Sebastiano Cultrera | Dopo l’elezione di Graziella, quasi ogni anno, si scatena un dibattito; che riguarda, inevitabilmente: la ragazza eletta, i costumi, la serata e tutti gli elementi possibili. È un po’ il nostro “Sanremo” isolano, con tutte le code di discussione successive, che “ravvivano” la ricorrenza. La “nostra” Ileana De Sanctis ha espresso un punto di vista sulla “modernità” della figura di Graziella, tentando di strapparla dai canoni di un mieloso romanticismo da romanzo d’appendice.
Adesso la dott.ssa Mormando esprime una opinione, invece, nettamente conservatrice, che vuole portarci a preservare, rigidamente, l’identità procidana della Graziella. È una opinione che pubblichiamo, perché il nostro spirito è di apertura e di estrema libertà. Tuttavia, non possiamo che prendere distanza da alcune valutazioni che non sembrano più solo culturali, ma che possono dare adito ad equivoci.
L’appartenenza ad un gruppo entico, o, peggio ancora, la genetica sono cose diverse dalla memoria e dalla tradizione, che è legittimo volere preservare. Volendo preservare quelle, invece, si imbocca un cammino di semplificazione cieca e, quindi di sonno della ragione. Che, nella Storia, ha generato Mostri.
In ogni caso, per i motivi detti, riceviamo e pubblichiamo quanto scritto da Federica Mormando*: “Una bella ragazza in costume procidano, capelli e occhi nerissimi, sorride felice: è Amina, la Graziella 2023. Rappresenta Graziella, la fanciulla che ha amato ed è stata amata da Lamartine, è figlia di una sudafricana zulù, gruppo etnico di lingua bantù, e di un isolano.
È l’incontro fra due mondi, dichiara il sindaco. Sarebbe bello istituire un premio “i due mondi”! Ma la Graziella è un simbolo identitario, l’identità non è incontro fra mondi, è l’insieme di caratteri particolari che individuano una persona come appartenente a un luogo distinto dagli altri. Identità coinvolge l’origine, la storia. Oggi soprattutto le minoranze possono ancora difendere l’identità, indebolita fino a sparire nelle grandi città, confuse fra lingue e tradizioni diverse. Identità di una minoranza comprende la tradizione, che, se non più seguita nel quotidiano, è rimasta nella memoria anche genetica. Oggi incarnare una precisa identità sembra un’offesa a tutti gli altri, come se dovessimo essere tutti uguali a dispetto della realtà. Ci si mescola, si smarrisce la storia.
Proprio perché sta sparendo è ancora più importante che della tradizione ci sia un ricordo, preciso. Che a mio avviso dovrebbe essere incarnato da una ragazza come Graziella, nata da procidani di Procida. Nessuno vieta di istituire un premio ispirato alla realtà contemporanea, che non dovrebbe cancellare quella cresciuta nei secoli”. *Medico chirurgo – Psichiatra – psicoterapeuta – specialista metodo montessoriano