lunedì, Dicembre 23, 2024

Medio oriente, una guerra assurda come tutte le guerre

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Medio Oriente: Mentre “Il Consiglio Europeo condanna con forza e senza equivoci l’attacco dell’Iran contro Israele” rinnovando la sua piena solidarietà al popolo israeliano, ci si prepara già ad un nuovo attacco!

Attori e Spettatori di Anna Fermo | La condanna non poteva che essere “inequivocabile” rispetto all’offensiva iraniana, seguita poi dall’ “invito” esteso a tutte le parti coinvolte nella crisi mediorientale, Israele inclusa, “ad astenersi da azioni volte ad acuire la tensione nella Regione”. E’ ciò che emerge dal G7 riunitosi appena ieri d’urgenza previa sollecitazione dagli Stati Uniti e convocato dalla presidente di turno, la nostra Giorgia Meloni. La dichiarazione immediata è quella in cui si ribadisce il “pieno sostegno alla sicurezza” per Tel Aviv e si lancia un appello “per porre fine alla crisi a Gaza attraverso la cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas”. Questo non è altro che il linguaggio della diplomazia, un linguaggio che tuttavia spiega bene le urgenze geopolitiche dell’area, dove la tensione è senza dubbio salita ulteriormente di livello.

De-escalation resta la parola chiave nell’ auspicio che non ci siano reazioni, eppure, nel mentre scriviamo, temiamo purtroppo che sia già troppo tardi.
L”attacco diretto e senza precedenti”, quello compiuto dall’Iran in questo ultimo fine settimana non è altro che un “ulteriore passo verso la destabilizzazione della regione e rischia di provocare un’escalation regionale incontrollabile”, come affermano i 7 Grandi, i quali, se Teheran e i suoi alleati non si fermeranno, si sono già impegnati: “siamo pronti ad adottare ulteriori misure ora e in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti”.

Resta che la tensione in Medio Oriente, dopo l’attacco con centinaia di droni e missili, neutralizzati quasi completamente, lanciato dall’Iran contro Israele, preannuncia senza se e senza ma la replica di Tel Aviv seppur non se ne conosca ancora la portata. Dal Gabinetto di guerra tenuto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella giornata di ieri, secondo una attendibile fonte, è emerso che l’obiettivo di Tel Aviv sarebbe quello di “mandare un messaggio” a Teheran, ma senza causare vittime. Tra le opzioni sul tavolo del governo, evidenzia la medesima fonte, ci sarebbe un raid contro una struttura a Teheran o un attacco informatico.

Di contro, il responsabile della diplomazia iraniana, Hossein Amir Abdollahian, ha ribadito che l’Iran “non accoglie con favore l’escalation della tensione nella regione, ma se il regime israeliano cerca l’avventura, la nostra prossima risposta sarà immediata, più forte e più ampia”. Le crisi in Medioriente, per l’Iran “affondano le loro radici nel ruolo distruttivo del regime israeliano”.
Perché l’Iran ha lanciato droni e missili contro Israele? A sua detta, “l’attacco è giustificato in quanto risposta “obbligata” al raid contro l’ambasciata di Damasco, in Siria, dell’1 aprile scorso”. In quell’attacco sono morti 8 uomini dell’apparato iraniano, tra cui Mohammad Reza Zahedi, importante comandante delle Guardie Rivoluzionarie. L’attacco contro Israele “rientra”, duqnue, “nell’esercizio del diritto di Teheran all’autodifesa”.

Il nostro ministro della Difesa, Guido Crosetto, al riguardo ha quendi precisato: “Ritengo improbabile che Israele si fermi, viste le proporzioni dell’attacco iraniano, come non si è fermato di fronte alle nostre richieste di una tregua a Gaza, per salvaguardare le vite dei civili. Quindi mi aspetto un’ulteriore risposta. I falchi al governo considerano questa un’occasione imperdibile per colpire i reattori nucleari dell’Iran, anche perché, pur non essendo disponibili ad intervenire direttamente, gli Usa hanno appena stanziato i fondi per sostenere i loro sforzi militari ed hanno dichiarato il loro totale appoggio”.
Di fatto, l’ innalzamento della tensione in Medio Oriente, specie in queste ore, dimostra quanto siano cambiate le regole dell’interazione tra i due contendenti. Israele colpiva obiettivi militari pro iraniani, ma non aveva mai attaccato direttamente, e lo stesso vale per l’Iran. La mossa di Israele del 1 aprile, ha aperto di fatto uno scenario diverso e Teheran ha risposto per la prima volta con un attacco diretto dal suo territorio su Israele. La Repubblica islamica non poteva non rispondere: ne andava della sua legittimità come potenza che si vuole porre come avversario supremo di Israele. Sapeva anche, probabilmente, che l’attacco poteva essere intercettato e avrebbe provocato, com’è stato, solo danni materiali. Se l’Iran avesse voluto provocare vittime sarebbe stata tutta un’altra storia.

