martedì, Dicembre 24, 2024

#raggid 08. Salvate il soldato Nik

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Nella puntata di venerdì scorso avevo fatto qualche timido accenno ad alcuni rilievi statistici cui, ammonivo, ci si deve sempre saper rapportare altrimenti l’elaborazione asettica del dato potrebbe rivelarsi assolutamente improduttiva. S’era in quel caso fatto cenno al confortante dato sul possesso palla che vedeva l’Ischia primeggiare nel suo girone, almeno fino al termine dell’ottava giornata di gara.

Per semplificare riporto sul tema il pensiero del giornalista di Eurosport Alberto Comana in un suo articolo dell’autunno 2022: “Quando si parla di statistiche applicate al calcio, il rischio è quello di entrare in un territorio minato. Come per l’annoso tema degli allenatori ‘giochisti’ o ‘risultatisti’, anche i big data sono un argomento divisivo. C’è chi li considera un alleato fondamentale per raggiungere l’eccellenza e chi invece li ritiene sopravvalutati o ‘inutili’ per due ragioni sostanziali: 1) la difficoltà intrinseca del modellare uno sport episodico come il calcio, caratterizzato da un numero di eventi individuali più ristretto; 2) lo scetticismo di fondo verso un nuovo approccio, così diverso dall’atteggiamento ‘tradizionale’.”

Ora, assunto che in D e nel girone in cui milita la squadra gialloblù i principali portali per allenatori, comunque, non dispongono di immagini qualitativamente realmente adatte a performare questi dati e che talvolta manca addirittura qualche gara o, peggio, al loro interno qualche analisi potrebbe risultare addirittura contraddittoria, senza dubbio l’utilità di poter avere qualche informazione statisticizzata sull’avversario può aiutare sicuramente a preparare la partita. Il fatto è che le variabili sono davvero troppe: nella gara successiva vengono impiegati o sostituiti alcuni interpreti (con caratteristiche e peculiarità differenti) per motivi tra i più disparati come infortuni, squalifiche, svincoli e/o cessioni poi potrebbero esserci implicazioni meteo, un campo neutro, espulsioni, momenti in cui si gioca in inferiorità e/o superiorità numerica, cambio del tecnico (vedi il S. Marzano solo poche ore fa), cambio di modulo e/o di sistema (per chi ancora ama confortarsi in queste dizioni) e così via.
È così che leggendo in maniera spannometrica alcuni dati sembrerebbe che la corazzata del gir. G della D 2023/24 sia proprio la squadra di Buonocore e non la Cavese prima con i suoi 22 punti o la COS seconda con le sue 25 reti che si alternano ai primi due posti del podio in queste specifiche graduatorie (l’essenza del calcio, per dirla alla “Billone”, perché poi nelle altre classifiche sono distanti anni luce) e che a questo punto del torneo parrebbero aver già preso il largo: gialloblù con miglior possesso palla, miglior dato sugli expected goals, prima nei cross, prima nei passaggi smarcanti, seconda per calci d’angolo e per tocchi in area di rigore e così via. Waw!!

Il problema è proprio questo, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Se secondo i dati statistici si va così bene, perché si è così lontano dalle prime? Ripetiamolo, i dati vanno presi con le pinze, ma per un perfezionista che cerca sistematicamente la massimizzazione del profitto prestazionale ogni opportunità per migliorare, capire, crescere vale la pena di drizzare le antenne: io purtroppo faccio parte di quella schiera di tecnici rompicoglioni che non accetta compromessi e che cerca il pelo nell’uovo anche quando oltre al pelo potrebbe non esserci neanche l’uovo. Da quanto ho capito Buonocore, furbo e pragmatico (ma umanissimo quando si nasconde dietro la partita per quasi non vedere il penalty di domenica se andava in fondo al sacco), non si cura delle statistiche, sono forse utili a chi ne ha bisogno per altri scopi, lui va al sodo, costruisce giustamente un percorso sulle convinzioni, sui piccoli ma certi e sicuri passi.

IL DATO SCADENTE SUI CORNER
Riprova ne è, ad esempio, che ad oggi – siamo alla decima giornata giocata – l’Ischia ha calciato ben oltre 50 corner eppure (li ho visti tutti potendo accedere alle banche dati utili ai tecnici trovandone conferma) solo in tre volte (generosamente forse quattro) è riuscita poi ad indirizzare la sfera senza neanche però prendere lo specchio della porta. Questo è un dato che fa (dovrebbe far) riflettere e che probabilmente non è stato abbastanza lavorato considerata l’alta percentuale di sblocco ed indirizzamento di una gara che viene a derivare da queste opportunità. Propongo un dato che può interessare tutti riprendendo una statistica di Serie A della SS 2021/22 – girone d’andata – che chiarisce inequivocabilmente lo spunto e lo spirito con il quale si disputa qui su questo argomento: l’incidenza sui gol fatti da palle inattive e da sviluppo a seguito di queste fu vicina al 32% delle realizzazioni (!!!), 46% manovra, 22,5% transizione, 31,5% piazzato. Delle 181 reti provenienti da calcio piazzato il 37% giunse da corner, il 33% da calcio di rigore, il 18% da punizione indiretta, il 6% da punizione diretta e il restante 6% da sviluppo di rimessa laterale (59 rigori, 11 punizioni dirette, 67 corner, 33 punizione indiretta e 11 rimessa laterale). Se non si può contare sulle classiche “torri” che, per dirla alla Velasco, risolvono da soli una palla messa in area in qualche modo (il coach parla di alzate del palleggiatore che lo schiacciatore “risolve”), è chiaro che o vengono proprio calciati male o che non ci sono idee per liberare al tiro o comunque alla conclusione qualche uomo.

