VISTO DALLA PIAZZA di Geppino Cuomo| Per evitare che il suo ricordo si esaurisca con la sparizione della generazione che l’ha vissuta in contemporanea. Per evitare che personaggi come Lei vadano nell’oblio. Per ricordare le tante cose che ha fatto senza avere un riconoscimento ufficiale. Per riconoscenza di una comunità che si è avvalsa della sua intraprendenza e delle sue doti umane. Ultimo esempio di un matriarcato popolare, fattivo e addirittura necessario per i tempi che si vivevano e si sono vissuti ad Ischia dal dopoguerra agli anni del boom economico. Da tutti chiamata e riconosciuta come Mamma Agata, altra non era se non Oliviero Agata Banfi. Forse non le bastavano quattro figli, forse il suo cuore era troppo grande per ospitare gli affetti di solo quattro marmocchi ed ecco che nel tempo ne adottò altri, cinque, dieci, venti, cinquanta, cento e poi se ne è perso il conto, fino a diventare per tutti mamma Agata.
Di carattere forte e generoso, ha vissuto vita sociale nella nostra comunità, imponendosi come guerriera a spada tratta a difesa dei deboli, in un’epoca in cui le donne dovevano rimanere in casa a fare assistenza alla famiglia. Per lei il rispetto e la stima della gente contavano oltre ogni misura. Avvalendosi della bravura dei figli e delle loro capacità, fu in grado di gestire e mantenere sulla dritta via la scoperta dell’epoca, ovvero una radio privata. Radio Ischia, gestiva l’ordine e la disciplina come una vera mamma, filtrava gli eventi e disponeva aiuti per chiunque nella vita di tutti i giorni. Amante dell’etere come radioamatore, collaborava con le forze dell’ordine nella ricerca di dispersi sull’isola e nel mare durante le continue mareggiate. In poco tempo diventò un punto fermo di riferimento ad Ischia. Non trascurò lo sport, non trascurò le ragazze nello sport. La pallacanestro quasi sconosciuta da noi sull’isola, fu portata in auge sempre da Lei. Andava in trasferta ad accompagnare la squadra femminile proprio come una mamma più che come dirigente. Si ebbe tramite il suo interessamento un torneo internazionale di Basket, praticamente costruendo un campo davanti al liceo a via Michele Mazzella. Morì prematuramente e fu omaggiata dalla “meglio gioventù” che ne riconosceva i pregi ed i meriti.
Da allora vive in chi l’ha vissuta, ma il tempo passa e corre veloce, le generazioni sostituiscono le precedenti e sarebbe davvero un peccato dimenticare personaggi del genere che hanno contributo notevolmente al cambiamento sociale del paese. Questo per dire cosa? Per dire che non costa niente mettere un punto fermo nella memoria di noi ischitani ricordando ai posteri coloro che li hanno preceduti e che sono meritevoli di qualcosa. Non costa niente apporre una targa ricordo in un posto che possa ricordare Mamma Agata (Oliviero Agata Banfi). Non dico necessariamente una strada, un vicoletto, uno spiazzo, ma andrebbe bene anche qualcosa che attualmente non ha nome, che semmai è anche difficile individuare se lo si vuole indicare. Così, d’istinto, ci viene in mente che al liceo c’è un campetto per i giovani, ingresso ed uso gratuito, non ha nome, si trova praticamente dove mamma Agata portò il Basket internazionale ad Ischia, è frequentato dai giovani che lei amava, costerebbe molto, visto che non ha nome, dedicarlo a Lei? Nessun dovere morale, ma un pensierino crediamo sia d’obbligo farlo, tanto per non dimenticare chi ha contribuito a migliorare la nostra comunità.
POZZUOLI SI ALZA E NOI CHE FACCIAMO?
Il bradisismo, contrariamente a quanto ci avevano detto gli esperti nel passato, non è direttamente collegato con le nostre fumarole, almeno queste sono le ultime notizie che apprendiamo. Quindi non dovremmo preoccuparcene più di tanto se non marginalmente. Invece nella pratica il fenomeno, anche se indirettamente, ci riguarda eccome. Riguarda principalmente la nostra economia. Da un po’ di tempo le nostre navi-traghetto, incontrano difficoltà ad attraccare al molo puteolano. Hai voglia di mettere tappeti di corda per attutire i colpi alle marmitte delle auto, hai voglia di far fare manovre e contro manovre ai tir che devono guardarsi anche dall’altezza del ponte della nave. Prima o poi, di questo passo molto più prima che dopo, le navi-traghetto dovranno abbandonare la banchina di Pozzuoli per trasferirsi altrove. Certo Napoli è la meta più probabile, ma sicuramente non la migliore, altrimenti non si sarebbe mai abbandonata proprio a favore di Pozzuoli. Ma si stanno cercando piani di emergenza? Non se ne sente parlare in giro.
Eppure, sulla terraferma potrebbe esserci una grossa opportunità. Bacoli è di fronte a noi, ha le potenzialità per poter sostituire Pozzuoli. Il tragitto sarebbe notevolmente più economico e meno dispendioso. In meno di mezz’ora si raggiungerebbe la terraferma. Baserebbe solamente migliorare e in qualche caso inventarsi strade nuove di collegamento con tangenziale ed autostrade. Politicamente sull’altra sponda c’è un sindaco giovane, con idee innovative, disponibilissimo a discorsi del genere. Nel momento in cui si parla fattivamente della costruzione del Ponte di Messina per svariati miliardi, non sarebbe il caso di ottenere fondi dall’Europa per un simile piano di emergenza che potrebbe andare anche sotto la voce vie di fuga dal bradisismo? Domani si vota per l’Europa, ricordiamolo a chi sarà eletto!