Nel giorno dell’Epifania ho avuto modo di conoscere personalmente il nostro Vescovo Carlo, che è venuto a celebrare la messa serale alla Chiesa di Sant’Antonio dei Frati Minori.
Chi è solito leggermi, ricorderà che lo scorso 8 ottobre dedicai a Mons. Villano una lettera aperta in seno al mio 4WARD, subito dopo la sua nomina. Mi piace, in questa sede, riportarne un passaggio, per poi ricollegarmici rispetto al tema odierno:
“Il primo cambiamento lo chiedo proprio a Lei, Eccellenza: doni nuovamente alla nostra Isola un Vescovo che scenda tra la gente in giacca e pantaloni e con la croce pettorale in bella mostra, che sia presente tanto nelle occasioni importanti tanto nella quotidianità, nella gioia e nel dolore, come il migliore degli amici e dei compagni di viaggio e di vita, unendo all’autorevolezza del Suo ruolo quella familiarità e quel piacere nell’incontrarLa per strada come il più semplice dei passanti e salutarLa con sincera stima e rispetto. Proprio come uno di noi.”
Sabato scorso ho incontrato il Vescovo prima della celebrazione (quando ci ha presentati l’impeccabile Padre Mario Lauro) e subito dopo. Ma a dire il vero, mentre nel buio arrivavo nel parcheggio della chiesa, avevo già scorto la sagoma di questo “omone” che procedendo nella mia stessa direzione era intento a consultare il suo smartphone e, cosa ancor più gradita, senza alcun codazzo al seguito. Sono rimasto colpito dalla sua postura semplice, che sarebbe stata del tutto priva di alcuna forma di solennità se non fosse arrivato all’altare con la mitria e il pastorale. Ma soprattutto ho apprezzato tantissimo la sua omelia essenziale e diretta, dal lessico basico ma non per questo meno efficace sotto l’aspetto teologico e morale. Dalle sue parole, il passaggio riferito alla “porta stretta”, mutuato dalle Scritture ma anche dal temporaneo accesso al pulpito creato in seno alla rievocazione del presepio di Greccio, la dice lunga -a mio modesto giudizio- sulla capacità di questo nostro Pastore di rivolgersi senza fronzoli a chi lo ascolta e con grande capacità di immediata elaborazione del pensiero.
Ecco perché, a fine celebrazione, sono andato a ringraziarlo! Ringraziarlo perché, se il buongiorno si vede dal mattino, egli sembra aver cominciato nel modo giusto il suo cammino insieme a noi. Come uno di noi. E anche oggi, come l’8 ottobre scorso, gli ribadisco: “Che Dio La benedica, Vescovo Carlo. Non mi deluda anche Lei!”