editoriale di Gaetano Di Meglio | Ieri mattina Lacco Ameno ha perso la sua buona occasione per non fare niente. Potevano starsene con le famiglie e trascorrere una domenica in relax. E, invece, pur di assecondare la smania di un piccolo arrampicatore politico, Lacco Ameno si è esposta alla sua, ennesima, magra figura. Soprattutto con la storia. Soprattutto con la storia di un uomo che ha scritto tante pagine di Lacco Ameno.
Luigi Monti e la sua memoria, sono state ridotte ad un fantoccio nelle mani di un sindaco allo sbando, di un consigliere comunale in cerca di visibilità e, peggio di tutto, messa in pubblica piazza nel peggiore dei modi.
Ci sono delle cose che nella vita non si possono comprare. La maturità non si vede come gli yogurt da scongelare e servire o come le granelle per decorarli, si acquista con il tempo e con i gesti. Lo spessore politico, quello che si imparava nelle sezioni politiche, così come la grammatica che certi gesti meritano di essere rispettati sempre e, per fare questo, bisogna studiare e comportandosi seguendo la scia di quelli che sono state le storie del passato. E Dante De Luise, di tutto questo, non ha nulla. Ma la colpa è del sindaco.
Giacomo Pascale si è messo alla guida di un manipolo di inadatti alla cosa pubblica e, trovandosi nei verbi difettivi sin dalle prime ore, è costretto a dimenarsi tra i suoi problemi di vita e quelli dei suoi compagni di disavventura amministrativa per Lacco Ameno.
Un sindaco saggio, un politico che può vantare anni di esperienza politica, avrebbe dovuto dire al suo neofita del consiglio comunale che intitolare una “cosa” pubblica a Luigi Monti, in questo momento, sarebbe stata solo l’occasione per mettere in imbarazzo la Signora Raffaella e Pina. Portare in piazza la famiglia più in guerra di Lacco Ameno solo per farsi vedere con il cappottino è un gesto che ha ferito tutti che sanno. E a Lacco Ameno, più di ogni altro posto, tutti sanno tutto.
La saggezza politica che si richiede ad un buon amministratore sarebbe stata quella di leggere il contesto e di agire di conseguenza. La grammatica di una cerimonia come quella che andata è in scena ieri mattina, avrebbe dovuto imporre una valutazione più seria, più rispettosa, meno personalistica.
Tralasciando la genialata di inaugurare un’area fitness all’aperto nel mese di dicembre e tralasciando tutte le altre obiezioni che si possono sollevare rispetto al modo in cui sono stati spesi questi soldi pubblici, la riflessione che tutti – e sottolineo tutti – hanno fatto è quella relativa all’assenza di Carmine e di Gennaro. Come si può portare in piazza una mamma che sa bene che i figli non parteciperanno? Come si fa costringere una famiglia che si incontra solo in tribunale a tagliare un nastro tricolore?
Qualcuno avrebbe dovuto spiegare a Dante De Luise che il pubblico amministratore di un comune come Lacco Ameno, dove le sorti vengono gestite da 10 grandi famiglie, deve tener conto di tutti gli aspetti! Deve tener conto dei “detti” e dei “non detti” che agitano il paese.
Giacomo Pascale non può farlo perché rischia di essere sfiduciato, ancora una volta e, allora, permette a Dante di spendere soldi pubblici e darsi un tono. Certo, se questo “tono” è rappresentato da orribili e inutili pensiline per autobus e antiche tabelle per manifesti stradali siamo davvero sottotono. Ecco, proprio come l’amministrazione ha deciso di onorare la memoria di Luigi Monti: sottotono (per restare nell’eleganza dei termini)
queste sono le costole che De Siano ha creato-il problema non sono loro che cercano di accaparrarsi chi lo stipendio(mai conosciuto vita sua ) e chi ha cercato i porci comodi suoi per espandere il suo potere-il problema è del popolo che non ha capito ancora che è allo sbando-viva Lacco Ameno—-Viva il popolo di Lacco Ameno