domenica, Febbraio 2, 2025

Vescovo Villano: «Noi tutti dobbiamo comunicare cordialmente, come dice Papa Francesco»

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La presentazione alla stampa in attesa di settembre. «L’impressione che ho avuto è di una Chiesa che è vicina alla gente e la sensazione è che qui debba rispondere ad una doppia sfida, quella invernale e quella estiva». Le questioni da risolvere? «Io credo molto nel cammino sinodale e le vorrei affrontare in quest’ottica»

Gaetano Di Meglio | Un incontro per la stampa doveva essere e un incontro per la stampa è stato. Il Vescovo Carlo Villano si è presentato come “uno di noi”. Il volto è schietto. Il sorriso è sincero. La consapevolezza del ruolo, della responsabilità e di quello che c’è da fare è evidente. Chiara.
Al centro degli oltre 40 minuti di incontro una frase che merita attenzione più delle tante altre: “mettere al centro la Parola di Dio”. Non c’è modo migliore per iniziare.
Carlo Villano è presentato da Carlo Candido.
Il vescovo di Ischia e Pozzuoli, in alcuni tratti, ha ricordato un giovane Filippo Strofaldi. Si intravedeva quel tratto sereno che, nel caso di Filippo, continua a riecheggiare.

«Innanzitutto mi presento, il mio nome è Carlo Villano, fino ad ora ausiliario della Diocesi di Pozzuoli e provengo dalla Diocesi di Aversa che con voi ha avuto in comune il Vescovo Cece. Sono contento di essere qui in quest’incontro con i giornalisti perché credo sia importante per noi comunicare cordialmente e ciò, come ci suggerisce Papa Francesco, sta a sottolineare un’attenzione reciproca. Che impressione ho avuto dell’isola d’Ischia? Sono stato due volte in una forma e in un tempo prolungato, mi riferisco soprattutto alla Settimana Santa di quest’anno e di quello scorso. Poi in alcune circostanze sono stato invitato da qualche parroco per le celebrazioni. L’impressione che ho avuto è di una Chiesa che è vicina alla gente, ma anche di persone attente e sensibili alla vita della Chiesa. La sensazione è che qui la Chiesa debba rispondere ad una doppia sfida, quella invernale e quella estiva. Mi rendo conto che, ad un certo punto, è come se diventassero due Diocesi in una: durante il periodo invernale c’è il ritmo quotidiano, poi in quello estivo è tutta un’altra realtà. È una prova che voi avete già accolto e vivete, io continuerò ad accoglierla e la condividerò con tutta la Chiesa di Ischia. L’impressione è quella di una Chiesa, come ci insegna Papa Francesco, che ha voglia e desiderio di camminare insieme. Ho incrociato il vostro cammino sinodale e ho visto che è una Chiesa che si è messa su questo cammino indicato da Papa Francesco con desiderio, con forza e con il coraggio di sperimentare anche strade nuove».
– C’è un aspetto in particolare che ha trattato con Monsignor Pascarella rispetto a questo suo nuovo incarico?
«In realtà non è ancora un dialogo approfondito sull’isola d’Ischia. Monsignor Pascarella, più che su un aspetto specifico, mi ha parlato dell’isola d’Ischia, anche della complessità alla quale facevo riferimento in precedenza, mi ha descritto come certe realtà siano belle e vive. Ha sottolineato l’aspetto positivo dell’essere questa Diocesi, una Diocesi nella quale si cerca di fare attenzione al cammino di fede delle persone. Un aspetto positivo di questa realtà, oltre al dialogo tra le comunità parrocchiali piccole, è che le persone si conoscono personalmente e non sono anonime».

