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Il vero nemico del centrodestra è… | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 4 ottobre 2023

Dopo tutte le contestazioni al Governo Meloni per l’abolizione del reddito di cittadinanza, ecco emergere alcuni dati particolarmente eclatanti: 1) l’80% degli ex percettori, nonostante la piattaforma perfettamente funzionante, non ha presentato domanda per la Carta Risparmio Spese da 380€ a famiglia. 2) Il tasso di disoccupazione in Italia è appena calato come non accadeva più da quattordici anni a questa parte. 3) Nel solo mese di agosto ci sono stati oltre cinquantamila occupati in più e le imprese, in particolare quelle turistiche, hanno ripreso a trovare manodopera disponibile dopo anni di black-out assoluto e/o di richieste irricevibili (part time a go-go, stipendio in nero e tutto quanto utile a non perdere il RDC o la Naspi).

Si continua, pertanto, a perseguire la strada della barra dritta, senza alcuna deviazione possibile dalla rotta vera di questo esecutivo. E al gradimento sempre più crescente per la Premier e i suoi, si aggiunge il contributo fattivo e generoso di un’opposizione che non sa più come attaccarli e che s’inventa di tutto pur di tentare -inutilmente- di destabilizzare il governo nazionale in carica.

Ma ancora una volta il vero nemico temibile del centrodestra sembra essere la magistratura. In meno di una settimana, due sentenze hanno rappresentato, a mio personalissimo giudizio, un vero affronto di carattere politico all’espressione-guida del Paese. In primis quella di Catania, che rispetto al provvedimento che tratteneva M.H., migrante tunisino trentunenne, ha ritenuto che non vi fosse alcun presupposto per privarlo della libertà in attesa che la sua domanda di asilo trovasse esito. E come se non bastasse, ecco anche il recentissimo pronunciamento della Cassazione in materia di welfare, come racconta “Il Fatto Quotidiano.it”. La Suprema Corte ha accolto il ricorso di un dipendente di una cooperativa dei servizi fiduciari e ha sancito che, nel determinare il “giusto salario minimo costituzionale”, il giudice può disapplicare il contratto nazionale di riferimento se la retribuzione prevista è in contrasto con i principi della Costituzione che tutela un’esistenza libera e dignitosa.”
In entrambi i casi, è evidente l’ingerenza del potere giudiziario nel sostituirsi di fatto alla politica. E se a Voi questo sembra normale, per me rappresenta motivo di serissima preoccupazione per la democrazia. A quando la separazione delle carriere, ministro Nordio?

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