I sindaci dell’isola hanno omaggiato il nuovo vescovo di una preziosa Croce Vescovile. Dopo la consegna, il Vescovo Villano ha commentato con un po’ di emozione: “Vi ringrazio di questo dono. Mentre ascoltavo le parole, mi colpiva questa vicinanza con la perdonanza, con Celestino perché mi riporta alla mia esperienza, alla mia vita. Il Signore si diverte a legare tutto, anche se non ci conosciamo lega le nostre vite, i nostri sentieri. Per sette anni sono stato Parroco presso la Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo di Aversa: questa Parrocchia è detta anche della “Madonna di Casaluce” perché ne conserva l’immagine per quattro mesi l’anno ed è stata caratterizzata, nel corso dei secoli, dalla presenza dei monaci seguaci di San Celestino.
La tradizione vuole che Celestino V sia anche passato per Aversa e abbia celebrato sull’altare della Parrocchia dove sono stato parroco: questo ha rappresentato per me un segno di come il Signore accompagna le nostre storie e fa intrecciare in maniera bella e armonica le nostre vite. Vi ringrazio anche di questa croce che è il simbolo che noi vescovi portiamo sempre. Saluto e ringrazio il Vescovo Gennaro per la sua vicinanza e per avermi accompagnato in questi anni.
La croce per i vescovi sta ad indicare che Cristo per noi ha dato la vita e questo dare la vita è l’amore più grande di Dio per noi. Vi voglio testimoniare questo: chiedere al Signore che mi aiuti a dare la vita per voi e che questa Croce possa essere un richiamo di chi mi ha chiamato ad essere suo discepolo e a dare per questa Chiesa la vita fino alla fine delle mie forze e della mia esistenza. Da parte mia c’è l’assicurazione di continuare il cammino insieme, un cammino che parte da lontano con il Vescovo Gennaro per una Chiesa che è attenta al territorio, che si impegna a leggerlo e ad ascoltare più che a dare risposte, che sa camminare insieme per cercare queste strade nuove che il Signore ci indica: come Chiesa è certamente un cammino che siamo chiamati a rinnovare insieme alla Chiesa di Pozzuoli per trovare nuove strade per annunciare il Vangelo e incontrare le persone dove vivono. La presenza delle istituzioni rappresenta proprio quest’attenzione verso le persone che abitano il territorio. Ringrazio ancora, insieme a tutti voi, il vescovo Gennaro per l’impegno che ha portato avanti in questi due anni “.
LA CROCE PETTORALE DI MONS. VILLANO
La Croce Pettorale di Mons. Carlo Villano, gentil dono delle sei municipalità che adornano l’incantevole isola di Ischia, è un pregevole manufatto artigianale frutto dell’abile maestria di Laura Caliendo, dell’eminentissima città dell’Aquila, presso la rinomata ditta Oroart. Composta con una nobile fusione d’argento dorato e impreziosita da cinque cammei in cui la corniola riveste un ruolo centrale, essa si configura come un autentico “verbum abbreviatum”, in quanto racchiude in sé tutti i simboli che sintetizzano il ministero del nuovo Pastore:
La sua forma, ricavata dalla croce del perdono, che fu esibita nella perdonanza celestiniana del 2009, è emblema della misericordia e del perdono, divenendo un tangibile e attuale segno della salvezza.
Al cuore di questo sacro emblema, brilla l’immagine di Cristo Pantocràtor, l’unico Maestro che ci viene presentato dal Vangelo secondo Matteo.
Ai quattro punti cardinali della croce, si ergono i patroni celesti delle diocesi di Pozzuoli e di Ischia: sull’asse verticale, San Gennaro, Patrono della Campania, e San Procolo, Patrono della Diocesi di Pozzuoli. Lungo l’asse orizzontale, invece, sono incastonati i cammei che ritraggono Santa Restituta e San Giovan Giuseppe della Croce, i Patroni dell’incantevole isola e della Diocesi di Ischia. La fede che sgorga dalla testimonianza e dal martirio dei nostri venerati patroni si manifesta attraverso la palma e il giglio che si intrecciano sulla croce: la palma, simbolo regale del re pacifico che porta frutti, diviene, in ebraico, “tamar,” anche un nome proprio, come lo fu la sfortunata sorella di Assalonne, figlio di Davide (cfr. Samuele 13). Questa pianta, con l’armoniosa sinuosità dei suoi rami e il suo pennacchio, diventa un simbolo di bellezza, come descritto nel Cantico dei Cantici: “La tua statura è slanciata come una palma, e i tuoi seni sembrano grappoli” (7,8), con un’evidente allusione ai datteri. E ancora, secondo il Salmista, “il giusto fiorirà come la palma…, anche nella vecchiaia darà frutti e sarà verde e rigoglioso” (92,13.15). In greco, la “palma” è chiamata “phoinix,” che richiama l’uccello dell’immortalità, la fenice, e l’antica Fenicia, che spesso rappresentava una palma sulle sue monete. Attraverso questo simbolo, i nostri venerabili santi ci ricordano l’immortalità che alberga in noi grazie al sacramento del battesimo e ci esortano a fiorire portando frutti. Il frutto generato dalla palma è l’olio, che nutre, vivifica e lenisce le ferite. La vita che alberga
in noi si manifesta nella nobile missione di nutrire l’esistenza altrui, di lenire le ferite dei nostri fratelli e di infondere significato nei giorni che altrimenti andrebbero persi nell’oblio. Il giglio, con i suoi molteplici significati che variano in base al suo colore, si erge da secoli a simbolo di purezza, castità, nobiltà d’animo, fierezza e, naturalmente, innocenza e candore. Nella sua sfumatura dorata, come nel presente caso, esso diviene l’emblema della perseveranza, incarnando così l’amore e la passione che i nostri venerati Santi hanno dedicato alla diffusione e alla difesa della fede. Questa passione, intrinseca al cuore del Vescovo, è altresì impressa sul retro della croce, in forma di una data significativa e del motto episcopale scelto con solenne dedizione da Mons. Villano per il suo ministero episcopale.