Entro oggi andrà inviata all’Agenzia delle Entrate la comunicazione relativa alla prima cessione del credito o lo sconto in fattura per il superbonus 110. E alla luce di questo termine ormai imminente, a mio personalissimo giudizio quelli che rimarranno esclusi saranno molti di più di quelli che riusciranno a sfruttare quest’ultima opportunità. “La tagliola del blocco della cessione -come ricordato anche dal Corriere.it- ricadrà anche su chi, rispettando i decreti del passato, aveva presentato la comunicazione di inizio lavori, la cosiddetta Cila, entro il 16 febbraio del 2023 ma non ha finito di pagare i lavori. Si salverà quindi solo chi è in possesso delle fatture che documentano le spese sostenute per l’avvio dei lavori.”
Ho sempre ritenuto che la linea dura del Governo Meloni verso il Superbonus fosse perfettamente coerente con la necessità di dire basta a un provvedimento che, alla lunga, ha dimostrato di esser riuscito a interessare solo una piccolissima parte del patrimonio immobiliare italiano e neppure situazioni di particolare necessità, al di là delle immancabili truffe di chi, nel nostro Bel Paese, fatta la legge riesce immediatamente a trovare l’inganno per far soldi. Penso però, al tempo stesso, che in particolare quest’ultimo provvedimento portato in CdM quasi all’insaputa dei colleghi di governo dal Ministro Giorgetti rappresenti l’ultima, ennesima tagliola per ulteriormente assottigliare gli aventi diritto al beneficio, giungendo finanche al punto da impedire eventuali ravvedimenti dovuti non solo a irregolarità, ma anche a semplici quanto evidenti errori materiali.
Amo ripetere che quel che si fa per il Paese, nel bene e nel male, resta al Paese. E con esso, il ricordo migliore o peggiore dei relativi autori che però, in moltissimi casi, vengono poi tardivamente apprezzati dopo un vituperio non sempre concretamente motivato se non dalla solita antipolitica e dal qualunquismo spicciolo. Tuttavia mi chiedo spesso se tutta questa ostinazione del titolare del Ministero dell’Economia e della stessa Premier Meloni contro il superbonus 110 sia esclusivamente figlia della necessità di porre fine a un disastroso danno alle casse dello Stato ereditato da Conte e compagni, oppure dell’intento di “farla pagare”, politicamente parlando, a chi ancora accredita allo pseudo-assistenzialismo e al populismo targati “cinquestelle” l’unica fonte cui abbeverarsi sulle spalle della comunità, dei contribuenti e del “governo ladro” di turno.
Una cosa è certa: anche stavolta, probabilmente “’e ciucce s’appìccecano e ‘e varrelle ce vanno pe’ssotto”.