EMANUELE VERDE – Ischia come Italia, inizia con ‘I’ e termina con ‘ia’, e quindi ne è il fedele riassunto”. Questa frase del compianto Gianni Mura (Ischia, Feltrinelli, 2012) oltre che l’attualità politica secondo me spiega bene anche la cronaca giudiziaria. Mi riferisco agli arresti recenti per droga che hanno caratterizzato l’inizio di questo 2024 sull’isola. E quindi spacciano quelli di mezz’età e i giovanissimi e consuma un sacco di gente, “un esercito” l’ha definito efficacemente qualcuno sui social.
Insomma tutto va bene Madama la marchesa? Sì e no. A mio parere il fatto nuovo di questi ultimi anni – anche qui in maniera non dissimile da quanto avviene praticamente ovunque – è la democratizzazione del consumo di cocaina. Mentre, infatti, diciamo fino a una ventina di anni fa, il consumo di coca era prerogativa quasi esclusiva di alcune fasce sociali, con l’inizio del nuovo millennio la polvere bianca, complice anche una politica aggressiva di abbassamento dei prezzi, è diventata fenomeno di massa, con un consumo trasversale per età, ceto, professione, genere.
Certo ci sarebbero poi da analizzare le modalità di consumo (chi se la tira; chi se la fuma; chi se la fa) ma, al di là di questi aspetti che secondari non sono, il dato più significativo mi sembra quello sopra descritto. Per il resto, sull’isola d’Ischia va ancora fortissimo il vecchio e caro hashish e qui, consentitemi, tenendo da parte le vicende giudiziarie dei protagonisti coinvolti su cui non intendo entrare, ci sarebbe da fare finalmente un discorso sulla nocività della sostanza.
Provocatoriamente, ma non tanto, mi sono permesso di scrivere sui social che sull’isola d’Ischia il fumo, l’erba hanno preso il posto del vino solforato tanto caro ai nostri nonni, padri e zii. E anzi, se vogliamo dirla tutta, sul lungo periodo gli effetti dell’alcool sono assai più deleteri della cannabis e dei suoi derivati. Poi, pure qui, vogliamo andare più in profondità e chiederci il perché di tutta questa fame chimica? Bene, facciamolo, chiediamoci che opportunità di svago legittime ci sono in giro, qual è la qualità dei servizi pubblici offerti, ma, per favore, senza buttare la croce addosso a ragazzi di 18 anni che certo hanno sbagliato (e di brutto!) ma hanno tutto il diritto a lasciarsi alle spalle, insieme alle proprie famiglie, la gigantesca cappellata commessa. Secondo me.