domenica, Gennaio 12, 2025

Il silente contegno che spesso non paga | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 13 marzo 2024

Il pronunciamento del TAR Campania Napoli in merito al parcheggio della Siena evidenzia il modo impietoso in cui la giustizia amministrativa nostrana ha bacchettato sia il Comune di Ischia sia la Soprintendenza per le ultime, recenti scelte relative all’ormai annoso cantiere di Ischia Ponte.

E’ chiaro a tutti come, nell’assegnare questo round a favore del proprietario Santaroni, il risultato della camera di consiglio abbia posto l’accento sul reiterato inattivismo del Comune, che di fatto avrebbe consentito il consolidamento dei titoli a favore della società titolare del cantiere. E sotto quest’aspetto, devo dire che non vedo particolare dolo da parte dell’Ente, perché col suo stesso silente contegno (per me pura quanto volontaria indolenza) ha fatto sì, nel corso degli anni, che in quello stesso cantiere si lavorasse “a uno all’ora” e con sparute maestranze, prima che per evitare di perdere i finanziamenti ottenuti si cominciasse a spingere seriamente sull’acceleratore, giungendo di fatto a pochi mesi di lavoro dal completamento dell’opera.

Ma è altrettanto chiaro che TAR e Procura siano sintonizzati su frequenze totalmente diverse! E se il pronunciamento amministrativo oggi riapre le speranze per la ripresa dei lavori, il completamento e la conseguente apertura del parcheggio, dall’altra sussiste il sequestro dell’intero cantiere. Un provvedimento cautelare che, a giudizio dei più esperti, difficilmente verrà revocato, anche in considerazione di diverse altre irregolarità, al momento non ancora sanzionate, con pronunciamenti della Cassazione che parlano decisamente chiaro e tondo.

Che l’avvocato Santaroni avrebbe venduto cara la pelle (a giusta ragione, aggiungo io) lo sapevamo tutti benissimo. Anche Enzo Ferrandino, quando pensò che proprio per spazzare sotto il tappeto degli uffici tecnici di Via Iasolino la polvere lasciata accumulare sul fascicolo della “Turistica Villa Miramare” andava tentata la sortita dell’acquisizione al patrimonio comunale, era sicuramente ben consapevole del rischio che avrebbe corso. Ma adesso, con la piega che la situazione sta assumendo, sarò più onesto del solito nel chiedermi, al suo posto, cosa preferirei augurarmi: un passo indietro della Procura col dissequestro e il completamento dell’opera, oppure il prosieguo della linea dura fino ad un ultimo grado di giudizio che dimostri la bontà delle ragioni (e delle maniglie) delle parti in causa?

Una cosa è certa: l’intero paese, Ischia, resta ancora una volta sulla graticola per colpa dei soliti inetti. 

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