RAGGI D di Daniele Serappo | È andata benissimo. Infatti, in futuro non si leggeranno le cronache e i commenti ma per lo più solo i tabellini e da questo punto di vista, prendendo la via di casa dopo gli ottavi di questo europeo 2024 perdendo con la Svizzera e farlo solo per 2-0 (per quel che si è visto sul campo) è stato un ottimo risultato. Poteva anche andare peggio, magari ce ne facevano quattro: chi conosce di calcio sa che non contano infatti solo i tentativi a rete ma l’intensità, la varietà del gioco, la tenuta, la voglia, le idee ossia, in una parola, la prestazione. Gli allenatori vanno sempre oltre il risultato ed analizzano sempre la prestazione.
I numeri poi vanno letti con prudenza perché possono anche essere impietosi: ad un certo punto della gara si è andati oltre il 65% di possesso palla elvetico e le conclusioni contavano 10 a 1 per i nostri vicini d’oltralpe tanto che il primo vero tiro in porta azzurro lo abbiamo visto al 73’. In queste quattro tormentatissime partite disputate in Germania, l’Italia non ha mai eccelso in nulla di quel che ho appena indicato e, rileggendo anche solo spannometricamente i miei tre articoli precedenti, mi par proprio di poter dire che avevo visto bene: solo a tratti contro l’Albania c’è stata una certa fluidità nei movimenti e nella manovra, ne avevo scritto perché c’erano stati e perché nell’analisi di quella gara mi era piaciuto fornire un supporto tattico al lettore. Dopo ho fatto altre scelte, ma c’era davvero il nulla da proporre, spiegare e raccontare.
MA È UNO SCHERZO?
Ammetto che per un lungo momento ho creduto che ci fosse stato un problema tecnico per le trasmissioni televisive: continuavo a vedere maglie rosse da tutte le parti ed il nulla azzurro così che ho creduto si trattasse della replica del match contro la Spagna per quanto la maglia elvetica è di un bel “rosso FIAT”, di quello forte forte che ritroveremo anche sulla prossima Nuova Panda. Visto che però il primo tempo continuava a dare un esito negativo e che l’Italia non pareggiava come avvenuto contro gli iberici perché continuava con un atteggiamento che non hanno neanche i ragazzini nella gara del giovedì nella partitella amichevole contro la prima squadra, allora mi son preoccupato di verificare se quel che vedevano i miei occhi era effettivamente la realtà.
DICIAMOCI LA VERITÀ
Ma diciamoci la verità: s’è andati fuori in malo modo e lo si è meritato. Del resto, anche la qualificazione non è stata tutta rose e fiori. Comunque, il fatto grave è che, giunti in Germania, l’Italia spallettiana è arrivata a giocarsi l’ottavo di finale di questo torneo da penultima peggiore seconda per un gol segnato “casualmente” a una manciata di secondi di un recupero extra-large oltre che con differenza reti pari a “zero” mentre, se fosse arrivata terza, dai rilievi degli altri gironi, neanche sarebbe passata! Non so cosa possa esserci di minimamente soddisfacente o salvabile.
TROPPI COMPITI O NESSUNA ORGANIZZAZIONE?
Il modo con il quale è stata affrontata la kermesse dall’Italia ci lascia con il dubbio se negli animi dei ragazzi azzurri fosse effettivamente libera la voglia e la leggerezza di giocare e di esprimersi o se questi fossero attanagliati da eccessivi compiti e troppe prescrizioni. Anche questo nel calcio conta.
Già nei giorni precedenti la gara dentro-fuori contro la Croazia di Modric erano circolate immagini poco piacevoli degli allenamenti degli azzurri in cui Spalletti si dilungava in spiegazioni, precisazioni, dettagli: il calcio, soprattutto ad alti livelli è senza dubbio agganciato ai dettagli e ai particolari ma si deve sempre riuscire a trovare il limite di assorbimento di questi da parte dei calciatori, altrimenti si rischia di farli andare fuori giri.
