mercoledì, Dicembre 25, 2024

#raggid 01. Under, ma davvero fa bene al calcio?

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la rubrica, prologo | Iniziamo da questa settimana un viaggio nel calcio visto dalla panchina. Un’analisi ragionata su quello che accade sui campi da gioco dell’Ischia Calcio e non solo. Un viaggio fatto di tante tappe collegate da una visione ben precisa: provare a capirne di più. Un modo pacato e senza tifo che mette a disposizione uno strumento in più. Il capitano di questo nostro viaggio sarà Daniele Serappo, 53 anni, diplomato con il massimo dei voti al liceo classico “Scotti” di Ischia e laureato con 110 e lode in diritto dello sport presso l’Università di Cassino, è un allenatore UEFA A – il secondo più alto livello abilitativo esistente – dal 2016; ha vinto con Impagliazzo allenatore un campionato di Prima Categoria a Lacco Ameno e uno a Forio per poi, fischietto in bocca, essere al fianco dello stesso Impagliazzo nella storica vittoria del campionato di Promozione del 2004/05 con il Lacco Ameno e con Nello Migliaccio nella vittoria della Coppa Italia regionale dell’Ischia di Goveani del 2003/04. Ha collaborato per molti anni con le Rappresentative FIGC del CR Campania, tra l’altro alla Juniores vice di Sorianiello nel 2010/11 e di Potenza nel 2011/12″


01 Ci sono finora stati solo 180’ minuti di gioco, un’abbondante dose di recuperi secondo i dettami più recenti di tutela del gioco e dello spettacolo (così impongono dalle alte sfere ma c’è già chi si lamenta dell’indirizzo dato da Collina, ritenuto non il padrone del gioco che, di fatto, apparterrebbe a chi lo ama) e tre squadre sotto la lente di ingrandimento: l’Ischia, ovvio, ed anche le due avversarie che il calendario le ha destinato in questo incipit di stagione, la NF Ardea e la Flaminia; ma già qualche spunto interessante da dare in pasto ad appassionati, tifosi ed osservatori si riesce a cogliere.
La Serie “D”, con la regola degli under che impone per la SS 2023-24 l’impiego obbligatorio di 1 nato dal 1° gennaio 2003 in poi, 2 nati dal 1° gennaio 2004 in poi e 1 nato dal 1° gennaio 2005 in poi ci permette di fare alcune riflessioni di carattere prettamente numerico: certo, è davvero un omicidio concettuale parlare di numeri nel calcio moderno che si orienta con ossessione a rotazioni, principi di gioco e concetti per quanto molti ancora facciano fatica a differenziare il “modulo” dal “sistema”!

In effetti, il sistema non sarebbe null’altro che la disposizione statica sul terreno di gioco dei calciatori (ad esempio 1-4-4-2) mentre il modulo ne rappresenterebbe l’applicazione dinamica dello stesso e quindi terrebbe presente i compiti di tutti gli elementi in campo con le proprie peculiarità, le proprie caratteristiche, i compiti assegnati in fase di possesso, non possesso e nelle transizioni positive e negative.

Ora, è un dato di fatto che le squadre fin qui viste, al fischio d’inizio, abbiano preferito schierarsi 1-4-3-3 concedendo, dove possibile per un po’ di fortuna, intuito o, perché no, per capacità, un portiere under (delle squadre fin qui viste solo la NF Ardea aveva il capitano tra i pali, classe ’90), provando a dargli garanzie coprendo più tranquillamente l’ampiezza della terza linea con quattro uomini – talvolta tenendola anche piuttosto bloccata o comunque non con arrembanti licenze d’attacco per gli esterni bassi – e provando a murare un attacco/sfondamento centrale con un centrocampista centrale a mò di diga.
Certo, se si avesse un difensore davvero bravo nella gestione della gara e delle sue fasi, la carta di identità non conterebbe, giocherebbe a prescindere, al centro o sugli esterni, ma è pur vero che, per limitare i rischi che inevitabilmente vengono sempre centralmente e che potrebbero percentualmente aumentare se chi gioca in quella posizione ha poca esperienza, fermandosi ad una breve, semplice ed elementare analisi dei movimenti di terza e seconda linea in non possesso, se il ragazzo fosse superato dal suo dirimpettaio, in una qualsiasi zona di campo e in un contesto d’azione manovrata che non preveda particolari (e mai belle) corse all’indietro dei compagni per recuperare una posizione utile di temporeggiamento e/o di densità utile dietro la linea della palla, una uscita del primo centrale, l’inserimento del centrocampista centrale nella linea dei difensori (o il contrario a seconda delle idee del tecnico) e il raddoppio della mezzala di competenza darebbero più garanzie per la difesa del secondo palo (“lato debole”) e magari per una più rapida riconquista della sfera. Il tutto, in un insieme che, a detta di tutti, favorisce la migliore copertura del terreno di gioco (l’1-4-3-3 appunto), anche alla luce dell’evoluzione del regolamento di gioco che con l’aumento del numero delle sostituzioni possibili, consente ricambi in quei ruoli di maggiore usura e consumo energetico (le mezze ali e, di solito ma può dipendere, gli esterni d’attacco).

Ma l’obbligo di schierare under o, meglio, giovani di una determinata fascia d’età ancora una volta cozza con la necessità di coltivare un talento tardivo (oggettivamente un giovane di 20 anni, se davvero bravo, avrebbe già posto nella sfera professionistica quindi dovremmo imparare a parlare di calciatori adatti ad una categoria indipendentemente dalla carta di identità) e allontanare o limitare fenomeni come l’abbandono (fattore che nel calcio assume un preoccupante picco numerico esponenziale già subito dopo la fascia “allievi”) con il fatto che allo scadere del vincolo d’età si parlerà non più di giovani che abbandonano ma di giovani abbandonati ed allora, con grande probabilità, prepariamoci a una stagione sportiva che, nonostante di solito la “D” abbia non di rado regalato tentativi di innovazione tattica e interessanti laboratori creativi per i tecnici, potrebbe essere decisamente avara di letture e controletture, variazioni d’assetto, mosse e contromosse in corso d’opera perché l’altro elemento da non sottovalutare da chi si reca allo stadio per assistere ad uno spettacolo, è cercare di capire che tipo di conoscenze tattiche abbiano questi giovani spesso buttati in mischie con ritmi e tempi di gioco troppo più grandi di loro, delle loro capacità e della loro gamba (se non piede, in primis) tanto da poter cambiare in corso d’opera.

L’esempio è stata la gara della 2° giornata Ischia- Flaminia in cui gli ospiti, dal 1° minuto del secondo tempo, hanno di fatto scelto di non-giocare bloccando la linea di difesa addirittura a 5 e optando per una linea di pressing ultra-difensiva (ripeto, a 5 e non a 3 con gli under che a memoria non hanno mai superato addirittura la trequarti bassa/difensiva). E questo non è calcio.

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