Ho letto un tratto dell’intervista del mister dell’Ischia Isolaverde, Enrico Buonocore, alla vigilia della gara di serie D contro il Cassino di ieri, poi vinta per 1-0 con un rigore finalmente trasformato al terzo tentativo in altrettante partite. Sono stato colpito da una riflessione che faccio mia al cento per cento, considerato che rispecchia in pieno il mio pensiero di sempre sul calcio ad Ischia dopo i tempi gloriosi della serie C.
In sintesi, Enrico ha tenuto a sottolineare che i tempi sono cambiati, che fare calcio è sempre più difficile e che se non fosse per le capacità del presidente Pino Taglialatela il “giocattolo” si sarebbe già rotto da tempo, in quanto in una categoria comunque abbastanza prestigiosa come questa si stanno attraversando le stesse difficoltà di quando si militava in prima categoria. E per questo motivo, la situazione attuale andrebbe tenuta bella stretta e difesa gelosamente.
Con Pino Taglialatela, per altri motivi, ho avuto una chiacchierata telefonica la scorsa settimana; e scivolando a parlare dell’Ischia mi ha effettivamente confessato i problemi che la società sta attraversando quest’anno nel trovarsi realmente a dover friggere i pesci con l’acqua, avendo peraltro la fortuna di militare in un girone abbastanza equilibrato, corretto e meno ricco di quelle corazzate che nel girone pugliese, ad esempio, hanno investito cifre a sei zeri allestendo squadre-schiacciasassi competitive per la promozione.
A Pino ho ribadito il mio pensiero di sempre: il calcio a Ischia, come ovunque, non può continuare a dipendere in eterno da qualche filantropo che, in perfetta discontinuità, il giorno in cui ti abbandona ti mette in guai finanziari seri. E questo lo dico con rispetto e gratitudine verso chi, finora, ha messo generosamente mano alla tasca per sostenere il suo progetto. Il calcio a Ischia deve diventare realmente e finalmente patrimonio di tutti, un bene comune a cui ciascuno -persona o azienda- deve contribuire in relazione alle proprie possibilità e senza svenarsi, ma supportandolo costantemente come si fa con il proprio hobby preferito.
La crescita del nostro contesto sociale passa anche per la capacità di dimostrare di avere voglia di calcio che conta, così come accaduto e ancora accade in località italiane di gran lunga meno blasonate della nostra splendida Isola.
Parliamone subito, così per il prossimo campionato si può essere pronti! Io ci sto.