mercoledì, Dicembre 25, 2024

#raggid 05. Lasciatela giocare

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05 Al termine del Campionato di Serie D 2022-23 la quota salvezza nel girone G è stata di 40 punti (ne è venuta fuori il Portici, e tra lei è l’Aprilia retrocessa matematicamente galleggiavano altre cinque compagini in sole 6 lunghezze; a giugno era prevista una retrocessione diretta e cinque squadre ai play-out) mentre per la stagione precedente è stata di 38 punti (si salvò il Cassino, e tra lei e la penultima retrocessa, il Latte Dolce, vi erano tre squadre e 10 punti; erano però previste due retrocesse e tre squadre ai play-out).

Curioso che in entrambi i casi l’ultima casella “utile” a giocarsi i play-out salvezza era sempre stata occupata dall’Atletico Uri, la stessa compagine giallorossa che solo dieci giorni fa si è presentata al “Simonetta Lamberti” di Cava de Tirreni facendo sua l’intera posta in palio su quella che invece si presenterà domenica prossima come una delle due capolista del girone.
Se così fosse, se potesse cioè bastare un semplice calcolo numerico che peraltro nello sport non è mai bene pensare di mettersi a fare così come è sempre opportuno ricordare quanto lasci il tempo che trova, tutto quello che abbiamo fin qui visto da parte dell’Ischia può dirci qualcosa ma senza dubbio non può dire né molto né tanto sul prosieguo della sua stagione: ipotizzando infatti che ancora una volta un sonno tranquillo si possa avere ai 40 punti, allora significherebbe che i ragazzi di Buonocore dovrebbero contare almeno 10 punti tra l’ottava e la nona giornata: siamo alla sesta e ne contiamo già 7, non è male.

Perché ciò si compia, almeno in pubblico, il tecnico ischitano non ha ancora fatto riferimento a concentrazione e tensione, e questo non mi pare scaltrezza ma solo accortezza: per il momento ha parlato di intensità e forse perché lega questo (mancato) atteggiamento a quei tre primi tempi delle prime tre giornate di gara che ancora gridano vendetta per l’approccio molle che le ha poi condizionate. Ne avevamo parlato subito da queste stesse colonne: bisognava mettere una pezza in tempi rapidi.

Così, alla vigilia della settima giornata d’andata, l’Ischia si ritrova quasi alla metà del giro di boa (8-9 gare delle 17 su 34) del proprio obiettivo primario, in una posizione da sana e tranquilla salvezza. Una di quelle salvezze che, negli occhi degli osservatori, regalerebbero profondità temporale per consolidare la dirigenza, allargare la sua base con (si augura solidi) profili nella gestione tecnica e amministrativa, eventualmente preparare anche solo minimamente altri soggetti e, auspicabilmente, raccogliere empatici supporti economici e logistici che ne possano con fiducia (e non con la solita ed affannosa speranza) accompagnare lungamente nel tempo l’ambizione sportiva.

Diciamola tutta, motivi per essere assolutamente fiduciosi ce ne sarebbero non pochi: si è segnato in cinque gare su sei (le prime consecutive) e non si è mai accusata grave difficoltà ad andare al tiro (cosa che da allenatore so sempre apprezzare); hanno di fatto segnato tutti gli attaccanti e, in generale, per quanto inizialmente si è anche subito con continuità, le ultime due gare si sono concluse con due “clean sheet”, exploit riuscito alla Nocerina capolista tra la seconda e la terza giornata ma, tanto per dire, non alla coinquilina Cavese che ci è riuscita solo nelle prime due gare ma casalinghe e che per due volte non è andata a rete. Sono dati che ad oggi non possono vantare tutte le compagini. Poi va anche detto che se si eccettuano i dati calcettistici e piuttosto anomali della COS Sarrabus che ha segnato 16 reti subendone 13, i gialloblù vantano il quarto miglior attacco (hanno segnato una rete in più della Nocerrina che appunto è prima in classifica) e la sesta miglior difesa.

