L’analisi del voto europeo di ANNA FERMO | Penso che sia un risultato clamoroso e tutt’altro che scontato”. “Mi pare che quello che si vede dai risultati è che i partiti di governo, in una congiuntura così complessa sul piano economico e internazionale, soffrono e l’Italia va totalmente in controtendenza con un risultato molto importante di Fratelli d’Italia e con un maggioranza che cresce complessivamente”,questa la prima dichiarazione della Premier Giorgia Meloni ai microfoni della RAI all’indomani del voto europeo.
“E’ una risposta che aspettavo e sono felice di aver avuto. Gli italiani ci chiedono di andare avanti, ci chiedono di continuare a fare il nostro lavoro, capiscono i colpi bassi, certi metodi e sono ancora più determinata oggi a fare quello che va fatto per la nazione, migliorarne le condizioni”, ha aggiunto sottolineando che “tra i grandi Paesi europei l’Italia è il governo che esce più rafforzato. Una forza che dovremo essere bravi a utilizzare per portare a casa risultati per gli italiani”. “Certi metodi e certi attacchi scomposti non funzionano, gli italiani capiscono se governi con buon senso anche quando devi fare scelte difficili. La propaganda facile non funziona”, ha quindi detto.
Ebbene, se la svolta a destra dell’Unione Europea sembrava quasi fatta e di fatto non si è poi concretizzata, in Italia, il partito della Meloni si è confermato primo partito con più del 28 per cento dei consensi. Secondo il Partito democratico che, alle prime elezioni della segreteria di Elly Schlein, ha ottenuto il 24 per cento. Male sia la Lega, superata anche da Forza Italia, sia il Movimento 5 Stelle, rispettivamente al 9 e 10 per cento. Alleanza Verdi e Sinistra riesce a superare la soglia di sbarramento con più del 6 per cento, mentre sia Azione sia Stati Uniti d’Europa restano fuori dall’Eurocamera.
Tra risultati attesi ed inaspettati il dato più preoccupante emerso in questa competizione elettorale è stato di certo quello dell’astensione: in Italia, solo il 49,7 per cento degli aventi diritto si è recato alle urne, il dato più basso nella storia della Repubblica.
“La partecipazione alle urne apre una riflessione sul ruolo dell’Europa. L’affluenza bassa è un dato che non riguarda solo l’Italia ma è un tema che colpisce tutto il Continente. È un dato che fa riflettere. L’Europa viene percepita come distante con politiche non condivise dai cittadini, si vede dai risultati”. “Penso – ha ribadito Giorgia Meloni – che serva un’Europa più capace di ascoltare i cittadini, meno invadente nella vita delle persone, ma che si occupi delle grandi materie che le competono. Penso che il dato di affluenza non vada visto tanto in rapporto alla nostra politica nazionale ma in rapporto a un’Europa che molti cittadini non considerano importante. Non viene percepita come una cosa che riguarda tutti i cittadini, e questa è una riflessione che l’Europa deve fare”.
Fratelli d’Italia, con 24 candidati eletti, è quindi oggi il primo partito anche come numero di eurodeputati all’interno dell’eurogruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) mentre il Partito Democratico si conferma seconda forza in Italia, con 22 candidati eletti e sarà la più numerosa all’interno dell’eurogruppo dei Socialisti e democratici (S&D).
L’entusiasmo di questi due partiti fa da contraltare alla delusione del Movimento 5 Stelle che, pur essendo la terza forza nel Paese, ha ottenuto solamente poco più del 10 per cento, finendo ben staccato da Pd e FdI. Il partito fondato da Beppe Grillo non otteneva un risultato così basso da quando si è affacciato alla politica nazionale nel 2013.
Alle prime elezioni dopo la scomparsa del leader e fondatore, Silvio Berlusconi, Forza Italia invece, con circa il 10 per cento, vede i suoi consensi crescere a dispetto della Lega, fortemente euroscettica e sempre più critica nei confronti del supporto all’Ucraina, che passa da 29 eurodeputati a 8.
A conti fatti è immediato osservare che la nostra Italia politica stamattina abbia un volto diverso. E’ come se si fosse svegliata rinnovata, come è stato giustamente osservato: “per la prima volta il meccanismo elettorale, pur proporzionale, ha privilegiato la verticalità sulla consueta italica orizzontalità delle posizioni, l’ipotassi sulla paratassi, sfrondando via dal panorama tutta una serie di partiti piccoli e piccolini, adusi a fare da aghi della bilancia del quadro generale e invece stavolta rimasti fuori dalla porta”.
“Mi pare – ha detto ancora la Premier Meloni – che il sistema italiano stia diventando di nuovo bipolare, è una buona notizia perché in un sistema bipolare ci sono visioni del mondo distinte e contrapposte che si confrontano e sulle quali si chiede ai cittadini da che parte stare. Oggi i cittadini ci hanno detto che stanno dalla nostra parte e noi dobbiamo essere capaci di cogliere il significato di quel messaggio”.
