Era solo il 16 marzo quando, tenuto conto della perdurante disattivazione degli autovelox a Ischia, auspicavo un intervento risolutore da parte delle amministrazioni locali interessate a far sì che i rilevatori di velocità installati lungo il nostro periplo riprendessero a funzionare regolarmente, prima di svegliare dal sonno salutare della paura di una multa tutti i patentati più spericolati e noncuranti della propria ed altrui sicurezza alla guida.
Ed eccoci, poco più di due settimane dopo, a registrare subito dopo Pasqua due tragedie mancate: il frontale con ribaltamento lungo Via Antonio Sogliuzzo di mercoledì mattina e, poche ore dopo, in nottata, l’auto precipitata fuori strada lungo la Sopraelevata per un presumibile colpo di sonno del conducente. Come se non bastasse, il primo dei due incidenti è avvenuto su un tratto rettilineo e privo di controllo elettronico della velocità, mentre il secondo -com’è noto- lungo un’arteria dove è fin troppo facile darsi a corse sfrenate e sorpassi azzardati quando le due “macchinette” sono spente.
Per fortuna entrambi gli episodi non hanno registrato vittime. Ma perché dobbiamo star qui a lodare la fortuna o, per chi ci crede, la mano di Dio che non ha voluto, in questa occasione, che qualcuno si facesse molto male o, addirittura, che qualche altra famiglia ischitana si vedesse costretta a piangere la perdita di un proprio caro, aumentando il numero già cospicuo delle vittime da incidenti stradali di casa nostra?
Già lo scrissi: “Al di là del senso civico da ritrovare in chiave generale e, ancor di più, nell’ambito della circolazione veicolare, sull’isola d’Ischia non possiamo permetterci altri morti sulla strada e non importa se per mera fatalità o per vero e proprio omicidio stradale: quel che conta è vivere senza l’incubo della totale assenza di sicurezza, per noi quanto per i nostri cari d’ogni età.” E oggi lo ribadisco con maggior forza, perché non c’è nulla da fare: noialtri, se non colpiti nella nostra tasca o, peggio ancora, nella nostra libertà di muoverci, non riusciamo a rispettare le regole! E man mano che la gente si accorge che gli autovelox sono spenti o che i controlli lungo una determinata strada sono sempre pressoché inesistenti, eccoli pronti a riprendere il “gran premio dell’idiozia” alla guida di due o quattro ruote.
“Nun currìte!” è l’appello che rivolgo anche oggi. A tutti, tranne ai nostri sindaci, che esorto invece a correre più che possono per ripristinare l’effetto salvifico degli autovelox fissi e una maggior presenza di postazioni mobili sulle strade restanti.