Sempre grazie al mio ottimo amico e “prof” Bruno Molinaro, ho scoperto che in Italia, dal 2023, esiste anche il reato di omicidio nautico. Infatti, da allora, la fattispecie dell’art. 589-bis del codice penale è divenuta quella di “omicidio stradale o nautico”, equiparando con non poche difficoltà i due reati e -va detto- senza tener troppo in debito conto le oggettive differenze che vi sono tra le due fattispecie, insieme alle numerose casistiche relative alla tipologia di mezzo nautico, di dinamica e di concomitanza con ulteriori reati similari, quali ad esempio il naufragio colposo.
Resta, però, una duplice concordanza tra quel che succede a mare e a terra: innanzitutto, non è necessario acquistare una barca ma semplicemente farsi ospitare un po’ più spesso da qualche amico per rendersi conto che la quantità di idioti al timone è uguale se non superiore a quella che vede al volante o in sella la medesima categoria. E poi, se è vero che per mare non vi sono taverne, ma non per questo guidare in strada offra più di tante possibilità di scampo dalle frequenti “leggerezze” di certi guidatori, è altrettanto facilmente documentabile che l’incoscienza di un genitore che mette un figlio neo-patentato nautico alla guida di un’imbarcazione/natante più o meno veloce non è da meno a quella dello stesso genitore che affida il suo SUV o la sua supercar al figlio per l’acchiappanza o la “sparata di posa” di turno. Perché è solo pia illusione pensare che il mare sia così grande, a differenza della strada, da consentire a tutti di navigarvi liberamente, magari distraendosi dal timone, bevendo un bicchiere in più o sfumacchiando canne e tirando coca come sovente accade in certi ambienti: il mare, proprio come la strada, non fa sconti agli spericolati e agli spregiudicati, motorizzati o meno che siano. E i fatti dell’ultima settimana, così come molti altri del passato, lo dimostrano con estrema chiarezza.
Ancora oggi, dopo quasi quarant’anni di patente nautica e terrestre, mi accorgo che la guida, in qualsiasi delle sue forme, è sempre in grado di insegnarti qualcosa di nuovo. Tra queste, sicuramente vi è il principio secondo cui la prudenza deve andare ben oltre il buon senso di ciascuno di noi, ma deve contemplare il pericolo incombente dall’imprudenza e dalla sregolatezza altrui. E se puntualmente assistiamo a tragedie, tanto a mare quanto a terra, che si sarebbero potute evitare, non dimentichiamo mai che alla base di certe infrazioni e leggerezze vi è sempre e comunque quello scadimento del senso civico e del rispetto per il prossimo che dovrebbero rappresentare il fondamento del nostro vissuto.