Queste elezioni europee di fatto confermano una Italia forte nella scelta di Governo quanto coerente sulla linea della politica europea ed ancora una volta, il nostro paese è avanguardia nel panorama politico del vecchio continente. “L’ascesa della leader di Fratelli d’Italia nel 2022 ha anticipato l’onda nera che adesso avvolge tutta l’Europa, con il Rassemblement national di Marine Le Pen che in Francia doppia i voti del macroniano Renaissance (provocando lo scioglimento anticipato dell’Assemblea nazionale), con i sovranisti dell’Afd che superano Spd in Germania, con l’exploit del Fpoe in Austria. La fotografia di oggi è ancora questa, con Meloni al 28,8 per cento, corteggiatissima dai popolari europei per formare di nuovo la “maggioranza Ursula”, uscita ammaccata ma non doma da questa tornata elettorale”.
Sul fronte opposto, il voto europeo appena celebrato, svela anche una sinistra italiana molto vitale rispetto al resto dell’Europa: l’Italia è infatti praticamente l’unico Paese nel quale il principale partito d’area socialista guadagna voti, facendo meglio anche del Psoe di Pedro Sanchez.
Il nostro paese sembra esser diventato, da che la Meloni ci guida, un laboratorio: ha visto la svolta a destra prima che in altri paesi europei, ed adesso vede anche il lavoro attorno alla possibile costruzione di una risposta a sinistra al netto di Renzi e Calenda che lanciano strali e di Conte che fa remissione dei peccati, verso un bipolarismo che da imperfetto vuole assurgere a perfetto, come profetizzava il cavaliere Berlusconi.
Milioni di europei hanno votato per eleggere i 720 deputati che comporranno il rinnovato Parlamento europeo, eppure, mai come adesso il vero problema dell’Unione europea non è affatto il Parlamento, ma i governi.
Il panorama è davvero desolante perché l’Ue esce seriamente indebolita da questa tornata elettorale, talmente tanto da far immaginare una paralisi.
“In Germania c’è una coalizione che è andata in maniera disastrosa a queste europee. Probabilmente non ne trarrà le conseguenze e continuerà a governare ancora per un anno e mezzo, debole e ancora più incerta di questi ultimi anni”. In Francia Emmanuel Macron ha subito una sconfitta così tagliente che ha deciso di giocarsi il tutto per tutto sciogliendo il Parlamento. Ma se perde la scommessa, il che è possibile, Marine Le Pen diventerà primo ministro! “Con tutto il male che ha detto dell’Ue non c’è da aspettarsi un motore francese che sostenga lo sviluppo dell’Ue”. “Poi ci sono i Paesi Bassi che hanno appena sfoderato un governo di estrema destra, l’Austria che, in base al voto, minaccia di averlo in autunno, il Belgio che si prenderà il suo solito anno, anno e mezzo, per formare una governo che sarà probabilmente a forte presenza nazionalista”.
Paradossalmente, l’Italia, il paese più criticato e beffeggiato di sempre in UE, oggi è il più credibile, solido, forte e chiaro nel percorso che ha intrapreso ed intende perseguire a guida Giorgia Meloni.
E pensare che l’Unione europea ha sfide vitali di fronte a se.
In questa tornata, non dimentichiamo che le elezioni europee, il più grande esercizio democratico multi statale del mondo, si sono svolte dopo un periodo turbolento, dominato dalla pandemia da Covid-19 e dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, oltre che da un’impennata del costo della vita che ha preoccupato tutti. E’ per questo che erano state definite le “elezioni più importanti di sempre”, proprio “per gestire la risposta all’aggressione della Russia all’Ucraina, per gestire l’implementazione del Green Deal, per procedere sulla realizzazione di una sempre più indispensabile Unione dei capitali, per una politica della difesa che tappi le tante falle che si sono scoperte in questi anni, per una politica industriale coordinata che rafforzi questo insieme di stati medi e piccoli che rischiano di essere schiacciati tra Usa e Cina. E non so cosa potrà succedere con i migranti, che sempre più governi vogliono respingere ma che in sempre più arriveranno”. Di cui gioire c’è davvero poco.
Dinanzi ad una maggioranza che regge risicata, con governi in subbuglio, quali politiche von der Leyen e i deputati riusciranno a portare avanti ?
La Camera è sempre stata dominata dai suoi due grandi gruppi, il Partito popolare europeo di centro-destra e i Socialisti di centro-sinistra, che oggi hanno significativamente perso la loro maggioranza combinata nelle elezioni del 2019.
Il crescente sostegno alle destre ed anche all’estrema destra in qualche paese, se ha spinto Emmanuel Macron a indire elezioni anticipate in Francia, può significare per Giorgia Meloni una sola cosa, la possibilità reale di accaparrarsi un ruolo chiave nella formazione delle alleanze, e noi ci speriamo!
La chiusura delle urne per le elezioni parlamentari europee ha per questo decretato la vittoria della nostra Giorgia Meloni e rafforzato il suo ruolo anche come mediatrice a Bruxelles.
Molto è stato fatto, tanto si dovrà ancora fare e bisogna continuare ad essere fiduciosi nel nostro Governo.