Andrea Esposito | Ricordate Mariupol? La città da cui Orsini diceva di ricevere telefonate di “mamme in lacrime” desiderose di abbracciare la pace russa? La città dove solo pochi mesi fa un nostro notissimo street-artist ha avuto il barbaro coraggio di andare a dipingere, sull’unico muro rimasto in piedi, il ritratto di una bimba australiana spacciandola per una bimba di Mariupol vittima della “Nato” (sic!). La stessa città sulla quale tantissimi italiani hanno riversato calde e disperate lacrime di disperazione: dio mio, che orrore! L’Ucraina la molli subito! Non si può convivere con le immagini di tutta questa morte e devastazione, manco la morte e la devastazione fosse piovuta dal cielo come una delle piaghe bibliche e non arrivata per mano dell’esercito russo, invasore stupratore e assassino.
La domanda è retorica, almeno per noi: dimenticare Mariupol, ciò che rappresenta, per noi è impossibile. Per noi è la città martire, il bastione dell’orgoglio ucraino, la città delle acciaierie Azvostal nelle quali un pugno di eroici guerrieri tennerono in scacco per mesi migliaia di soldati russi.
Eppure, sta avvenendo – anche e soprattutto con la regina russa – un’opera di rimozione e normalizzazione su tutti i territori occupati. Le regole sono poche, scarne e semplici: 1) cristallizzare la situazione, cortina di fumo, nulla si muove, va tutto bene – 2) proclamare l’arrivo di grandi infrastrutture a chiacchiere (la mega ferrovia che vi unirà alla grande madre Russia!) ma nella realtà concreta e quotidiana alzare vere e proprie barriere contro i cittadini ucraini sotto occupazione, anche contro gli stessi alleati delle 2 repubbliche separatiste fantoccio (passaporti che non valgono in Russia, divieto assoluto di attraversare la frontiera senza motivo, diritti negati, case negate, infrastrutture welfare e servizi del tutto volutamente assenti). Notizie che non ci vengono né dai media occidentali (il tanto vituperato mainstream) né dai media turbo patriottici ucraini. Quanto segue ce lo racconta una profuga di Mariupol, scampata alla carneficina un anno e mezzo fa, ai tempi dell’Azvostal, e diventata attivista e volontaria a Kyiv (non è una militare, non ha mai partecipato ad eventi o iniziative paramilitari, è russofona ed ha sempre vissuto nel Donbass). È in contatto quotidianamente con noi, è una delle nostre “fonti sul campo” ed ha trascorso anche una breve vacanza sulla nostra isola, nella quale abbiamo avuto modo di parlare di tante cose.
Si chiama Monica, ne omettiamo le generalità per intero per motivi di sicurezza e privacy.
Com’è la situazione nei territori occupati, ora?
Siamo oltre l’orlo della catastrofe umanitaria. Quello che ti dico è una stima per difetto, perché non abbiamo accesso a tutte le info, quindi probabilmente è peggio.
Dacci qualche numero, riassunto in breve?
Le conseguenze dell’occupazione, ripeto secondo stime prudenti, sono circa 20.000 morti, il doppio di quelli della Seconda guerra mondiale nella nostra città. Il 95% dei palazzi è distrutto. Le continue sepolture improvvisate hanno ovviamente contaminato l’acqua. Il servizio di raccolta dei rifiuti non esiste, totalmente azzerato. Per tutta la città c’è un odore terribile, è il lezzo della morte, della putrefazione, delle malattie epidemiche che proliferano in un terreno di coltura ideale nella totale assenza delle condizioni minime di igiene pubblica.
Quindi possiamo dire che il principale problema è l’assenza di acqua potabile?
Si, chiaramente come tutti sapete la mancanza di acqua è fondamentale per il proliferare delle malattie epidemiche.
Eppure, quello che ci dici è l’opposto delle immagini che i russi diffondono, nuovi palazzi, nuovi quartieri… (sorrido, la provoco, Monica è molto intelligente e sta al gioco). Mi dispiace non poterti accompagnare in città, ma come sai esistono le immagini satellitari. L’agenzia Meduza ha fatto un ottimo lavoro ma ce ne sono anche altri. È molto semplice confrontare le dimensioni in metri quadri dei quattro palazzi che Putin ha tirato su per regalarli ai suoi collaborazionisti, con il resto della città. La quasi totalità della superficie urbana è in uno stato di devastazione tale che non si vede neppure nei film apocalittici di fantascienza. Basta usare un qualsiasi programma di geolocalizzazione, le immagini sono recentissime, non ci possono mentire. A Mariupol c’è da salvare le vite della gente, altro che murales e promesse di ferrovie. Questi barbari si mettono in posa per tristi scatti nelle enclavi di normalità mentre tutto intorno domina Mordor.