Quando giocavo, un mio allenatore mi spiegava che oltre alle qualità tecniche ed atletiche, in un calciatore la differenza tra uno di non eccelsa qualità ed uno di assoluto riferimento la fa la capacità di assorbire, elaborare con velocità e portare fattivamente sul campo le informazioni e le indicazioni del coach. In altre parole, l’allenatore – o nel caso de quo il selezionatore – deve avere la sensibilità di capire se nella testa dei propri uomini ha immesso troppo o comunque tanto da paralizzare il suo effettivo giocare. Altrimenti si rischia di perdere certezze e anche la palla su una semplicissima rimessa laterale come contro l’Albania (o di prendere gol dopo 27’’ della ripresa dopo aver noi battuto il calcio di inizio come contro la Svizzera!). Dopo quattro gare in cui peraltro non s’è mai svoltato fisicamente, mentalmente, come approccio, come tenuta (da campioni uscenti) e, semplicemente, come “calcio e basta” a me viene però da dire che la Rappresentativa “A” della FIGC è stata proprio espressione del nulla e dall’alto della sua indubbia esperienza, Spalletti a sua volta non ci ha proprio capito un fico secco, peraltro non riuscendo neanche in corsa a rimettersi sulla retta via.
MA PIÙ INDIZI FANNO UNA PROVA: MARCINIAK
Un pensiero personalissimo sull’esito di questo ottavo lo avevo già fatto al momento della designazione arbitrale (sempre perché il football è soprattutto particolari, of course): se l’arbitro della finale mondiale (e della Champion’s ManCity-Inter) viene mandato a dirigere Svizzera-Italia, un “semplice” ottavo di Europeo e sebbene la cosa non voglia dire tutto, secondo me chiarisce molto su quanto a certi livelli si credesse nell’arrivo in fondo alla competizione di queste due squadre perché è sempre utile evitare che lo stesso arbitro che abbia diretto già una delle due contendenti, almeno nella fase ad eliminazione diretta, lo rifaccia nelle fasi caldissime e di chiusura. E di solito chi fa un ottavo poi te lo ritrovi ancora in semifinale o in finale. Avevano già capito tutto secondo me, quella brutta Italia non era un caso sporadico e aveva le ore contate, un “dead man walking”. Se questa bellissima Svizzera non dovesse arrivare in fondo (resta una buonissima squadra ma non credo abbia lo spessore per giungere lontanissimo), Marciniak son sicuro che lo vedremo in una delle tre gare di chiusura.
NON CREDO CHE LA SQUADRA SIA CATTIVA
In questi quindici giorni di “Casa Italia” in terra germanica ho visto tantissime cose davvero brutte che ci ha offerto questa nostra nazionale, soprattutto nella fase di non possesso (perché in fondo la palla tra i piedi l’abbiamo tenuta anche pochissimo): la difesa “scappava” sempre e non si è mai difeso in avanti andando alla riconquista della sfera, pochissima densità in zona palla, inesistente la riaggressione del neo possessore innanzitutto da colui che la sfera l’aveva appena persa mentre ciascuno degli avversari affrontati lo avevano tatuato come primo principio da applicare nelle medesime condizioni e, non ultima, la Svizzera sabato sera ha offerto consapevolezza, organizzazione, freschezza, disponibilità al sacrificio.
Eppure, io sono convinto che la squadra italiana non sia una cattiva squadra: là dentro ci sono tantissimi degli eroi dell’Europeo 2020 (rectius, 2021), finalisti di Champion’s ed Europa League, vincitori di Conference League ed ancora di Europa League e scudetti, peraltro con una buonissima età media. Scamacca, per dirne una, che da centravanti e quindi per ruolo è sempre nell’occhio del ciclone di stampa e tifosi, se segna 19 reti in stagione ma poi fa male all’Europeo è uno che sa giocare a calcio e che i gol li sa fare altrimenti non si spiegherebbero le segnature (e la vittoria da protagonista dell’Europa League) e non le sue polveri bagnate, ma magari se in Nazionale qualcuno gli dicesse che sarebbe utile – sia in possesso che in non possesso – spostarsi sempre verticalmente alla posizione della palla magari avrebbe offerto maggiore e migliore apporto alla manovra di squadra. It’s football.
