Francesco Mattera, al secolo “Francisco ‘e raustella”, è stato uno degli ultimi veri contadini ischitani, per la precisione fontanesi. Sin da quando eravamo bambini, i miei fratelli ed io accompagnavamo spesso nostro padre nella sua proprietà ai piedi dell’Epomeo, a breve distanza dal cimitero di Serrara Fontana, dove acquistavamo del vino genuino, ma fondamentalmente assaporavamo quell’aria di aperta campagna che ci riportava in pochi attimi in una realtà già lontana da quella in centro ad Ischia: i maiali, le cantine, gli attrezzi contadini sempre utili nonostante il logorio del tempo, ma soprattutto la forte amicizia tra Pippone e Francesco, resteranno sempre nel mio cuore tra i tanti ricordi indelebili e preziosi. Francesco, inoltre, fu il primo maestro di Pippone quando acquistammo il terreno della Curia Vescovile davanti casa nostra. Babbo ci andava ancora più spesso e volentieri per apprendere rapidamente da lui tutti i “fondamentali” della coltivazione dell’orto in tutti i singoli periodi dell’anno, utilizzandoli come frutto di una sorta di calendario di Frate Indovino vivente ma con un sentimento di rispetto e gratitudine decisamente d’altri tempi.
Ancora più singolare, pochi anni fa, il modo in cui mio padre apprese la dipartita di Francesco: lo andò a trovare perché mancava da lui da un po’ di tempo e gli portò un piccolo pensiero per il suo onomastico. Mai avrebbe pensato di arrivare a casa sua e trovare un capannello di gente e i familiari che, tempestivamente, gli andarono incontro per dirgli che il suo amico era lì sul letto di morte.
Ieri abbiamo festeggiato il novantesimo compleanno di mio suocero alla “Cantina ‘e Raustella”, una struttura a dir poco incredibile creata dal figlio di Francesco, Giuseppe, e suo figlio Francesco, nipote omonimo di cotanto nonno. Sono rimasto a dir poco affascinato e stupito del modo in cui padre e figlio sono riusciti a valorizzare la proprietà di Francisco ‘e Raustella, ristrutturandone cantine e palmenti, conservandone il pregio e l’architettura e arricchendone interni ed esterni con una collezione gradevolmente kitsch di oggetti e arredi d’ogni genere, tutti diversi ma insolitamente armonizzati tra loro. Abbiamo mangiato molto bene, speso giusto e, soprattutto, una splendida foto di Francesco sorridente ha accompagnato il nostro pranzo in onore di Papu Vincenzo.
Andateci anche Voi, appena potete!