venerdì, Ottobre 18, 2024

Si finse avvocato per truffare un’anziana, si becca la condanna a nove mesi

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Gennaro Sannino si spacciò per avvocato riferendo alla signora che il figlio era accusato di omissione di soccorso dopo un incidente stradale in cui una donna incinta aveva perso il bambino. La vittima pagò 800 euro per poi sporgere denuncia quando si accorse di essere stata raggirata. Grazie al lavoro dell’avv. Gianluca Maria Migliaccio incasserà una provvisionale immediatamente eseguibile e il successivo risarcimento

E’ arrivata la giusta punizione per uno degli odiosi truffatori di persone anziane. Un fenomeno che negli ultimi anni ha fatto registrare un’impennata, anche se le campagne di informazione e sensibilizzazione poste in essere dalle forze dell’ordine stanno sortendo gli effetti sperati.

Le potenziali vittime sono in allerta e in molti casi denunciano subito le telefonate sospette con richieste di denaro, contribuendo all’arresto dei responsabili tendendo loro una trappola. Anche perché le modalità del raggiro sono sempre più o meno identiche: l’interlocutore si qualifica come avvocato o tutore dell’ordine o addirittura come il figlio o il nipote della vittima. Il congiunto sarebbe in guai gravi e per evitare ulteriori conseguenze è necessario versare immediatamente una certa somma. Altre volte si tratta di un pacco da consegnare urgentemente. Un “pacco”, appunto… Ma è soprattutto il timore di guai giudiziari ad essere sfruttato per indurre le vittime a cadere nel tranello.

E’ questo il racconto che Gennaro Sannino “rifilò” a una signora isolana nell’aprile del 2022. Spacciandosi per avvocato e riferendo che addirittura il figlio aveva provocato un grave incidente stradale in cui una signora incinta aveva perso il bambino che portava in grembo “macchiandosi” anche di omissione di soccorso e che per tale motivo era trattenuto presso un non meglio precisato commissariato di Polizia. Chiedendo un anticipo di 800 euro per la difesa. Spaventata dalle gravissime conseguenze penali paventate, la donna abboccò e versò tramite ricarica Postepay quanto richiesto, per poi accorgersi poco dopo di essere stata raggirata. Di qui la denuncia e le indagini che hanno portato all’individuazione del responsabile Sannino, che aveva agito con la complicità di un altro soggetto rimasto ignoto, che aveva finto di essere il figlio della signora. Avendo tra l’altro fornito il proprio codice fiscale. Una “superficialità” dovuta probabilmente all’inesperienza che gli è costata cara, agevolando di molto il lavoro degli investigatori.
Il processo si è concluso e il giudice Carla Branco ha condannato il truffatore riconosciuto colpevole alla pena di nove mesi di reclusione con la sospensione condizionale, al risarcimento dei danni alla parte civile, difesa dall’avv. Gianluca Maria Migliaccio, e al versamento alla stessa di una provvisionale immediatamente eseguibile.

IL CAPO D’ACCUSA
Gennaro Sannino era accusato di truffa aggravata in concorso perché «nel contattare l’utenza della parte offesa, fingendo di essere l’avvocato Sannino e rappresentandole falsamente la necessità di reperire a titolo di anticipo, la somma di 800 euro per assumere l’incarico di difendere il figlio della vittima che era trattenuto presso un non specificato Commissariato di P.S. poiché resosi responsabile di omissione di soccorso a seguito di incidente stradale avvenuto ai danni di una donna incinta che nell’occasione aveva perso il bambino.

Nel ricontattare la p.o. alla quale forniva gli estremi della carta PostePay a lui intestata e sulla quale poter effettuare il versamento della somma richiesta in precedenza a titolo di anticipo, determinandola ad effettuare la ricarica sulla predetta PostePay della somma di euro 800, procurandosi l’ingiusto profitto corrispondente alla somma di denaro ricevuta.
Con le aggravanti di aver profittato di circostanze (raggiro a distanza, età della p.o.) tali da ostacolare la privata difesa e di aver ingenerato nella persona offesa un pericolo immaginario».

