesi ma occorrono almeno 20 anni e si deve realizzare a tappe così come non è possibile redigere e mettere in attuazione un “Piano di Assetto Territoriale” – cioè, un unico strumento urbanistico che sia Piano Paesistico e Piano Regolatore – in sei mesi. Ma bisogna partire con una “Riqualificazione Possibile” nel labirinto delle leggi puntando a non consumare suolo, alla mitigazione sismica ed idrogeologica, al rilancio economico, alla coesione sociale fra i sei Comuni. Credo che questa sia il percorso concreto che ha intrapreso il Commissario Legnini e credo che i sei Comuni e la società civile dovrebbe chiedere come primo provvedimento al Governo- cosa che noi facciamo qui come società civile – il rinnovo per almeno 5 anni dell’incarico a Legnini così come fatto per il generale Figliuolo nell’ alluvione in Emilia-Romagna. Per due catastrofi non si possono usare due criteri diversi.

Un potere straordinario deve avere il tempo necessario per attuare una gigantesca opera pubblica e deve farlo con la massima partecipazione e responsabilizzazione dei sei Comuni e da qui il richiamo all’ art.34 del Testo unico insieme all’ art.120 per la costituzione e la realizzazione di una altrettanto gigantesca “Trasformazione Urbana”. L’ eurodeputato Giosi Ferrandino nel febbraio 2020 – pochi giorni prima del confinamento per la pandemia – aveva promosso un fondamentale incontro con INVITALIA al Sorriso Resort proprio sulle possibilità del Contratto Istituzionale di Sviluppo. La pandemia bloccò il prosieguo. Oggi – l’ accordo di programma ed il contratto di sviluppo – sono strumenti necessari per integrarsi con l’ azione concreta del Commissario Legnini ( l’ ordinanza prossima di Legnini per il recupero del Pio Monte della Misericordia a Casamicciola è un concreto “ piano particolareggiato di riqualificazione urbana” senza consumo di suolo anzi con enorme ampliamento del verde pubblico o di uso pubblico dalla Piazza della Marina fino a Piazza dei Bagni e comprendendo anche Corso Garibaldi e Via Principessa Margherita e prevede anche un insediamento residenziale pubblico per la delocalizzazione recepisce la proposta da Gino Barbieri su progetto preliminare dell’ arch. Domenico De Siano apparsa su IL CONTINENTE nel n.1 del 2019 ed ulteriormente ampliata nel n.2/ 2019 con altri 25 punti di solo “ recupero urbanistico” con un chiaro “ disegno di paese”).

Si possano e si debbono utilizzare tutte le fondi di finanziamento cogliendo questa straordinaria occasione. È indispensabile avviare un nuovo modello di sviluppo economico con le “pubblici company” con la diretta partecipazione al capitale di rischio di INVITALIA e della CDP poiché occorre recuperare almeno 15 attività alberghiere-termali- commerciali e l’imprenditoria privata di piccole dimensioni non ce la fa. L’ urbanistica, la pubblica amministrazione, l’imprenditoria privata e quella pubblica, si debbono coniugare con le regole e le possibilità della “finanza di territorio”. È un ritorno sotto nuove vesti della gloriosa Cassa per il Mezzogiorno.
L’on. Giosi Ferrandino è oggi anche sindaco di Casamicciola, la cittadina più colpita, e credo che debba avere la forza di farsi promotore di una “unità sostanziale” dei sei Comuni. Nei fatti. Non nelle parole.
Il labirinto ci offre una via di uscita. Dobbiamo coglierla come quelle belle parole della canzone di Leonard Cohen: “c ‘ è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce”.

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