lunedì, Novembre 25, 2024

Ischia saluta il Prof. Giovanni Cenatiempo

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Caro prof,
Io ti ho sempre chiamato così, e oggi ti scrivo con la mano tremolante come quando mi chiedevi “Fai un bel corbiococco a forma di triangolo e poi ragioniamo”, e io sempre ansiosa e senza righello dovevo rifare più volte il triangolo. Ecco sto così caro prof, solo che questo tremolio somiglia a quello che regala l’amore, la dolcezza, la tenerezza, la stima, l’affetto. E tu ci hai lasciati e tu che ci hai amati in tanti ora non passeggerai più con il tuo cappotto grigio, l’ombrello e quel passo svelto che ti caratterizzava.

Per un breve periodo fummo colleghi alla ragioneria, ero così tanto giovane che ancora non capisco come feci a entrare in classe dove gli alunni avevamo sette anni meno di me. Non dimenticherò quel giorno in sala professori. “We Piccirè tu stai già qua?” e io: “Prof grazie a te, perché prima che mio padre quando avevo 14 anni, mi mandasse da te, non capivo niente di matematica”. Tu sorridesti e mi chiedesti di darti del tu come si fa tra colleghi. Io continuai a chiamarti prof ma a dire Prof tu. Giovanni caro che persona speciale e forse unica sei stato.

Che grande amico, sempre pronto alla battuta. Intorno a quel grande tavolo a Via Quercia ci siamo ritrovati negli anni in centinaia e di tutte le età. Per te era passione insegnare, per te far capire la matematica era semplice perché scherzavi, non alzavi mai la voce, sorridevi bonario, e con noi donne quando eravamo proprio distratte, invocavi il nostro santo e la sua preghiera. San Pasquale Baylon che dice così e che so a memoria, perché non so quante volte l’hai detta in quei miei tre anni da te.

San Pasquale Baylonne protettore delle donne, fammi trovare marito, bello rosso e colorito, come e te tale e quale, O Glorioso San Pasquale. La ripetevi ridendo e quando mi sposai e venisti in chiesa, sorridente mi dicesti che la preghiera con me aveva funzionato. Io lo so Giovanni che ci siamo voluti bene, che tu mi hai aperto la mente bloccata dalla paura di un prof severissimo che avevo avuto alle scuole medie, lo so che quei corbiococchi poi ho imparato a farli perfettamente essendo andata al geometra, lo so che tutte queste cose oggi mi fanno piangere ricordandoti. Giovanni si solo una volta ti chiamai Giovanni, non so perché mi venne così, e ti chiesi scusa, e tu sorridente dicesti che così dovevo chiamarti. Ma non potevo PROF, con le lettere maiuscole, non potevo, tu eri talmente caro al mio cuore che provavo ogni volta quella dolcezza che mi faceva bene e mi faceva capire che eri troppo diverso da me, da tanti e dovevi restare PROF con le lettere maiuscole. Ti voglio tanto bene e ti sono riconoscente da sempre e per sempre. Ora dove andrai quel tuo San Pasquale ti accoglierà sorridente per le tante preghiere che in vita gli hai dedicato. Sandra Malatesta per te PICCIRÈ!

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