L’UNIONE DI DUE DIOCESI

– Tante parrocchie, sebbene con un amministratore, non hanno un Pastore che se ne occupi in maniera stabile ed esclusiva. È un aspetto sul quale si concentrerà?
«Come dicevo, non siamo entrati nello specifico delle situazioni anche perché il Vescovo Gennaro mi dà modo di entrarci personalmente. È evidente che la presenza di un parroco per tre comunità parrocchiali è dovuta ad una presenza di sacerdoti che si va riducendo in tutta la Chiesa. Certamente sono realtà che incontrerò e credo che ne parlerò con i sacerdoti della Diocesi. Io credo molto nel cammino sinodale e a me piacerebbe entrare in queste situazioni sinodalmente».
– In un’intervista recente il Vescovo Pascarella ha dichiarato che inizia questo cammino verso l’unione delle due Diocesi. Ci può illustrare quale è la direzione?
«Si tratta di due Diocesi che al momento hanno un loro cammino, restano distinte ma sono unite nella persona del Vescovo. L’obiettivo è quello dell’unificazione, comprendo la difficoltà di una Diocesi più grande che possa inglobare quella più piccola, ma la sfida forse è proprio quella dell’unione. Unirsi come due Diocesi che alla fine diventeranno un’unica Chiesa. I tempi non li conosciamo ma, come chiede Papa Francesco, la bellezza è di camminare insieme, valorizzando la ricchezza delle nostre storie: se impareremo a valorizzare le nostre ricchezze, non ci sarà la più grande che ingloba la più piccola, ma quando il Signore vorrà ci sarà un’unica Chiesa, ricca di tradizione e bella nelle persone che avranno percorso questo cammino. In realtà questo cammino delle Diocesi parte da lontano. Se guardate alla storia della Chiesa, ci sono sempre state Diocesi che a un certo punto, per tanti motivi, vengono unite. È una sfida che dobbiamo accogliere anche in una prospettiva di fede. Questo cammino, dovunque e come ci porterà, vogliamo che sia aperto alla voce dello Spirito. Per le nostre Chiese la prima cosa da fare è mettersi in preghiera e invocare lo Spirito, perché lì dove andremo non sarà frutto della nostra volontà, ma sarà un andare perché abbiamo ascoltato lo Spirito, sempre con la nostra mediazione. A me piace proprio questo: lì dove ci condurrà il Signore, lo farà perché abbiamo ascoltato lo Spirito. Il Signore non ci farà mancare il suo sostegno e se Papa Francesco ci sta indicando questa direzione, credo che sia per il bene della Chiesa. Oggi fatichiamo a comprenderlo, ma le dinamiche dello Spirito in un primo momento sconvolgono per poi farci ritrovare la via dell’unità. Io credo che sia un cammino bello, entusiasmante, impegnativo, ma lo accogliamo con gioia».

LE NOMINE DEI NUOVI SACERDOTI

– Abbiamo letto di un possibile scambio di parroci tra la Diocesi di Pozzuoli e quella di Ischia. E’ una pratica che presto potremo vedere realizzata anche qui da noi?
«La Chiesa ha sempre conosciuto questa attenzione delle chiese numericamente più ricche di sacerdoti verso le chiese più povere di sacerdoti e, attraverso l’istituto Fidei Donum, i sacerdoti sono inviati in altre chiese come dono della fede là dove c’è scarsità di clero. In prospettiva questa può essere una strada da percorrere e la percorriamo in un’ottica sinodale. Al momento non si può imporre perché le Diocesi restano distinte, deve essere il sacerdote a chiederlo e a essere disponibile, ma credo che sia una strada bella da percorrere se ci saranno sacerdoti di Ischia che andranno a Pozzuoli e viceversa. Numericamente il problema non lo risolviamo ma andiamo oltre, nella bellezza dello scambio reciproco».
– Il suo rapporto con il mare.
«Ho un buon rapporto. Il mare l’ho vissuto sempre in maniera balneare e credo, come la montagna, che sia il luogo in cui una persona si ritrova con se stessa. La natura, come dice Papa Francesco, è il luogo in cui l’uomo può ritrovare se stesso perché in armonia con il creato, che è in armonia con il Signore».

Sappiamo che ci sono molte realtà parrocchiali che ad Ischia aspettano un nuovo pastore. C’è Ischia Ponte, Serrara Fontana. Ancora Fiaiano. Crede che il Vescovo Pascarella, attuale amministratore apostolico, completi le sue decisioni o, invece, lascerà a lei il compito di dover effettuare le nuove nomine?
«Il Vescovo è già a colloquio per queste realtà da qualche mese. Credo che lui interverrà e saranno realtà che verranno affrontate da lui. Non credo che bisognerà aspettare settembre, anche perché, con tutta onestà, quando verrò dovrò prima conoscere queste situazioni, delle quali ho solo sentito parlare: nel prendere decisioni su una realtà che non si conosce, si fanno più danni che altro. Come emerso anche nell’intervista al giornale diocesano, il colloquio del Vescovo con i sacerdoti è già avviato da mesi, quindi credo che i tempi non andranno per le lunghe».