Se poi non è nell’interesse di Israele avere una guerra aperta con l’Iran nel momento in cui la guerra a casa non è ancora finita, nonostante gli Stati Uniti facciano pressione su Tel Aviv perché non si vada verso una conflagrazione regionale, i fatti di ieri non preludono a nulla di buono. L’obiettivo di Israele, adesso come adesso, non è semplicemente sradicare Hamas, ma anche quello più ampio di creare una zona cuscinetto che possa proteggerlo da tutti i gruppi affiliati con l’Iran.
È una di quelle situazioni in cui davvero tutto può succedere e la ragionevolezza, da parte soprattutto israeliana, suggerita anche dall’amministrazione di Biden e dalla diplomazia europea temo che stia lasciando il posto al mero botta e risposta volto ad acuire un conflitto già di per se gravissimo. Dal pantano di Gaza, non a caso, “non se ne esce”, anche perché non si sono fatti i passi diplomatici giusti per uscirne. Dopo il 7 ottobre i negoziati si sono concentrati essenzialmente sul rilascio degli ostaggi, che è una causa nobile, ma che non risolve il problema fondamentale del conflitto israelo-palestinese. E, come sempre succede in Medio Oriente, il conflitto non solo non ha trovato soluzione, ma si è intrecciato con altri conflitti preesistenti e latenti. Uno di questi è appunto la guerra Iran e Israele.

Come è stato osservato, “La risposta è la stessa a due domande: come si esce dall’escalation tra Israele e Iran e come si esce dal pantano di Gaza?”. Serve sicuramente un attore, probabilmente del mondo arabo, e quindi un attore come l’Arabia Saudita, che riesca e abbia le capacità diplomatiche e militari per controbilanciare questa rivalità tra Israele e Iran, ma anche di sostenere una proposta di pace sulla questione israelo-palestinese. Anche perché l’Arabia Saudita ha nelle sue mani una carta importante: quella della potenziale riapertura dei negoziati di normalizzazione con Israele.
La decisione della Repubblica Islamica dell’Iran di lanciare un attacco contro Israele dal proprio territorio è senza precedenti perché reca con se il rischio che il conflitto degeneri in una guerra totale. Per Teheran “Con questa operazione è stata stabilita una nuova equazione: se il regime sionista attacca, sarà contrattaccato dall’Iran”. Ecco perché si dice che in Medio Oriente tutto è cambiato con un conflitto che esce dalla sua dimensione locale, ed al contempo che nulla è cambiato visto che come spesso accade in guerra, anche l’aggressione e la violenza seguono un approccio coreografato, che rende le mosse prevedibili.

La politica estera dell’Iran è in gran parte una politica che si fonda sul terrorismo, sugli attacchi costanti a obiettivi militari e civili in tutta la regione. Hezbollah, che è un partito e un’organizzazione militare (e terroristica), lancia missili su Israele dal Sud del Libano, gli Houthi dallo Yemen colpiscono il commercio mondiale che attraversa lo stretto di Bab al-Mandeb e così le navi cargo devono allungare il tragitto di giorni e giorni per circumnavigare l’Africa, in Iran e Siria i gruppi sostenuti dall’Iran colpiscono con decine di attacchi le basi militari americane. L’Iran non è impegnato soltanto in una guerra a intensità variabile contro Israele, ma contro l’Occidente. Già a febbraio gli Stati Uniti hanno reagito con raid aerei in Siria e Iraq, per colpire le basi dei gruppi filo-iraniani.
Dunque, sono anni che l’Iran è in guerra con i suoi grandi nemici mentre cerca di negoziare per vedere riconosciuto il proprio status nella regione.
Le discussioni intorno al programma nucleare iraniano sono da vent’anni il tavolo diplomatico permanente dove Stati Uniti e Unione europea trattano con Teheran quando non volano i missili.
Sempre più spesso poi ci sembra di intravedere un’unica guerra che va dalla Russia a Gaza.

In Ucraina Vladimir Putin usa droni iraniani, economici ed efficaci, visto che non può più accedere alla tecnologia occidentale, e, nell’offensiva contro Israele, l’Iran replica le tattiche usate da Putin in Ucraina per bucare le difese missilistiche occidentali: attacchi concomitanti dalla Siria e dallo Yemen per confondere i sistemi di difesa israeliani, con una combinazione di missili e droni. “L’attacco a Israele con missili dimostra che l’Iran sta imparando dalla Russia e dagli Houthi a sviluppare modalità di aggressione sempre più pericolose ed efficaci contro Israele e gli Stati Uniti”.
Netanyahu potrà anche presentarsi come il garante della protezione dall’Iran e dai suoi missili, ma di fatto, la violenza in Medio Oriente, ha sempre avuto come primo obiettivo e prima conseguenza quella di consolidare le leadership al potere, qualunque sia il prezzo da pagare in termini di vite umane. Questo dimostra che anche questa guerra, come tutte le guerre, non può trovare giustificazione alcuna.

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