Gaetano Di Meglio | foto franco trani | 21 agosto. Le date fanno parte della nostra vita. La scuola, prima, insegnava ad impararle a memoria. E ieri è stato il nostro 21 agosto, l’anniversario del terremoto di Casamicciola. Un altro anniversario vissuto sotto tono, senza la giusta importanza e, forse, anche perché ancora senza risposte è difficile fare le cose in grande. In verità, le avremmo fatte – in grande – già dal primo anno.
Ieri, però, è stata la giornata del saluto istituzionale, della conferenza, della presentazione del quadro attuale. Nella nuova sala del consiglio comunale di Casamicciola, che dopo sei anni ha una dimensione decente, accogliente, forse piccola, ma senza quello squallore del Capricho di Calise, hanno sfilato le autorità, si sono presentate le cose fatte e, in qualche modo, si è segnato un punto. Un punto a sei anni.
Ma ieri è stato anche il giorno delle verità. Scomode e amare. Tuttavia, verità.
Il sindaco di Casamicciola Terme, l’onorevole Giosi Ferrandino non le manda a dire e, parlando ai nostri microfoni, mette una serie di puntini sulle “i” che lasciano riflettere.
Sindaco, nonostante i pochi giorni di carica, la ferita, la responsabilità, il peso di sei anni dal sisma si sente lo stesso come cittadino, come politico e come chi vuole bene a questa terra.
“Sì, la percepiamo come amministrazione perché, anche se poco responsabili in quanto arrivati da poco, ci sentiamo responsabili come istituzione. Credo che in questi anni le istituzioni non abbiano fatto quanto dovevano. Tuttavia, devo dire che, da un po’ di mesi a questa parte, grazie anche ad un commissario eccellente, che opera con chiarezza e concretezza, c’è piena sintonia con l’amministrazione in carica. Non dimentichiamo che durante l’alluvione c’era una struttura commissariale che gestiva e sosteneva le sorti del comune di Casamicciola. Oggi ci sono tutte le condizioni per poter dare le risposte che i cittadini attendono pazientemente da ormai sei anni, dobbiamo dar loro fiducia e certezze sul futuro. C’è un’ordinanza che prevede con chiarezza le delocalizzazioni, cioè chi sceglierà di andare via da quelle zone per un luogo più sicuro, potrà farlo anche volontariamente prima che qualcuno dall’alto possa dire che lì non si può più costruire. Oggi è stato pubblicato sul BURC della Regione Campania il piano della autorità di bacino, il cosiddetto PAI, verso il quale dovremmo per forza fare delle osservazioni perché, secondo noi, prevede delle cose assurde. Ovviamente sempre tutelando la sicurezza, le vite umane e la tranquillità dei nostri concittadini di continuare a vivere in quei luoghi, ma non di più»
-Ci spieghi meglio
«Nel senso che non bisogna scaricarsi delle responsabilità vincolando un territorio anche lì dove non è necessario e soprattutto senza dare la possibilità di metterlo in sicurezza e di mitigare il rischio. C’è anche una fase di messa in sicurezza, un luogo che oggi non lo è potrà essere al sicuro domani dopo gli interventi che si stanno facendo e si faranno. Parliamo di centinaia di milioni di euro che verranno impiegati per mettere in sicurezza il territorio, devono essere anche finalizzati a far rientrare e a far star tranquilli in cittadini nelle proprie abitazioni. Sembra quasi lapalissiano dirlo, ma ci siamo accorti che bisogna dirlo. Al mio fianco avrò il commissario nel dare battaglia, faremo il possibile per fare in modo che sia un piano credibile, che badi alla sicurezza, ma senza trascurare un territorio come il nostro che ha tanta voglia di svilupparsi e progredire”.
Sei anni di attesa, pochi mesi di carica, il comune di Casamicciola però ha già una nuova sede.
«È un altro dei messaggi che abbiamo voluto inviare, un segnale importante, ma anche un atto concreto perché, se non si mettono i dipendenti in condizione di poter lavorare in sicurezza, con tutte le tecnologie e gli spazi a disposizione, a loro non si può neanche chiedere troppo. Fino ad ora hanno lavorato in condizioni disumane. Ancora oggi, e spero solo per pochi giorni, si opera in ambienti senza ricambi di aria, con infiltrazioni, poco sicuri, che dovevano essere lasciati quanto prima e noi lo abbiamo fatto. In pochi mesi abbiamo fatto una cosa che poteva avvenire già sei anni fa e non riesco a comprendere perché non sia avvenuto. È un messaggio di fiducia verso i numerosi cittadini che sono qui, superiori ad ogni aspettativa. Credevo che la saletta nuova, che sarà la sala del prossimo consiglio comunale, fosse sufficiente e invece no, ce ne volevano due. È un argomento sentito dai cittadini, i quali hanno voglia di riprendersi, di rimboccarsi le maniche. Questo è un altro messaggio: le cose quando si vogliono fare, si possono fare. Con questo piglio l’amministrazione andrà avanti nei prossimi mesi, su questo possono essere certi».
Sindaco, abbiamo letto il report del commissario Legnini. I numeri dei progetti richiesti, avanzati, finanziati, ma anche sospesi o rigettati, rappresentano una cifra ancora troppo piccola. C’è ancora poca fiducia da parte dei cittadini?
«Questo è un fenomeno un po’ strano, nel senso che si stenta a presentare i progetti. Ora bisogna capire a cosa è dovuto il fenomeno. Una motivazione può essere che i tecnici non riescono a presentarli per la troppa mole di lavoro, oppure perché i cittadini temono che la loro istanza possa essere rigettata perché non credono nelle istituzioni o perché pensano che la sovrintendenza sia troppo severa nel giudicare i propri condoni edilizi. Tuttavia, devo dire che, rispetto ai primi casi, il 95% delle pratiche presentate, e parlo del primo e secondo condono perché sul terzo va a aperta una parentesi successiva, sono state approvate. Bisogna fare in modo che si presentino, perché senza un’istanza e senza la presentazione della documentazione tecnica da parte dei cittadini, poco possono fare sia il comune che il commissario».