L’Ischia, non so se qualcuno se n’è accorto, non segna su azione dallo 0-4 in terra sarda di un mese fa (sono 5 gare) quindi oltre a pensare dove potrebbe essere se Talamo avesse segnato i due rigori che mancano al suo tabellino si dovrebbe anche pensare cosa ne sarebbe se non fosse riuscita ad ottenere gli altri che ha segnato così come la punizione messa nel sacco da Maiorano contro il Latte Dolce. Parola d’ordine: equilibrio ed onestà intellettuale. Contro-parola: lavoro.

PALLE SPORCHE E SECONDE PALLE
Per non parlare delle palle sporche in area avversaria o delle seconde palle: numeri di fatto inesistenti che, per fare una battuta, se fischiano un corner all’Ischia può convenire dare la palla al portiere avversario, magari la gioca lunga come il S. Marzano così che al 50% almeno la si conquista e si ricomincia a tessere qualcosa d’altro. Perché qui le cose non è che cambiano radicalmente ma si lascia intravvedere qualcosa di diverso.

LE ROTAZIONI DI CENTROCAMPO
Scegliendo infatti di giocare con un centrocampo con tre interpreti, almeno fino alla gara con il L.D. Sassari, si riscontrava un po’ di lentezza e di macchinosità nella manovra, ultimamente molto spesso letta dagli avversari che, invece, l’Ischia la studiano eccome! Nella gara di domenica scorsa invece abbiamo finalmente cominciato a vedere qualche rotazione nel reparto con l’interscambio di posizione tra Giacomarro e Maiorano che non di rado sono almeno riusciti in un primo momento a spezzare il reparto avversario: bene, molto bene direi. Qua è giusto continuare a lavorare (chi segue con maggiore attenzione la “A” ricorderà che l’Inter contiana prese il volo verso lo scudetto nel momento in cui, con il centrocampo a tre, inserì come seconda mezzala Eriksen giocando con il doppio regista). Ma tanto altro ci sta da lavorare (parola d’ordine al secondo check-point: entusiasmo. Contro-parola: entusiasmo e lavoro).

I TIRI DA FUORI
Una delle soluzioni classiche per scardinare le difese e destabilizzare le strutture difensive delle squadre avversarie è da sempre stato il tiro da fuori, merce ultimamente diventata spesso rara (un po’ come le uscite alte dei portieri) data la sublimazione e la ricerca sistematica di tanti nell’emulazione di quel guardiolismo che vorrebbe far entrare squadra e palla nella rete avversaria sulla base di una incessante manovra.

E qui l’Ischia deve “risolvere” un dualismo che la caratterizza fin dall’inizio del torneo: ha scelto di giocare 1-4-3-3 con questi benedetti attaccanti esterni che sia quando giocano larghi (ma mai con le spalle alla linea laterale e con i piedi in prossimità di questa, cosa che aprirebbe a sviluppi “X”) sia quando giocano più vicini e sotto Nik Talamo (cosa che aprirebbe a soluzioni “Y”) non tagliano mai sotto la prima punta provocando in questo modo lo schiacciamento o l’abbassamento della terza linea avversaria permettendo magari a Talamo stesso uno scarico per il calcio dalla distanza di almeno una delle mezzali: sarebbe una variazione sul tema tanto auspicata e che il pubblico avrebbe fame d’applaudire (ricordiamo come tanto bene lo ha fatto il Cassino con le conclusioni da brividi di Maciariello e Cavaliere in accompagnamento solo sabato 28 ottobre proprio al “Mazzella” o Patalano proprio contro il Sassari?).

Del resto, lo stesso Talamo non è mai servito “forte tra i piedi”, cosa che per le sue qualità e la sua struttura gli permetterebbe di tenere un attimo la palla a vantaggio di tempi di gioco e soluzioni senza dubbio maggiori.
Da quel che vediamo è per lo più sistematica la ricerca dei due esterni per permettere loro di andare in 1>1, soluzione oggi anche premiata ma spesso letta in anticipo e anche neutralizzata quindi gli sviluppi per lo più hanno portato al tentativo personale.
È anche per questo che, seguendo il riscaldamento pre-gara, personalmente giro la testa e preferisco far la parte di quello che per non vedere sceglie di andare a bere il caffè: appoggiare alla sponda di turno per poi farsi dare la palla “servita” e concludere dalla distanza è la cosa che proprio meno serve ad una squadra che una palla pulita (o sporca) per calciare dalla distanza non la cerca e non sembra cercarla. Tantopiù che in gara non esiste il collaboratore di turno che senza pressione del difendente gli scarica una facile sfera!

SALVATE IL SOLDATO NIK
Infine, un appello: Talamo va aiutato e non fischiato. È un ragazzo generoso allo stesso modo di Pinto che sta lavorando facendosi trovare pronto per un interesse e un bene comune. Lo avevo già scritto, lo dico con forza. Quando – presto – ritroverà la via della rete vorrà dire che tutti i nodi che ho scritto qui saranno sciolti e la sua gioia liberatoria sarà abbracciata da tutto lo stadio.

Coraggio Ischia, meno foga e meno fretta, con il cuor oltre l’ostacolo ma con fermezza e pragmatismo le gare si vincono anche al 96’. Parola d’ordine: nessun rimpianto. Contro-parola: salvezza tranquilla.

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