Inoltre, secondo una nota pubblicata su notiziariodelcalcio.com il 13 ottobre scorso, non ha stranieri in rosa (con lei nel Girone G la cosa vale solo per la Romana mentre in tutta la serie D sembrerebbero al momento solo 14 squadre su 167 ad aver fatto questa scelta) e tra under ed over è abbastanza marcata l’ossatura indigena. Questo è un dato che peserà tantissimo in prospettiva, quando davvero i “gruppi” dovranno dimostrare di voler raggiungere l’obiettivo di “squadra”, perché la “squadra” devono sentirla anche dentro per quel che rappresenta l’ambiente in cui i singoli sono inseriti.
Ecco pertanto che, alla tipica frustrazione angosciata del tifoso, si assiste al “Mazzella” più ad un sano pathos da entusiasmante prestazione perché si stanno vedendo semplicemente – e non è poco – delle belle partite di calcio. Ciò porta entusiasmo e pubblico, almeno nelle gare casalinghe giocate domenicalmente ad orario federale considerato che, con un po’ di fortuna e per esigenze televisive che invece affossano maggiormente le compagini di “C” che scendono in campo in orari e giorni mortificanti per gli incassi, gli squadroni di “A” vanno in scena sulle pay-tv in fasce che invogliano a frequentare il comunale di Fondobosso.

In attesa quindi di valutare cosa succederà nella trasferta romana contro la Boreale, considerato che per scelta redazionale questa rubrica non avrà nessuna pretesa di tattica di principio, non possiamo esimerci dal rilevare che nelle ultime due gare che hanno portato agli ischitani la rete inviolata e quattro punti, i ragazzi di Buonocore pare proprio abbiano trovato una loro quadratura secondo quanto ipotizzavamo e scrivevamo in questo spazio (la formazione è stata la stessa e diversa dalla starting grid dei primi quattro match) così come è da rimarcare con forza che l’approccio dell’Ischia è stato anche contro il San Marzano molto molto buono: la differenza nella gara di domenica scorsa l’ha fatta proprio la disposizione in campo dei rossoblù, schierati con un 1-3-5-2 di grande fisicità e prestanza ed esterni che si alzavano molto spesso e con ottimi tempi per bloccare il gioco dei padroni di casa e prevenire la loro contro-pressione. È stata una interessante diversità tattica rispetto a quel che finora avevamo visto e che alla fine mi fa dire d’aver visto uno 0-0 di qualità. Peraltro, gli ospiti si sono schierati con tutta la batteria di quattro under sulla terza linea di difesa, rarità per davvero (!), demandando quel briciolo d’esperienza in più nel reparto al solo perno centrale rappresentato da Altobello.
Infine, ma prometto di ritornare molto presto su alcune tematiche tattiche per gli appassionati, possiamo rilevare ancora una volta come il nostro scrivere la scorsa settimana del “calcio di pressione” (il lancio lungo sistematico sugli attaccanti) sia stato legittimato nei contenuti da quanto visto mettere in opera dalla squadra di Giampà domenica scorsa (alla terza trasferta senza reti all’attivo): è stata sistematica la ricerca della punta centrale da parte del portiere (mai, neppure una volta il S. Marzano ha scelto di partire giocando da dietro) con qualche buono spunto quando la giocata riusciva e le puntuali ripartenze gialloblù quando invece la giocata veniva neutralizzata (percentualmente fin troppo spesso).

Fin quando il fisico ha tenuto, il giochino possiamo dire che ha anche funzionato ma avevo messo in guardia sull’impossibilità di chiedere questo sforzo alle punte per troppo tempo così, quando attorno al 75’ Ferrari e Allegretta si sono “seduti”, alla prima ripartenza da palla intercettata l’Ischia ha velocemente verticalizzato trovando sul capovolgimento di fronte l’ammonizione e l’espulsione di Pisciotta con il calcio di rigore che ha poi fatto nascere una partita nella partita togliendo anche parecchio allo spettacolo.
Ancora una volta mi sento quindi di dire che il calcio è di tutti ma non per tutti e per questo ritengo giusto non mugugnare quando l’Ischia prova a giocare dal basso. Soprattutto, alla luce dei fatti, lasciatela semplicemente giocare!

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