VICINANZA E AMORE

L’ Isola di Ischia, come lei stesso ha dichiarato, ha una risonanza mondiale. Tutto questo, aumenta il senso di responsabilità?
«Come Chiesa siamo responsabili di quello che comunichiamo. Per questo dico che occorre comunicare cordialmente, anche chi fa comunicazione, voi professionisti della comunicazione. Come ci ricordava nella sua lettera Papa Francesco, siamo chiamati a comunicare cordialmente, noi verso di voi e voi verso l’esterno, verso chi guarda e chi ascolta. Certamente io, ma credo anche i sacerdoti, sento come una responsabilità questo eco mediatico che poi è mondiale. Leggevo i giorni scorsi che tante persone da tutto il mondo, personaggi famosi, arriveranno sull’isola di Ischia e, volente o nolente, si ha una visibilità. Lo accennavo prima, questo è importante: nella pastorale dobbiamo tenerne presente, perché se lo straniero non famoso si sente accolto dalla comunità ecclesiale dell’isola Ischia, tornerà in America, in Germania o dove vive e dirà “in Italia ho fatto una bella esperienza di Chiesa accogliente che è la Chiesa di Ischia”. Non avremo rilevanza, però siamo responsabili del messaggio evangelico che annunciamo».

Quale segno vuole lasciare?
«Il segno che mi piacerebbe lasciare è quello della vicinanza, volere bene ai preti, alle persone, al popolo che il Signore mi affida. Ecco, questo sarebbe il segno più bello che posso lasciare: se un giorno qualcuno dirà il Vescovo Carlo ha voluto bene ai preti, alla gente, sarà il tesoro che porto davanti al Signore».

Segnerà comunque una continuità con il Vescovo Pascarella?
«Certamente è importante continuare il cammino. Il Vescovo che viene non interrompe un cammino, ma lo prosegue, lo porta avanti. Sicuramente ci sarà una continuità con quanto già la Chiesa e il Vescovo con i sacerdoti coinvolti stanno facendo».

SPERANZA NEI GIOVANI

Ama, accogli, ascolta, le tre famose A che disse Giovanni Paolo II. Cosa resta oggi di questo messaggio? Sulla scelta del versetto?
«I verbi ama, accogli, ascolta a me sono rimasti tutti e tre. Il coinvolgimento, e l’ho richiamato anche nel triduo, di tanti giovani, di ragazzi e di persone dell’Isola nella triste frana del novembre scorso, mi ha riportato alla mente, al cuore che è un’isola che sa amare. Quella parola è rimasta e quello che mi dà fiducia e coraggio, è che è rimasta soprattutto nei giovani. A volte noi parliamo dei giovani quasi in maniera disincantata. Anche se dall’altra parte del Golfo, perché di qua c’era il Vescovo Gennaro, sono rimasto incantato da questi giovani che hanno fatto di tutto per andare a spalare, per rendersi utili in qualche modo, anche stando lì a donare un sorriso.

Forse non ce ne rendiamo conto, ma pure una presenza, pure vedere un giovane che sta lì perché si sente partecipe di quello che è avvenuto, per me, Pastore e Vescovo di questa Chiesa, è veramente un motivo di speranza perché nei giovani riponiamo molto, non solo il futuro, ma anche il presente. Per il versetto, parlavo con Don Carlo prima dell’importanza della parola che genera. Nei nostri percorsi di formazione e di catechesi è importante recuperare la centralità della parola di Dio come quella che orienta la nostra vita. Se ci prestiamo attenzione, vediamo che il Signore, quando ci parla attraverso il Vangelo che è stato messo su carta duemila anni fa, pare che stia parlando di me in questo momento e ci stia suggerendo vie nuove da percorrere. Credo che la parola di Dio debba continuare ad accompagnarci, perché, altrimenti, correremmo il rischio di andare soltanto secondo la nostra parola e, soprattutto, perché questa parola che genera, significa che è parola che genera all’incontro con Cristo. San Paolo è approdato a Pozzuoli e, secondo la tradizione, nell’andare verso Roma è passato per Aversa, tant’è vero che ad Aversa si celebra la festa patronale il 25 gennaio, giorno della sua conversione. Ho cercato di dire queste cose».

Ci sarà una cerimonia formale?
«Sì, ci sarà una cerimonia di inizio Ministero. Si sta ragionando su alcune date, ma penso al più presto».

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