In queste settimane, forse mesi, ho ascoltato e letto le teorie più stambe circa la crisi che vive la nostra isola. Le motivazioni più populiste, più demagogiche, più idiote e qualcosa di leggermente interessante solo scavando affondo. Con impegno.
Rispetto al passato, tuttavia, sembra ci sia una reazione istituzionale. I sindaci hanno incontrato De Luca; hanno poco interloquito con il governo e con la Santanchè e, nell’occasione, hanno assunto la stupida posizione di accoglienza istituzionale quando, invece, avrebbero dovuto gestire momenti e occasioni, tuttavia, hanno compreso che c’è qualcosa che non va. Che serve qualcosa di diverso. Magari immediato.
Più leggo e ascolto le varie analisi e le varie diagnosi, più mi sembra di continuare a vivere fuori dal mondo reale. Una sorta di “matrix” parallelo dove, però, il collegamento con “operatore” è saltato.
Il Comune di Ischia continua la sua strada intrapresa un anno fa con Ejarque e resta zavorrato (in maniera fin troppo imbarazzante dalla Festa di Sant’Anna e dal Corte di Sant’Alessandro che iniziano a percorrere i primi passi della loro fine se non cambia qualcosa di radicale!).
Barano resta a guardare sapendo che da Città Metropolitana si potrà “prendere” con calma e con metodo quando servirà: ad oggi Dionigi conta le “fascine” delle scelte intelligenti realizzate con chi aveva capito che la delocalizzazione era fondamentale.
Serrara si appresta a vivere la sua stagione con dignità e programmazione e amministra bene le buone prospettive di porto e cittadina. Serve solo un po’ di pugno duro contro gli esercenti locali di servizi pubblici e qualche altra decisione “strong”.
Casamicciola vive il suo “riavvio”. Deve tenere duro ancora poca per poi provare ad invertire il suo ruolo di marcia.
Lacco Ameno è ostaggio dei capricci dei propri amministratori, di una totale assenza di visione e di qualche tentativo estivo che serve più a sprecare danari per prebende e piccole mance che a fare altro. Il porto “contro” e il resto a come viene è uno schema che dura poco.
Stani Verde a Forio, anche lui in fase di riavvio, oltre all’onda lunga dell’elezione ha dalla sua un territorio e un’economia più forte, meno appesantita dal recente passato e che fa i conti con una vitalità che fa registrare segni positivi.
Questa breve analisi, tuttavia, guarda a noi. All’esterno, invece, c’è il vuoto. E, oltre al vuoto, ci sono gli altri. L’ho detto e scritto fin troppe volte e, purtroppo, scrivere “lo avevo detto” non mi provoca nessuna emozione. Nulla, forse aumenta solo il sentimento di frustrazione a vedere questo paese nelle mani di gente eletta in virtù di buoni spesa e di assenza degli avversari.
Siamo arrivati al fine corsa mentre attorno a noi Napoli conquista milioni di visitatori, conquista con Diego Armando Maradona, con le attrazioni locali “con mollica o senza” e noi, invece, rimpiangiamo tedeschi, russi e quelli di una volta. Come se esistesse un mondo che è rimasto fermo insieme a noi da qualche parte che potremmo chiamare.
Ci fa schifo questo e ci fa schifo quell’altro e andiamo avanti pensando di affrontare le sfide del mondo con un divieto di sbarco pensato e attivato come 40 anni fa. Continuiamo a fare la “guerra”, a parole, con i vicini di terra e guardiamo ai singoli di “altrove” come obiettivi da raggiungere.
Continuiamo a fare paragoni con tutto il mondo, ci ammocchiamo le classifiche pagate e commissionate e non ci rendiamo conto del nostro, primo, problema: abbiamo perso i “vicini”. O meglio, i nostri “vicini” ci hanno schifato.
La frana di novembre non ha nessun riverbero sulla nostra crisi. La questione sicurezza non ha nessuna importanza con quello che stiamo vivendo noi. Non a caso, mentre l’acqua è ancora alta in Romagna, la stessa Romagna si presenta come “La Romagna è la vacanza degli italiani” in tv, sui social e dovunque.
Procida sfrutta ancora l’onda lunga della “Capitale della Cultura” e questo è uno dei nemici più grandi con cui dobbiamo fare i conti. Abbiamo fatto i fighi quando Dino Ambrosino e compagni annunciavano gli eventi invece di guardare con gli occhi aperti il pericolo che cresceva vicino a noi. Oggi restiamo con la bocca aperta quando gli aliscafi si svuotano a Procida. Procida era una nostra rivale. Procida è una nostra rivale. Così come lo è Napoli. Così come lo è Bacoli. Così come lo sono i nostri “vicini”.
Una volta, forse è più facile capirlo, i “vicini” dovevano venire da noi per dare un senso alla loro estate. Non è più così. Oggi siamo solo “vicini” e certe volte è meglio starsene a “casa”.
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In una sola parola: “arronzate” di meno e rispettate di più chi ci viene – ancora! – a trovare! E vale per tutti!