Riuscite a comunicare con i cittadini di Mariupol?
È praticamente impossibile. I russi hanno distrutto le reti della telefonia mobile.
Quanta gente è rimasta in città?
Circa 100 mila persone, ma ovviamente non possono uscire. Per spostarsi sia all’interno che all’esterno serve un certificato. Se stai nella tua casa (distrutta) non hai bisogno di certificato, rispondono le autorità russe a chi si lamenta, perfetta logica da autocrazia putiniana, tutti muti e inquadrati, in casa. Anche se non ce l’hanno più. E ti parlo della gente comune. Poi c’è la persecuzione dei dissidenti, come li chiamano i russi. I partigiani, la resistenza ucraina, come li chiamiamo noi. Li stanno imprigionando, sparano ai volontari e ai funzionari ucraini che si sono rifiutati di collaborare. Almeno un dipendente pubblico in ogni distretto cittadino è stato giustiziato a colpi di arma da fuoco. Decine di volontari che tra marzo e aprile hanno aiutato a evacuare i residenti sono detenuti, ci sono continue notizie di torture.
L’Oms comincia a parlare senza mezzi termini di rischio di epidemia di colera. Hai notizie in questo senso?
È un rischio ogni giorno maggiore ed è molto probabile che alcune zone abbiano già focolai conclamati. In quasi tutti i territori dell’Ucraina occupata, non solo ma in particolare a Mariupol, c’è il rischio di diffusione di molte malattie, non solo il colera. Secondo le informazioni che riceviamo dalle ong, le acque reflue (residui fecali, scarichi) si mescolano con l’acqua potabile. Fogne e acquedotti sono in tilt, il rischio è causato principalmente dal dissesto del sistema fognario, i cadaveri lasciati a putrefarsi lungo le strade e della mancanza di acqua corrente per le decine di migliaia di civili che ancora vivono tra le rovine. La città sta letteralmente affogando nella spazzatura e nei liquami.
È vero che i russi hanno silenziosamente ordinato una quarantena ininterrotta per i residenti?
Si, la notizia è confermata. Non sappiamo se sia ininterrotta ma certamente quella che prima era sottotraccia, ora i russi la impongono per impedire epidemie.
Il New York Times conferma che gli occupanti hanno vietato alle agenzie di soccorso internazionali di lavorare in città, è da settimane che le autorità sanitarie internazionali mettono in guardia sui rischi legati alle malattie infettive nei centri distrutti dall’invasione russa, è così?
Non è così, è molto molto peggio. Il rischio di diffusione di malattie infettive nelle aree dove le infrastrutture idriche e le fognature sono danneggiate o distrutte è fuori controllo. A Mariupol ci sono vere e proprie paludi e le acque nere contaminano quelle potabili. In città mancano i farmaci, il sistema sanitario semplicemente non esiste più. I cadaveri marciscono sotto le macerie, i corpi in decomposizione e i cumuli di immondizia stanno contaminando tutto. L’emergenza umanitaria peggiora ogni giorno, i corpi dei morti vengono seppelliti in quasi tutti i cortili. Mariupol era quasi una metropoli, è impossibile tirarli fuori da sotto ai grattacieli crollati. L’aria è letteralmente avvelenata. Per avere accesso all’acqua pulita (che è disponibile solo ogni due giorni al massimo), i residenti devono fare la fila per ore. Anche la Russia si sta preparando a una possibile epidemia ma non certo per le zone dell’Ucraina occupate dai loro soldati: sta mettendo a punto misure preventive SOLO nelle regioni confinanti, per fare in modo che le strutture mediche vetuste del sistema sanitario russo, non collassino.
Cosa pensi che ne vogliano fare i russi delle zone occupate? Finora, al netto dei referendum farsa e delle celebrazioni continue, colpisce la totale mancanza di programmazione ed intervento. Le lasceranno così, abbandonate a sé stesse per tutto il periodo del conflitto?