LA DENUNCIA DELLA VITTIMA
La vittima, una volta resasi conto di essere stata truffata, il giorno stesso, il 29 aprile 2022, aveva sporto denuncia. Raccontando: «Nella mattinata odierna alle ore 12:00 circa, sul telefono fisso di casa giungeva una telefonata da parte di un tale che dichiarava di essere l’avvocato Sannino, un amico di mio figlio, chiedeva un anticipo di euro 800,00 a fronte della somma totale di 1.500 euro circa per assumersi l’incarico di difendere lo stesso che attualmente era trattenuto presso gli uffici di un imprecisato Commissariato di P.S. poiché resosi responsabile del reato di omissione di soccorso a seguito di un incidente avvenuto con una donna incinta che aveva addirittura perso il bambino. Il sedicente avvocato mi faceva addirittura sentire la voce di un tale che sembrava essere mio figlio e che con tono molto basso mi confermava le notizie già sentite precedentemente.

Preoccupata dei risvolti penali cui incorreva mio figlio, fornivo al sedicente avvocato il mio numero di cellulare e accettavo di effettuare una ricarica Postepay su una carta di cui mi avrebbe fornito in seguito gli estremi sempre a mezzo telefono. Alle ore 12.19, tramite “numero sconosciuto”, venivo chiamata sulla mia utenza telefonica dalla medesima persona che mi dettava il numero della carta e gli estremi del codice fiscale che comunicavo contestualmente al dipendente della tabaccheria ed ultimavo l’operazione della ricarica Postepay di euro 800,00 come mi era stato richiesto, come da ricevuta che allego alla presente. Solo dopo il mio ritorno a casa, realizzavo della truffa subita poiché avevo la presenza di mio figlio che mi comunicava di non aver fatto alcun incidente né di essere stato presso alcun Commissariato».

LA PUNIZIONE
Sgomento e amarezza da parte dell’anziana, che ora sarà risarcita per quello spiacevole episodio.
Nel dispositivo della sentenza emessa dalla giudice Carla Branco viene infatti riportato: «Letti gli articoli 533 e 535 pp. dichiara Sannino Gennaro colpevole delicato a lui ascritto e, esclusa l’aggravante di cui all’articolo 640, comma 2, n 2 bis cp. con riferimento all’età della persona offesa, riconosciute le circostanze attenuanti generiche in giudizio di equivalenza con le ulteriori contestate aggravanti, lo condanna alla pena di nove mesi di reclusione, euro 400 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali.

Letto l’articolo 163, comma 1 c.p. ordina che l’esecuzione della pena rimanga sospesa per il termine di anni cinque.
Letti gli articoli 538-541 cpp. condanna Sannino Gennaro al risarcimento dei danni in favore della parte civile costituita, danni da liquidarsi in separato giudizio, oltre alla rifusione delle spese processuali sostenute dalla costituita parte civile che liquida in euro 2.506,00, oltre rimborso forfettario, Iva e Cpa come per legge.

Letto l’articolo 539, commi 2 cpp. condanna Sannino Gennaro al pagamento di una provvisionale di euro 802,00 in favore della parte civile.
Letto l’articolo 165 c.p. subordina la concessione della sospensione condizionale della pena al pagamento della somma provvisoriamente assegnata sull’ammontare del risarcimento del danno, fissando il termine per l’adempimento in mesi sei dal passaggio in giudicato della presente sentenza». Se non pagherà, dovrà rassegnarsi a trascorrere nove mesi in cella.
Si può dire che al Sannino è andata anche bene, prevedendo l’art. 640 per il reato di truffa: «Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032.
2) se il fatto è commesso ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario o l’erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell’Autorità».
Giustizia è fatta nei confronti dell’anziana signora, grazie anche al lavoro dell’avv. Migliaccio.

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