mercoledì, Febbraio 5, 2025

L’accusa, Prof. Francesco Rispoli:“ Fuksas, sotto il vestito niente”. I cinque progetti “critica per critica”

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durissima analisi sulle proposte per la rigenerazione di casamicciola

Il professore Francesco Rispoli non ha bisogno di presentazioni. Nonostante per molti sia semplicemente “Giggiotto”, il prof. Rispoli che, tra l’altro, ha insegnato alla Federico II di Napoli, “Composizione Architettonica 2” e “Progettazione Urbana”, ha tutti gli strumenti per poter analizzare la proposta dello Studio Fuksas sulla rigenerazione urbana di Casamicciola.

Abbiamo deciso di pubblicare senza sintesi, la lunga intervista che abbiamo realizzato (e che potete vedere e ascoltare sul nostro sito internet) perché rappresenta, a nostro giudizio, un approfondimento costruttivo, pacato, sincero e schietto su quanto ci è stato proposto dallo studio di Massimiliano e Doriana Fuksas.

Il piano di rigenerazione urbana del comune di Casamicciola Terme, che il Commissario Legnini ha definito come “l’anima della ricostruzione” non può essere accettato come un prodotto take away. Lo scopo della redazione e anche del professore, è di offrire un contributo, ancorché severo, costruttivo ai processi che porteranno alla definizione “esecutiva” dei progetti presentati.
Un contributo al dialogo e al confronto e, soprattutto ad armi pari. E, per questo, abbiamo chiesto al Professore Rispoli di fornirci gli “strumenti” per poter analizzare quanto proposto. In questi ragionamenti i concetti, fin troppo semplici, di “bello” e “brutto” perdono di senso. La lunga intervista di Rispoli è uno strumento per affrontare il dibattito in maniera compiuta e adulta.

Benvenuto professore Francesco Rispoli. Professore, aiutaci un po’ a fare un’analisi tecnica, perché altrimenti ci potremmo limitare solo al gusto personale, e un’analisi di alcuni momenti importanti della crescita della nostra società. Volevo analizzare con Lei quella che è stata la doppia presentazione dell’architetto Fuksas in merito al piano di rigenerazione urbana che vede coinvolta Casamicciola Terme. Abbiamo visto una prima una prima presentazione qualche mese fa dove venivano illustrate delle linee guide e abbiamo visto, pochi giorni fa, invece, la presentazione di questi primi cinque progetti. Aiutaci a comprendere meglio qual è la fase che stiamo affrontando come comunità.
“La fase che stiamo vivendo è di estrema delicatezza. Per chi? Per la popolazione di Casamicciola, che ha subito le conseguenze di decenni di incuria, di eventi tragici come il terremoto del 2017 e l’alluvione del 22, e che ha difficoltà a riprendersi, a mio avviso, più di quanto non appaia. Siamo di fronte a una tragedia civile, alla quale si propongono dei progetti. Devo dire che, quando ho visto le prime linee guida, ho pensato che fossero così generiche da essere in qualche modo condivisibili, ma anche così vaghe da non permettere un giudizio. Poi c’è stato il periodo elettorale, il clima non era quello sereno per valutare delle proposte, ma piuttosto quello di fare promesse, come si usa dalle nostre parti. L’altra sera, invece, sono state presentate le prime cinque ipotesi progettuali, e io le chiamo ancora ipotesi, anche se ho avuto l’impressione che, per chi le ha elaborate, fossero qualcosa di più, forse dei preliminari, ma con le idee molto chiare.

E, francamente, ho mosso una critica piuttosto radicale. Innanzitutto, al contesto, alla cornice in cui questi progetti sono stati presentati, cioè all’interno del Premio di Ischia di Giornalismo, dunque a un pubblico di giornalisti in una conferenza stampa. Questo la dice lunga sul fatto che si sia scelta una nicchia temporale così breve e mediatica per affrontare una questione di tale delicatezza, che richiederebbe invece una discussione approfondita e partecipata. Il commissario Legnini ha detto che questo è il quarto pilastro, così ha definito questi cinque progetti, il 4.º pilastro delle strategie di rigenerazione urbana di Casamicciola Terme. Ebbene, tutto questo naturalmente genera grande attenzione, grande battage pubblicitario, grande ritorno in termini di stampa, ma poca riflessione dal punto di vista non solo tecnico, ma se mi consenti, civile. Il giovane architetto Toso, che era il rappresentante dello studio Fuksas che probabilmente si è occupato di questa faccenda”

La fermo un attimo.
“Prego”

