Sebastiano Cultrera | Uno Spettro si aggira per l’isola di Procida: lo Spettro della DROGA! Le recenti azioni dei Carabinieri hanno portato alla luce (e, meritoriamente, stroncato) un giro di consumo e spaccio di dimensioni notevoli (a mia memoria il più grande finora riscontrato). Le cronache parlano di sequestro di quasi un chilo di sostanze stupefacenti, con una parte rilevante di cocaina, droga costosa e dagli effetti devastanti. Altre azioni e altre indagini sembra siano in corso e bisogna sottolineare che, dal fronte della repressione e dell’ordine pubblico, i risultati sembrano soddisfacenti. Anzi credo che l’intera comunità, SENZA ECCEZIONE ALCUNA, dovrebbe mostrarsi grata verso l’arma dei carabinieri e verso il comando e la stazione locale.
Anche perché la droga, purtroppo, ha continuato a fare, direttamente o indirettamente, vittime sull’isola. È di poche settimane fa un’altra tragedia che ha visto vittima un altro giovane isolano, con la presumibile concausa derivante da abitudini di vita improprie.
Manco a dirlo, a fronte di qualche pudica notizia di stampa, i social tacciono, gli indignados da tastiera si occupano d’altro e, purtroppo, sembrano assenti le istituzioni civili, la politica e l’intera società procidana.
Quindi è opportuno ricordalo, ad abundantiam: LA DROGA UCCIDE! E allora, perché percepiamo un SILENZIATORE su questo TEMA? Il problema DROGA, infatti, NON È e non può ESSERE TRATTATO esclusivamente come un tema di ordine pubblico. Le forze dell’ordine (i Carabinieri, soprattutto) stanno facendo la propria parte, infatti. Ma la DROGA È UN PROBLEMA DELLA SOCIETA’ e non possono farsene carico solo gli uomini in divisa.
Ma per sconfiggere il MOSTRO bisogna avere il coraggio di GUARDARLO IN FACCIA.
L’isola è, invece in SILENZIO, tranne qualche mormorio da ombrellone che, come da copione, l’ipocrisia dominante cerca di lasciare sotto traccia.
Tutti gli studi e gli esperti del settore concordano, invece, che la CONSAPEVOLEZZA e il ruolo della SOCIETA’ è fondamentale per affrontare il disagio sociale e le motivazioni (talvolta recondite) che portano i giovani ad abbandonarsi a questa terribile esperienza. Il SILENZIO, invece, è contiguo alla COMPLICITA’, magari non consapevole, ma ciò non di meno dannosa.
E qui non si potrà fare come con il tema razzismo: tollerando, cioè, forme di razzismo sussurrate sotto l’ombrellone e tentando di salvarsi la coscienza scagliandosi contro il cronista che segnala il fenomeno.
I problemi importanti vanno affrontati nella loro interezza e con tutte le loro asprezze. Ma è proprio vero: i leoni da tastiera ruggiscono solo alle prede facili e vicine e temono di misurarsi con situazioni veramente significative. Tuttavia con un tema del genere non può funzionare lo schema delle PUBBLICHE VIRTU’ (e belle parole) usate per coprire il VIZIO PRIVATO.
Se vogliamo veramente salvare i nostri giovani c’è bisogno di una PRESA di COSCIENZA e UNA ASSUNZIONE di RESPONSABILITA’ della intera classe dirigente dell’ISOLA.
Ma siamo lontani da ciò: la politica sembra abbia concordato il silenzio in una modalità bipartisan (e su quel silenzio, anche dell’opposizione, è meglio stendere un velo pietoso); la scuola è abbastanza assente sul tema (e la droga dilaga tra i giovanissimi); le famiglie, spesso, non vogliono vedere o vedono le uova rompersi solo quando la frittata è fatta; la società civile e la cultura isolana sono vittime, oramai, sempre più, dell’estetica del politicamente corretto. Dove tutti sono pronti a difendere una isola “ben pettinata e corretta” solo in superficie e capaci solo di dure reprimende verso chi rivela un ricciolo fuori posto nella capigliatura. Guai a turbare la narrazione di una isola felice che, nei fatti, NON esiste! L’isola è, invece, attraversata, in gran parte, delle stesse contraddizioni della società italiana e va guardata, considerata e misurata col metro della ragione e con la giusta distanza ed autonomia di giudizio.
Non potrebbe essere altrimenti: infatti i nostri giovani vivono le stesse angosce dei giovani di questa epoca, magari accentuate dalla insularità e da un ambiente, obiettivamente, più chiuso.
O capiamo queste cose o facciamo fatica a costruire un FUTURO per i nostri Giovani, che vivono già in una prospettiva di “andarsene” dall’isola e che quindi più facilmente si abbandonano nelle “scorciatoie” per vincere un disagio esistenziale, oltre che sociale. Certo si tratta di un tema complesso (che merita una trattazione complessa) ma la tentazione che sta prevalendo, che è quella del SILENZIO (magari derubricando il tutto ad un tema di ordine pubblico) è profondamente SBAGLIATA.
La dimensione del fenomeno DROGA è allarmante ed è evidente non soltanto per la QUANTITA’ riscontrata, ma anche dal fatto che sembrerebbero coinvolti, come consumatori, tantissimi procidani di età, professioni e attitudini differenti. Nessuno chiede la gogna per i consumatori, ma se, da quello che si dice, ci fosse veramente una lista coi nomi dei consumatori e delle quantità consegnate, e corrispondesse a verità, sarebbe un bel colpo alla società “ben pettinata” che qualcuno vuole rappresentare.
Serve quindi un sussulto di DIGNITA’ e di RESPONSABILITA’. Nessuno di noi se ne consideri esente. Per riprendere il TIMONE della propria Storia bisogna recuperare, imbarcare e rendere protagonisti i Giovani. Ma per fare ciò bisogna smettere con torbide CECITA’ indotte da convenienze piccine e da GRANDI (e colpevoli) IPOCRISIE!