DANNI ECONOMICI CON LA PALA
Prometto quindi di tornare presto su Spalletti (e chi si è sperticato nelle sue lodi fin dal primo momento senza aver minimamente riscontri), ma mi piace qui ricordare un attimo che questa sciagurata eliminazione porta con sé danni economici enormi alla nostra FIGC e ai nostri Club: la UEFA per questa fase finale distribuisce la bellezza di 140 milioni di euro in premi; anche le società che prestano i propri atleti alle nazionali ricevono un rimborso di circa 10.000 euro al giorno (per inciso a partire da 10 giorni prima dell’inizio della manifestazione) per ogni tesserato convocato così che un finalista potrebbe valere 400 mila euro. Inoltre, nei gironcini una vittoria valeva 1 milione di euro mentre un pareggio 500 mila euro. Il passaggio agli ottavi è valso 1,5 milioni, quella ai quarti 2,5 milioni, una semifinale 4,0 milioni mentre la finalista prende 4,00 rispetto agli 8,00 di chi alza la coppa. Con quei soldi si pagherebbe anche – ma non solo – lo stipendio di Gravina, che lui stesso si è aumentato, come presidente del Club Italia e quindi anche della Nazionale A. A proposito, il 27 giugno scorso, prima della debacle, lo stesso Consiglio Federale che aveva aumentato lo stipendio del Presidente del Club Italia ha anche approvato il bilancio federale con un attivo di 2,6 milioni di euro, ma anche di questo ne scriverò nei prossimi giorni.
I SORTEGGI AMICI E GLI INCOMPETENTI
Sono sempre stato del parere che i giornalisti che vogliono parlare di sport devono avere competenze specifiche e fare magari una scuola apposita (chi scrive di diritto sa di diritto, chi scrive di medicina ha lauree scientifiche, chi scrive di economia ha lauree economiche ma spesso chi scrive di sport conosce proprio poco di sport). Quelli che hanno parlato di nazionale italiana e giocatori azzurri in questi giorni non ci hanno mai preso, almeno in RAI: non hanno saputo interpretare sguardi e posture (la psicologia… la psicologia nello sport) così che incertezze, timori e paure li hanno fatti diventare concentrazione e determinazione illudendo tifosi e spettatori. Ma andiamo!
E vogliamo poi parlare dei sorteggi definiti “amici”? Ma possibile che nessuno si rende conto che le partite vanno sempre prima giocate? Qualcuno ricorda la Macedonia del 2022? La Nuova Zelanda del 2010 (ripresa solo su rigore), la Corea del Nord del ’66, quella del Sud del 2002, Cipro nel 1983 e così via? Vogliamo spiegare a queste persone (a seconda dei casi pagate con i nostri canoni e i nostri abbonamenti) che se una Svizzera arriva seconda facendo più punti di noi e segnando di più forse ha meritato di giocarsi alla pari una partita che si deve ancora disputare? Esistono partite facili? Sono tutti degli improbabili…
GATTA CI COVA
Ma è anche per questo che un sospetto mi viene: la bruttissima uscita dell’Italia non è stata commentata a valle della pessima prestazione che ne ha determinato l’eliminazione ma, almeno in RAI, ho notato che sia i cronisti che i commentatori tecnici – manco mi avessero letto su IL DISPARI nei giorni precedenti – hanno subito abbandonato toni mielosi ed accondiscendenti da prosciutto sugli occhi che di solito sono di fatto obbligati a garantire anche a costo di offrire palesi cantonate per cedere invece ad inaspettati commenti (veritieri) davvero sferzanti. Ma vuoi vedere che magari dall’alto, da un mondo esterno alla FIGC, qualcuno comincia a premere per non mandare a casa solo Spalletti che si è reso colpevole sul campo ma anche chi lo ha scelto? Chissà.
MONTELLA, CALZONA & CO.
Mi consolo con un piccolo sollievo, che vale però poco, lo ammetto: fa molto piacere riscontrare che ben quattro tecnici italiani chiamati a condurre altrettante nazionali continentali sono però riusciti a guadagnare gli ottavi di finale di questo europeo made in Germany. C’è poco da ricamarci attorno, parlano i fatti e una volta tanto fermiamoci ai fatti: Montella, Calzona, Spalletti e Tedesco con il solo (sempre ottimo) Rossi che con la sua Ungheria è stato costretto a tornare a casa. Ma Rossi sta comunque costruendo qualcosa di molto importante e là glielo lasciano fare, danno tempo.
Infine, per quanto le puntate di RAGGI-D sono sequenziali ma non per questo legate, devo proprio dire che l’ultima volta facevo cenno al “Culo di Sacchi” di cui scriveva Gnocchi a metà anni ’90 e che mi era parso di rivedere come rendez vous in salsa spallettiana alla rete di Zaccagni ma, nulla, avevo ragione anche qui, era appunto solo culo ed il preannuncio del cul de sac che ci aspettava.