ATTORI E SPETTATORI DI ANNA FERMO | Nella vita di ogni donna la nascita di un figlio è un evento di straordinaria importanza che determina cambiamenti assoluti che richiedono poi un riadattamento di esigenze e ruoli. La vita del bambino si connette totalmente alla sensibilità e capacità materna di captare i suoi bisogni e di rispondervi prontamente, così come la madre sviluppa, o dovrebbe sviluppare, una particolare predisposizione che la porti a sintonizzarsi sui bisogni del figlio. “È con lei e attraverso di lei che il neonato sperimenta le prime interazioni e le prime forme d’amore ed è lei la sua “base sicura” cui fa riferimento ogni volta che si sente spaventato o minacciato” (Bowlby 1988). Successivamente, una madre sa che deve dare corso alla separazione dal figlio, per consentirgli progressivamente di acquisire indipendenza andando a formare una propria identità personale.
Diciamolo: essere mamme non è affatto un compito semplice, ragion per cui, non tutte le donne possono diventarlo così come scelgono di diventarlo, specie nel contesto attuale. E poi, essere madri oggi non è forse più complesso di ieri?
Una mamma contemporanea deve farsi super eroina perché tenuta a confrontarsi costantemente con una sfida maggiore rispetto al passato: educare, istruire, amare i propri figli e contemporaneamente svolgere mansioni e ricoprire ruoli che la portano lontano da casa. Il prezzo è altissimo: i troppi impegni ed il poco tempo libero producono quale effetto immediato il senso di colpa per la sensazione di non essere e fare abbastanza per i propri figli. Con l’avvento dei social media poi, si sono delineati dei canoni della “madre perfetta” assurdi. A questo si sommano divulgazioni che tendono ad estremizzare gli aspetti peggiori della maternità, riconducendo ogni possibile problematica del bambino a lei.
Per non parlare poi del fatto che il tradizionale modello familiare composto da due genitori e figli non è più il modello predominante: sono in crescita infatti i nuclei monogenitoriali.
Così con il passeggino in una mano e l’agenda nell’altra, le mamme di oggi intraprendono un continuo processo di assestamento tra mamme e papà. Si adattano e riscoprono ogni giorno in un’elevata quantità di ruoli, fronteggiando i mille impegni e responsabilità derivanti oltre che dall’essere madre, dal contesto attuale. “So fare tutto. Sono una mamma!” non è un’affermazione da prender alla leggera, tutt’altro!
Ne sa qualcosa la nostra Premier Giorgia Meloni.
Suo padre l’ha ferita quando era bambina, al punto che alla notizia della sua morte ha reagito “con indifferenza”. Quando morì di leucemia, qualche anno fa, “non provai né odio né dispiacere. Non provai nulla. Era come se fosse morto un personaggio della tivù, solo questo. Vuol dire che qualcosa di profondissimo si è scavato nell’inconscio di una bambina. E questa sì che è una cosa che mi fa arrabbiare”.
Giorgia Meloni descrive un uomo anaffettivo, che se ne andò da casa quando lei aveva appena un anno e la sorella 2 anni, lasciando che a crescere le bambine fossero la mamma e i nonni materni.”Non mi va di raccontarlo, ma se una bambina di 11 anni decide che il padre non lo vuole vedere più e poi lo fa davvero, evidentemente quest’uomo qualcosa ha fatto”. Va da se che per Giorgia, l’essere donna e madre valchiria sia normale!
Anche se presidente del Consiglio, Giorgia Meloni è unicamente la «mamma di Ginevra», mentre risponde alle domande di Mamma DilettaNte, il podcast di Diletta Leotta in cui si parla solo delle difficoltà, dei problemi e delle aspirazioni delle madri. E delle «acrobazie» necessarie per organizzare la quotidianità.
«C’è una persona che sta con me da quando è nata Ginevra e alla quale mi affido moltissimo, c’è il padre, c’è mia mamma (gli altri nonni sono a Milano, è più complicato) e poi tante mamme della classe. Io ho trovato tanta solidarietà tra le madri. Non è questione di adesione politica, io non so certo cosa votino le mamme della classe di Ginevra, ma tante persone mi danno una mano e vedo che se la danno anche tra loro». Solidarietà, come quella tra «veterani al fronte, come chi ha combattuto al fronte».
