Ogni anno è tradizione, più che consuetudine, seguire in tivù insieme a mio suocero i rituali concerti di Capodanno: nell’ordine, prima quello da “La Fenice” di Venezia su Raiuno e, a seguire, quello dalla “Wiener Philarmoniker” di Vienna, su Raidue. Con tutta probabilità, la ORF austriaca è solita fare l’esatto contrario.
La novità italiana di quest’anno è stato un medley delle sigle più significative della RAI (dal Telegiornale a Carosello, passando per Pinocchio), in vista delle celebrazioni in programma per il suo settantenario. In casa austriaca, invece, ben nove brani inediti da sempre che, a mio giudizio, hanno un po’ “rallentato” la qualità e le aspettative del concerto.
Quello che non cambia mai, invece, è il rigore con cui i due appuntamenti musicali più importanti d’Europa (e forse oltre) di questa giornata redigono la propria “scaletta”: solo autori rigorosamente italiani alla “Fenice”, parimenti del tutto austriaci alla “Wiener”. Sembra quasi che il retaggio storico-politico che accomuna queste due importanti nazioni debba durare in eterno, sin dalla seconda guerra d’indipendenza del 1859, nonostante siano trascorsi ormai ben centosessantacinque anni da quando l’Italia riuscì a liberarsi dalla dominazione austriaca.
In un momento in cui il mondo intero avrebbe sicuramente più bisogno di musica e pace che di guerra e chiacchiere, il valore delle sette arti (esaltate oggi proprio a Venezia col balletto iniziale a cura della Scala di Milano) potrebbe rappresentare il sentimento comune da esaltare e portare in prima linea al posto di truppe e contraeree, disseminando cultura anziché morte e felicità in luogo della disperazione.
Ebbene, se fossi nei rispettivi governi di Italia ed Austria, dal prossimo anno (ma annunciandolo sin da ora) proverei a promuovere la contaminazione reciproca dei programmi dei due concerti di Capodanno, cominciando a vedere che effetto fa ascoltare anche Strauss a Venezia e Verdi a Vienna, trasmettendoli a reti unificate.
Mi rendo conto che può sembrare una futile trovata creativa, ma Vi assicuro che talvolta anche qualche innocente segnale come questo può far riflettere, specialmente quando certe decisioni e interessi continuano a volare fin troppo più in alto delle nostre teste da comuni mortali.
E adesso, tanto per cominciare nel migliore dei modi il primo 4WARD del duemilaventiquattro, ancora PROSIT NEUJAHR e BUON ANNO!