domenica, Novembre 24, 2024

Peppe Scotti: Un super girone per l’Eccellenza. Ischia, girone light sì, ma ostico»

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La situazione nel campionato di Eccellenza, la regola degli under e il cammino dell’Ischia. Sugli argomenti, sempre attuali a livello territoriale e regionale, si è espresso l’operatore di mercato Peppe Scotti. Un amico de Il Dispari e un amico di molti calciatori, sia ischitani che non, e che ha un importante termometro delle “nostra categorie”.

Con Peppe abbiamo commentato, come tra amici, l’attualità generale del girone di A di Eccellenza senza scendere nei dettagli particolari, provando a guardare da un osservatorio un po’ più largo.
Un girone A carico di sorprese…
“Parliamo del girone A più forte degli ultimi 15/20 anni, un livello medio elevatissimo. Se guardiamo la classifica attuale, troviamo diverse compagini a metà graduatoria e che probabilmente nel girone dello scorso anno avrebbero lottato per il primo posto fino all’ultima giornata. C’è stato un innalzamento esponenziale del livello, regna un grande equilibrio e nessuna ha staccato particolarmente le altre, anche se il ruolino di marcia dell’Acerrana non può non essere notato. Resta sicuramente il Pompei che è la super corazzata del gruppo come favorita principale, non c’è dubbio. Però questo campionato ha insegnato tante volte che poi i pronostici sulla carta o la gara a chi spende di più non sono sufficienti perché c’è sempre da lavorare tanto. Parliamo di una competizione ricca di insidie. La più forte non vince in automatico, assolutamente”.

Tuttavia la pagina Casoria resta come una farsa vera e propria…
“Col Casoria credo si sia scritta una delle pagine più tristi del calcio campano degli ultimi decenni. Probabilmente un’origine che può portare a questi “fenomeni”, per essere gentili ed educati, la vado ad individuare nei bassissimi costi d’iscrizione. Quando con circa 10mila euro puoi iscrivere una squadra e poi su tutto il resto dei costi che dovrai sostenere durante l’anno non sei tenuto a fornire delle garanzie e delle fideiussioni nella fase estiva, andiamo a capire che, per quanto il momento economico mondiale attuale non sia dei migliori, una squadra la può iscrivere quasi chiunque. Poi bisogna affrontare i nove/dieci mesi con svariate centinaia di migliaia di euro che ci vogliono perché l’Eccellenza, oltre all’aspetto tecnico, non ha più nulla di dilettantismo dal punto di vista logistico, ambientale ed economico. Si gioca per mesi interi ogni tre giorni, veramente parliamo di un professionismo vero e proprio. L’episodio del Casoria va anche ad alterare in maniera ingiusta quelle che sono poi le cose, adesso tante squadre si vedranno togliere dei punti e l’unica squadra che aveva perso ne beneficia. Stiamo andando a sminuire quello che è il valore delle cose che si fanno in campo che dovrebbero essere le più importanti, anzi non se ne parla proprio più purtroppo”.

Dall’anno prossimo cambieranno la cose con gli under in Serie D, ma anche in Eccellenza questo aspetto non è secondario. Tu che idea ti sei fatto?
“In Eccellenza l’influenza degli under è importante, ma ogni anno ci ritroviamo a fare sempre gli stessi ragionamenti. Da un lato, prioritariamente, renderne obbligatorio l’utilizzo potrebbe avere un senso positivo perché si spera di valorizzare i giovani. Il problema sta nella non continuità del meccanismo degli under, perché spesso l’anno dopo non c’è il sistema dell’avanzamento degli anni ma confermano le stesse età. Alla fine ci si ritrova che l’80/90% di questi ragazzi, dopo un anno o due, vanno a lavorare e non giocano nemmeno nelle categorie inferiori. Ed è un sistema poco produttivo calcisticamente. Probabilmente in D il fatto che l’obbligatorietà ne preveda quattro (e dal prossimo anno, 3), va a maggiorare di molto il discorso e quindi si riesce a salvaguardare parzialmente anche l’aspetto qualitativo. Se parliamo di Eccellenza, un buon 70/80% degli under sono discreti, si fa fatica a trovare giovani di vera qualità. Anche perché, soprattutto se parliamo di 2004 e 2005, se sono davvero di livello, o sono in formazioni Primavera di livello o sono già in Lega Pro”.

Proviamo a fare un saldo in Serie D e a condividere le tue impressioni sul quello che è il cammino entusiasmante dell’Ischia Calcio
“Il girone G, storicamente, è sempre stato al centro di discorsi un attimo contrastanti. Ricordo negli anni precedenti, quando tanti presunti professoroni campani miravano quel girone dicendo: “Tanto è il meno competitivo, lì possiamo fare risultato facile”. Non c’è dubbio che sia inferiore al girone H, ma allo stesso tempo le classifiche finali delle ultime stagioni di quel girone fanno annoverare tante retrocessioni campane. Questo significa che tante società campane l’hanno sottovalutato. Questo non è il caso dell’Ischia che sta facendo bene, in linea con i programmi.

Per quella che è la competitività del girone, ha allestito un’ottima rosa. È chiaro che con questo assetto, se fosse capitato il girone H, sicuramente sarebbe stato un po’ più difficile. C’è stata anche abbastanza chiarezza nel far capire fin da subito che non c’era una mira dichiarata verso il vertice, ma che si puntava a fare bene in maniera generica e penso che l’Ischia lo stia facendo. Sotto tanti aspetti, sembra un girone fatto a misura per la Cavese. Tanti parlano dell’enorme delusione San Marzano e sicuramente lo è in virtù degli investimenti molto ingenti fatti. Quando una società arriva da due anni di Eccellenza, picco massimo della sua storia calcistica, e si ritrova in un campionato nazionale, non è solo questione di budget, c’è bisogno anche di entrare in questi meccanismi, di strutturarsi in maniera adeguata, non solo dal punto di vista tecnico. In D si trovano tante società, tra cui quelle laziali, che non hanno budget altissimi ma fanno queste categorie da anni e sono inserite alla perfezione, sanno prendere ottimi giocatori a costi contenuti. È una categoria con le sue difficoltà e c’è bisogno di tempo”.

Da De Laurentis a Taglialatela fino a Amato sembra che il ruolo dei “presidenti” sia cambiato di molto…
“In ogni categoria esistono dei presidenti che magari, anche senza volerlo, inconsciamente, sono accentratori. Nel caso specifico del Napoli non so se per sfiducia verso alcuni manager o altro. La scelta di Mazzarri, secondo me, è l’ennesima grandissima furbata di De Laurentiis perché sostanzialmente è andato a conciliare tre aspetti delicatissimi. Sappiamo quanto per le big della Serie A la partecipazione alla Champions dell’anno dopo è più che vitale e per la tipologia di calcio che fa Mazzarri non può non andare tra le prime quattro. È un nome amato dal popolo, di conseguenza ha mitigato molto la delusione del momento. E poi non è stato un investimento ingente. Il presidente ha fatto l’ennesimo capolavoro dal punto di vista suo”.

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