Per Giorgia Meloni, l’agenda di impegni spesso è uno degli aspetti più critici da gestire, specialmente quando le coincidenze sono impietose: «Quando è stato fissato il saggio di danza di Ginevra? Il primo giorno del G7… L’ unica cosa in un anno che io non potevo spostare. È stato un inferno. Gliel’ho detto subito e l’ha presa malissimo…», racconta. Tuttavia «bisogna dire no, anche se hai i sensi di colpa. Invece non ce la faccio. Per colmare le assenze, dico dei sì. E so che è diseducativo. Nella teoria sono brava, nella pratica meno…».
Su un aspetto, però, Ginevra non transige: dormire insieme alla mamma, per lei, è un rito troppo importante. «Ci devo essere io: se le tolgo il dormire insieme, la prende come una cattiveria. E così, tutte le volte che posso la porto con me, così stiamo insieme. All’estero provo a spiegarle meglio, cosa fa la mamma, cerco di dirle quanto è importante il lavoro che fa la mamma e spero che questo possa non farmi detestare in futuro, spero così che un giorno non dirà “tu non c’eri, come c’erano le altre mamme”. Le amiche mi dicono che lo capirà, però non lo so…. speriamo. Per ora Ginevra è una bambina felice. Io sono cresciuta con una madre che non era tanto presente e alla fine le devo tutto: anche l’assenza è stata importante».
Ma la grande lezione della maternità è stato imparare ad attribuire il giusto valore al tempo: «Ottimizzarlo, mettere in fila le priorità. Perché alla fine torno a casa e se lei sta bene mi dico: tutto il resto lo gestisco, una soluzione si trova».
Giorgia Meloni è cresciuta con una madre cui nonostante le assenze alla fine deve tutto: “La sua era un’assenza calcolata, ha cresciuto le sue figlie dicendo te la devi cavare, la tua libertà è legata alla tua responsabilità”.
“Diventare mamma mi ha dato tantissima stabilità. Sono diventata più pragmatica, più concreta, più attenta alle cose che hanno davvero un senso” ha sottolineato la Premier. “La maternità, è vero, tira fuori tutte le tue fragilità ma le mette anche a posto”.
Il tema delle relazioni al femminile è complesso, non solo in politica e la Premier lo sa bene: «Ho sempre pensato che non sia vera la solidarietà femminile – dice la premier con un certo coraggio – le donne sono tra loro molto meno solidali di quanto dicano, come se fossero vittime del racconto per cui non dovrebbero mai essere completamente all’altezza di competere con gli uomini e questo le porta a competere tra loro. Però tra mamme è tutta un’altra cosa, le mamme sono solidali tra loro come i veterani al fronte: gente che ha combattuto insieme e alla fine ha un’altra dimensione di solidarietà». «Sono diventata presidente del Consiglio quando Ginevra iniziava la prima elementare. Sto nella chat, ma non riesco a frequentare quasi mai le mamme della classe – spiega -. Nella chat commento, dico la mia, voto quando mettono le votazioni, partecipo quando posso. Faccio la mamma, insomma».
Giorgia Meloni rimarca la «solidarietà» ricevuta dalle mamme delle compagne della figlia. «È tipica tra le mamme, non è neanche una questione di adesione politica. Io non so cosa votino molte delle mamme della classe di Ginevra ma – spiega – fanno sempre del loro meglio per darmi una mano. Sanno che alle feste non posso andare e si offrono di portare Ginevra». Racconta dell’aiuto ricevuto dalle madri della classe della figlia Ginevra, e del fatto che «le più belle emozioni» vissute «riguardavano le mamme». La «più straordinaria», ha spiegato, è stata la telefonata a quella di Alessia Piperno, mentre tornava in Italia dopo essere stata agli arresti in Iran.
Da un’Alessia all’altra, il rimando diventa immediato, complice anche la sentenza di ieri. Era pur sempre una madre, sciagurata, ma pur sempre una madre. Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022. Lo ha deciso ieri la Corte di Assise di Milano. Nel condannare Alessia Pifferi per l’omicidio della figlia Diana, i giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione che le veniva contestata insieme a quelle dei futili motivi e dell’aver commesso il fatto nei confronti della figlia minorenne. Dopo l’arringa del difensore Alessia Pontenani, il pm Francesco De Tommasi aveva replicato. “C’è una sola vittima e si chiama Diana. E c’è una bugiarda che è Alessia Pifferi, una attrice che è Alessia Pifferi. Chiedo di non riconoscere alcun beneficio”.
Ecco, le madri sono tante e tutte diverse, la stragrande maggioranza sono come ce le ha raccontate “la mamma di Ginevra”, mentre la “mamma di Diana”, questa no, non è più una madre, perché ha deciso di non esserlo più nel peggiore dei modi.