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Il terzo mandato | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 13 gennaio 2024

Sarei curioso di sapere come la pensate (e perciò Vi sollecito una riflessione al riguardo) sulla famigerata questione del terzo mandato per i Sindaci e i Presidenti di Regione.

La mia opinione non è esattamente definita: da un lato sono portato a sostenere che il popolo sovrano è l’unico in grado di porre una limitazione all’impegno pubblico di questo o quel candidato, valutandone l’effettivo operato sul campo nell’interesse esclusivo del Paese e del mandato ricevuto. Dall’altra, sostengo senza ombra di dubbio la conclamata immaturità del corpo elettorale, che indirizza il consenso secondo criteri tutt’altro che in linea con tale principio e, per giunta, in modo del tutto diverso tra la competizione locale e quella sovracomunale.

Come ho avuto modo di scrivere domenica scorsa, di qui a poco avremo due situazioni che ci riguardano piuttosto da vicino e che andranno soggette alla volontà del Governo nazionale in carica di modificare o meno la normativa vigente: sia il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, sia il sindaco d’Ischia, Enzo Ferrandino, si trovano sin da ora alle prese con la totale impossibilità di pianificare adeguatamente il proprio futuro politico-amministrativo in mancanza della certezza di poter continuare a correre, magari ancora in carica, per la terza volta e tentare di conservare i rispettivi ruoli per ulteriori cinque anni.

Appena ieri l’altro sembrava che il trio Meloni-Salvini-Tajani avesse partorito a Palazzo Chigi un accordo in vista delle elezioni europee e regionali passante anche per l’approvazione del terzo mandato, che avrebbe consentito al governatore veneto Zaia (e quindi anche a De Luca) di ripresentarsi ancora una volta. Peccato che al momento quel tavolo sia saltato, unitamente ad ogni certezza e, peggio ancora, non certo per una scelta etica legata a ridurre la pletora di mestieranti della politica costantemente incollati sulle proprie poltrone; men che meno, per individuare un criterio che ponga fatti e integrità al di sopra di ogni questione di opportunità a tutti i costi. Ci tocca, pertanto, continuare ad attendere per capire, prima o poi, se l’arte del compromesso avrà ancora una volta la meglio su criteri ben più importanti o se il buon senso, non privo di un briciolo di innovazione anche nella forma quanto nella sostanza, sappia rivelarci finalmente una piacevole sorpresa quanto a coerenza e meritocrazia.

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