Gaetano Di Meglio | Incontriamo Loredana Cimmino, ormai ex assessore della Giunta di Casamicciola, per commentare questo caso politico. C’è stato un momento turbolento che, in qualche modo, la stampa ha seguito su un binario. Lei invece l’ha raccontato su un altro binario, quello che i mezzi d’informazione comunque non avrebbero potuto raccontare perché sarebbero entrati nella sfera della privacy, che avrebbe anche reso difficile spiegare la situazione.
Possiamo fare un attimo di chiarezza su tutta questa vicenda che a conclusione di alcuni atti pubblici l’ha vista ritirare le dimissioni?
«Innanzitutto ringrazio il sindaco per l’elogio fatto sulla mia persona in quanto professionista. Le motivazioni erano scritte nelle dimissioni, prettamente personali, e voglio anche in questo caso però sottolineare che non sono legate al lavoro o alla famiglia, come diceva il sindaco. Anzi, mi dispiace per la mia famiglia e vorrei che rimanesse fuori da questa storia. Nel momento in cui io mi sono candidata già avevo famiglia, già avevo un lavoro, quindi non è che ho illuso i miei elettori chiedendogli di votarmi per poi andarmene per fare i fatti miei, questo no. Però sono sopraggiunti dei motivi personali che in questa sede non ritengo opportuno rendere pubblici, proprio perché sono personali. Quindi in qualche modo ho ritenuto opportuno fare un passo indietro per il bene del paese. Perché io credo molto in questo paese. L’ho scelto per viverci e l’ho sempre detto. Non ci sono nata, ma sono qui ormai da sempre. I miei figli sono figli di questa terra e quindi automaticamente per tutto quello che può essere il bene del paese io sono a disposizione.
Si è creata confusione perché certe notizie si diffondono senza prestare attenzione alle motivazioni. So che non è facile spiegarlo, ma l’ho fatto per il bene del paese. Ribadisco che però sono comunque a disposizione del mio elettorato e rimango come consigliere di maggioranza, perché è giusto che sia così. Il popolo mi ha votato e io devo in qualche modo rispondere al popolo, come ho sempre fatto. Quindi continuerò a lavorare. Per me non cambia nulla per un titolo in più o in meno. D’altro canto la mia storia spiega che io i titoli e le poltrone li ho sempre lasciati da parte. Evidentemente c’è qualcosa nel mio dna che mi spinge a non avere incarichi di rilevanza. Però continuerò a lavorare, come ho sempre fatto, e sono a disposizione della cittadinanza, del sindaco e dell’Amministrazione».
C’è un dettaglio che vorrei che chiarisse: perché non ha controfirmato il decreto di assegnazione delle deleghe?
«Su questa storia c’è un grosso equivoco. Perché in realtà quando mi chiamarono quel giorno io risposi al sindaco di non poter andare perché avevo un impegno. Al che lui disse “guarda, comunque sono state pubblicate, sono ufficiali”. Lì forse ho commesso un’ingenuità a non ritenere poi di passare per controfirmare, ma non sono stata più chiamata. D’altro canto, io ho lavorato per quelle deleghe, quindi è l’atto che conta più di ogni altra cosa»
È solo un vizio di forma?
«Sì, un vizio di forma, ma il sindaco lo sa. Io non credo che lui abbia veramente dato questa motivazione. Si è creato un equivoco, è passato questo messaggio come forse per alcuni è passato il messaggio della rinuncia all’assessorato per i figli, il lavoro. Non è così, i motivi sono altri, ripeto estremamente personali. Ma io rimango comunque parte di questa Amministrazione».