Da un po’ di tempo la Pasqua, per chiunque, ha assunto un significato prettamente laico. Quando si fa riferimento alla Pasqua, di conseguenza si parla di mare, montagna o musei, ovvero di locations dove andare per quelle brevi vacanze. Credenti o non credenti, su questo sembrano ormai essere in sintonia. Ma è veramente solo questo la Pasqua? I bambini di conseguenza seguono l’esempio dei genitori, per loro la Pasqua è vacanza a scuola, è la pasquetta, gita fuori porta dove correre e sudare dietro una palla senza avere rimbrotti dai genitori, sporcarsi con licenza di poterlo fare. Poi il giorno di Pasqua, quasi abitudinariamente vai a messa, la chiesa è più affollata del solito, si, perché vuoi o non vuoi, fosse solo per gli occhi della gente che nota tutto, in quella occasione anche i maschi di famiglia vanno a messa, li noti, sono impacciati e seguono i movimenti degli abitudinari per non sfigurare, ma sono come dei pesci fuor d’acqua. Si, fanno lo strappo alla regola e a Pasqua vanno a sentir messa, come se facessero un piacere a qualcuno. Al momento dell’Eucarestia, mentre i soliti noti si mettono in fila per prendere il Corpo di Cristo, loro timidamente restano seduti, non saprebbero come comportarsi davanti a quel pezzo di Ostia che è l’essenza della vita di ogni Cristiano. Ma in questa messa, il celebrante nella sua omelia dice cose interessanti.
Se ti è capitato di ascoltarle (perché in genere quando il celebrante parla, chi dovrebbe ascoltare pensa ad altro, magari a cosa fare dopo la messa, alla partita della squadra del cuore, al sale da aggiungere al ragù), ti senti a disagio con te stesso. Io mi professo Cattolico. Ma lo sono davvero? Credo in Dio, ma seguo i suoi dettami? Basta dire di essere Cattolico per esserlo davvero? Cosa faccio, come vivo per dimostrare a chiunque mi osservi che sono Cattolico? Certo, vado a Messa, magari ogni tanto seguo anche qualche processione di Santi, spesso dico qualche preghiera e poi? Quel celebrante nella sera di Pasqua mi ha completamente spiazzato. Mi sono un po’ vergognato di trovarmi in chiesa ad ascoltarlo, eppure ogni domenica ci vado, forse non lo ascolto mai, ma a Pasqua mi ha fatto sentire un falso Cattolico, ma senza rimproveri, facendomi riflettere. Il cattolicesimo, la Fede, non è abitudine, ma sempre cose nuove, è vita vera, molto diversa da quella terrena, o meglio da quella che noi tutti riteniamo la vera vita. Vivere secondo Cristo, secondo lo Spirito Santo e secondo Iddio, non è contestare i Musulmani o gli Ebrei o i protestanti. La Fede è gioia, è esempio, ogni giorno cose nuove, senza abitudini scontate. Posso io dire che sono Cattolico con la vita che vivo? No, Io che vado a messa tutte le domeniche e le feste comandate, sono così diverso da coloro che vanno a Messa solo il giorno di Pasqua, forse no! Pasqua è vita nuova, è Cristo Risorto, è la vita vera che sboccia, solo osservando il suo esempio potremmo sentirci davvero cattolici. Non basta la Messa alla domenica, non basta dire l’Ave Maria o il Padre Nostro, serve vivere secondo i dettami di Fede, serve capire che non è questa la nostra vita da vivere, ma che questa vita terrena è solo propedeutica alla vera vita nel Cieli.
DIECI MILIONI DI GITANTI
Non tutti avranno programmato una settimana a Cortina o sulla Costa Azzurra, non tutti hanno avuto voglia di Ischia e Capri, fatto è però che i dati sono reali, in Italia si sono spostati pe le vacanze di Pasqua ben dieci milioni di persone. Si, dieci milioni, non mille o duemila. Qualcosa vorrà anche dire. Le cose in Italia non vanno come tutti vorremmo, ma bisognerebbe accordarsi sul significato di cosa vuol dire “ le cose non vanno bene”. Forse, quando si dice che in Italia si sta male, forse ci si riferisce al mantenimento dell’alto tenore di vita a cui da tempo siamo abituati e che oggi come oggi si fatica più del necessario a sostenere. Oppure il riferimento è ai poveri Cristi che dormivano sotto i ponti e continuano a farlo e forse continueranno per decine di anni ancora. In Italia dieci milioni di persone che si spostano, creano una economia importante e necessaria che procura un movimento economico senza il quale effettivamente ci sarebbe da preoccuparsi. Ischia, anche se non al 100% ha ripreso la sua stagionalità, buonissima percentuale di lavoratori è ritornata alle sue mansioni per continuare per tutta l’estate. Certo, ci saranno le solite lamentele, ci saranno le solite incongruenze, ma questo è altro conto, altra realtà, la nostra solita realtà. Una realtà che probabilmente ci sta bene e nemmeno vogliamo tanto cambiarla, visto che per l’ennesimo inverno abbiamo solamente lasciato scorrere il tempo senza accennare minimamente a qualche soluzione. Un vecchio detto recita.” Chi si contenta Gode”, evidentemente va bene cosi.
STABILIMENTI BALNEARI
I turisti si aspettavano di vedere i nostri stabilimenti balneari già belli e pronti, magari solo per avere un bel colpo d’occhio o effettuare passeggiate sugli arenili ben curati. Ad Ischia purtroppo non si usa così, ad Ischia si preparano le spiagge solo nelle prossimità delle balneazioni. Il mare, a volte arrabbiato, ancora prende da una parte e posa da altra le distese di sabbia e non si sa a chi porterà vantaggi ed a chi svantaggi. Le nostre spiagge ritorneranno belle, ma solo a fine aprile.