Certamente. Quelle che per noi sono terre della nostra nazione, parte della nostra patria, pezzi del nostro cuore, per i russi sono semplici zone cuscinetto da utilizzare per i loro scopi bellici e per far paura all’occidente. È bene comprendere questo aspetto: la retorica che utilizza, parole come “denazificazione, ritorno con la grande madre Russia” e simili, sono vergognose menzogne che vengono quotidianamente smentite dalla realtà. Putin non vuole mantenere terre “ingrate” e vi assicuro che il Donbas e le altre zone sotto occupazione sono sempre più disperate, la morte e la devastazione portate dal nemico sono tante e tali che questa gente farebbe e farà di tutto per liberarsene. Dopo la liberazione di Kherson, Mariupol resta l’unica grande città sotto occupazione ed è la più depredata. Hanno svuotato i conti correnti (sono entrati nelle filiali abbandonate dalle banche di Mariupol. Hanno scavato tra le macerie, hanno trovato i faldoni e gli hard disk e hanno rubato i dati dei correntisti ucraini. Hanno trasferito sui propri conti – dai conti corrente degli abitanti di Mariupol – più di cento milioni in grivnia, oltre due milioni e mezzo di euro), creato uno spaventoso mercato nero che lucra anche sulle spese più povere e banali. Mariupol oggi è governata dal terrore, non dai russi. È la città nella quale non puoi fidarti di nessuno, un incubo in terra.
Eri ancora lì quando ci fu la strage del teatro?
Io no, ma c’era mia madre e anche molti giorni dopo. Poi è riuscita a fuggire attraverso uno dei pericolosissimi corridoi che i russi bombardavano continuamente. Ha visto con i suoi occhi le ruspe degli occupanti che stavano demolendo ciò che rimaneva del teatro, ovviamente cancellavano le prove dei loro massacri. Ricorderò per sempre la grande scritta “bambini”, dipinta con la vernice bianca davanti ai due ingressi, lettere enormi, alti vari metri perché i piloti dei caccia la vedessero, una strage.
In Italia c’è ancora chi dubita sugli autori di quel massacro, dubitano che siano stati i russi. Cosa vorresti dire a queste persone?
Niente. Chi ha il coraggio di dire una cosa del genere, non merita risposte. I fatti sono lì, i testimoni anche, la Storia prima o poi condannerà gli autori di quella e di tutte le altre stragi compiute nella mia patria.
Raccontaci gli episodi a cui hai assistito?
Certo, ne sono testimone oculare ed è importante per me esserlo, sono una vittima ma anche una attivista e una volontaria. Non smetterò finche’ vivo di raccontare le esecuzioni sommarie a cui ho assistito, un cecchino russo che sparava sui feriti che uscivano dalle abitazioni come nel film Schindler List, ero lì, non riuscivo a crederci. Ho avuto e ancora ho continui attacchi di panico, soffro di stress post traumatico, ho abortito dopo qualche mese.
I russi sparavano sui civili inermi, quindi? Un’altra verità che alcuni qui da noi hanno difficoltà ad accettare, alcuni dicono che avveniva da entrambe le parti.
Monica sogghigna, disgustata: – Cazzate, sono bugie vergognose. Dovete capire che con i russi in città la regola che bastava rimanere lontano dagli scontri per sopravvivere, è saltata completamente. Anzi era il contrario, le persone per i russi erano l’obiettivo. Vi farà ridere, invece è tremendo: sapete uno dei sintomi comparsi in molti di noi dopo che abbiamo assistito a queste esecuzioni, qual è? la balbuzie. Gente che non ha mai balbettato in vita sua ora lo fa anche quando deve ordinare un caffè al bar, qui al sicuro.
È vero che voi della diaspora di Mariupol, oggi chiamate la vostra città “Potemkin” e perché?
Si, è vero. Facciata Potemkin significa che è tutto finto, tutto scenografia, uno sfondo di cartone messo a coprire macerie e morte. La cosa più atroce è l’asocialità, devi diffidare di tutti, non sai se quelli che abitano nell’appartamento di fianco al tuo, quello che era dei tuoi vicini che sono morti, possano essere spie dei russi. È qualcosa che finora abbiamo visto solo nei film, a Mariupol è realtà. Molte persone sono impazzite, l’alcolismo e le aggressioni sono incontrollate, si fa a coltellate per ottenere qualsiasi cosa…soldi, sesso, cibo. Gli stupri sono un’emergenza come le malattie. A Putin non interessa di certo mantenere con i propri soldi le sue ingrate vittime.
Mariupol sarà liberata? Ci credete?
Ovvio che la libereremo. Vendicheremo chi è caduto per difenderla. Torneremo un giorno e la ricostruiremo. Il nostro sogno è che il processo della Corte internazionale dell’Aja per i crimini di guerra russi sia celebrato sul palco del teatro della Filarmonica, riesci a immaginarlo? Il posto dove Putin ha processato i combattenti del battaglione Azov, nelle gabbie. Ce la riprenderemo, credimi.