No, amici Lettori, non Vi aspettate che parli dell’ovvia soddisfazione dopo i risultati delle Europee a fortissima trazione centrodestra. O del fatto che il mio candidato in Fratelli d’Italia sia stato eletto (rischia di rientrare anche la seconda, se tutto va bene) e quelli sponsorizzati con forza sull’Isola d’Ischia dal coordinamento provinciale siano rimasti fuori dai giochi. O del crollo verticale di quel che resta dei grillini che guardano al 2050 (ma per far cosa?). O ancora che, come Vi avevo ampiamente pronosticato, quello a Giosi Ferrandino sarebbe stato un voto sprecato perché la sua lista non avrebbe raggiunto il quorum del 4% e lui, in ogni caso, non sarebbe stato neppure il primo dei votati per poter conquistare la riconferma all’Europarlamento in caso di un miracolo. Quel che mi appassiona, invece, è l’analisi di alcuni aspetti emersi dalla competizione elettorale appena terminata.
VANNACCI: è l’autentico fenomeno di questa campagna elettorale. Bersagliato da ogni dove, non solo dalle testate di regime a sinistra, il generale ha dimostrato quel che predico da sempre: riavvicinare la gente alle urne significa provare a cambiare il linguaggio della politica, non semplicemente parlando alla pancia delle persone ma rendendo alla portata di tutti quegli argomenti e quei punti di vista che sono parte integrante della normalità negata da chi ci induce ad ogni costo al pensiero unico e a gridare allo scandalo rispetto alla semplice libertà di espressione, se contro il mainstream. E non è un caso che ovunque si sia presentato, pur senza farsi vedere, Vannacci sia stato il più votato nella Lega Salvini. Il che è tutto dire!
TOPO: Lello è il vero vincitore in casa PD. Osteggiato non poco per le solite beghe di partito che tra i Dem non mancano mai, ha dovuto raccogliere una sfida molto importante con la segreteria Schlein, che gli ha contrapposto nella stessa circoscrizione due mostri sacri come la Annunziata e Ruotolo. Lui non si è perso d’animo e ha superato alla grande la prova del budino tanto cara a Peppino Brandi, sforando ampiamente la soglia delle centomila preferenze e lasciando Ruotolo alle spalle tallonando la Annunziata (questo, almeno, mentre sto scrivendo e mancano poche sezioni al termine. Potrà anche essere più o meno simpatico e di centrosinistra, ma per me quando vince la capacità di raccogliere il consenso contro tutto e tutti, il passaggio da candidato a eroe vale anche per Lello Topo.
TAJANI: mi aspettavo senza alcun dubbio il successo dell’amico Fulvio Martusciello (peccato non abbia risposto alla mia chiamata di congrats), perché è uno che fa campagna elettorale ininterrottamente, tutto l’anno, tutti gli anni e sempre fedele allo stesso simbolo. Ma che Tajani riuscisse a vestirsi di equilibrio, pacatezza e leadership condivisa, mettendo tutti d’accordo, incarnando il berlusconismo a un anno dalla morte del grande Silvio e riportando il partito alle soglie del 10% quando tutti lo davano per finito, veramente non lo avrei mai immaginato. Bravo!
AVS: così come non mi aspettavo della disfatta di Renzi al pari di Calenda, ecco arrivare come un fulmine a ciel sereno il 6% dell’Alleanza Verdi Sinistra di Bonelli e Fratojanni e, con esso, l’elezione al Parlamento Europeo di Ilaria Salis. Ecco la vera nota stonata di una tempesta praticamente perfetta! Non dico altro, sebbene la speranza sia l’ultima a morire.