Prima di arrivare all’architetto Toso, che poi ci introduce nella fase operativa, qual è stata la sua impressione, invece, dei discorsi introduttivi sia da parte dell’architetto Fuksas e da parte dell’architetto Mandrelli? Volevo chiederle una riflessione perché ho avuto la sensazione come se venisse fuori un senso di stanca e, in qualche modo, un senso di passerella
“Non vedo un senso di stanca, ma piuttosto un senso di distanza e, paradossalmente, di passerella come hai detto tu. Un atteggiamento metafisico sintetizzato dalle parole del mio amico sindaco Pascale, che sono state una sorta di emblema della serata. Giacomo Pascale ha chiesto a Fuksas se lo poteva chiamare “eccellenza” o “eminenza”. Fuksas ha scelto “eminenza”, mancava solo “santità”. In questo clima, sembrava che gli architetti Fuksas, Massimiliano e Doriana, due professionisti di grande prestigio che hanno realizzato opere di rilevante valore, fossero lì come dei santini a garantire la voce oracolare dell’architetto Toso. Quest’ultimo ha iniziato con toni profetici a descrivere il progetto, trattando il pubblico come se fosse formato da sprovveduti. Questo lo ho trovato estremamente grave. Poi, i singoli progetti sono stati presentati in modo patinato e lusinghiero. Io spero che il commissario Legnini da una parte e il sindaco Ferrandino dall’altra vogliano smontare questa impostazione e andare alla realtà delle cose, per capire esattamente questi progetti, dove portano e cosa si può fare. Per fare questo, bisogna analizzare i progetti uno ad uno, valutare le loro proposte e individuare i loro punti di debolezza. Altrimenti, ci si limita a una visione estetica che, purtroppo, è stata la cifra distintiva della presentazione dell’altra sera. Sembrava che questi progetti fossero intoccabili perché firmati da Fuksas, come se sotto questo nome non si potessero commettere errori. “Tanto nomini nullum par elogium” sta scritto al Santacroce sulla tomba di Machiavelli, “di fronte a tanto nome nessun lode è pari”. Questo è stato lo spirito della serata, accondiscendente verso gli architetti Fuksas, non spetta a me giudicarli, io mi auguro che il commissario Legnini, che era presente e che è intervenuto, e che fino a questo momento ha dimostrato un grande equilibrio nella gestione delle vicende di Casamicciola dopo la tragedia, torni a un atteggiamento più partecipativo, come ha sempre fatto, coinvolgendo le associazioni. L’architetto Toso ha parlato di partecipazione, ma non mi risulta che ci sia stata alcuna consultazione pubblica delle varie associazioni sui progetti; quindi, invocare questa parola è anche azzardato e, devo dire, denota una sorta di disprezzo, chiamiamolo pure così, nei confronti degli interlocutori, del pubblico, delle persone interessate, di chi negli anni si è occupato del territorio dell’isola e che è pronto a una discussione problematica delle questioni”.

La mancanza di strumenti adeguati alla partecipazione è evidente. Secondo la sua esperienza anche per il ruolo universitario nei processi di rigenerazione urbana, ci aiuti a comprendere quale sia il meccanismo che garantisca un reale coinvolgimento pubblico. Mi interrogo sull’opportunità di “larghe” inclusioni e sono convinto che serva una partecipazione efficace che rappresenti solo interessi specifici ma possa portare anche conoscenza e esperienza significative. Tutto ciò deve tradursi in contributi rilevanti e qualificati. Seppure non possiamo impartire direttive prescrittive a personalità del calibro di Fuksas, si levano dubbi circa quale potrebbe essere l’arena adatta per dibattere su queste tematiche ad armi pari.
“Ripeto, il commissario Legnini ha dimostrato di saper avviare processi partecipativi durante tutto il suo mandato; quindi, non gli sto chiedendo nulla che non sappia già fare. Confido molto in questo aspetto, perché la partecipazione oggi è fondamentale, soprattutto in una situazione drammatica come quella di Casamicciola. Non si tratta di fare i progetti “per” Casamicciola, ma “con” Casamicciola. Se io faccio il progetto “per” Casamicciola, presumo di avere sia la conoscenza del problema sia la soluzione. Se invece il progetto lo faccio “con” Casamicciola, coinvolgendo i cittadini e le associazioni, allora posso affrontare le problematiche emergenti e prendere le decisioni più appropriate, non limitandomi a una logica di “problem solving”, cioè di risoluzione di un problema specifico, ma cercando di cogliere la natura complessa del problema. Chi può darci delle indicazioni utili? Sicuramente le associazioni di cittadini, le imprese, l’amministrazione locale, forse anche gli altri comuni dell’isola, dove non va dimenticato che c’è una forte proposta di comune unico, ma poi stranamente le questioni di Casamicciola restano di Casamicciola.

Invito dunque i sindaci degli altri comuni a intervenire. Se Casamicciola, come essi stessi dicono, è un danno per l’intera isola, allora deve diventare anche una risorsa per tutti. Credo che in questa prospettiva i processi di partecipazione siano processi costruttivi, non di verifica. Non voglio imporre le mie idee all’architetto, ma voglio che tenga conto di un territorio che ha una storia e una vita proprie. I paesi sono fatti dalle persone, dai cittadini, e ascoltarli mi sembra importante. Ti ripeto, questo caso dei progetti Fuksas mi sembra l’unica eccezione in un percorso di commissariamento che è stato condotto bene negli anni, e di cui io ho sempre fatto pubblica lode. Ma spero che ci sia una correzione che apra la strada a un dibattito sereno e a una discussione per fare in modo che questi progetti che nei prossimi anni riguarderanno il comune non si trasformino solo in un assalto alla diligenza economica dei fondi disponibili, ma possano essere davvero una leva per la ripresa economica di un territorio che ha subito una tragedia così grave e che ha una popolazione molto provata in questo momento”.

Veniamo ai cinque progetti. Li hai visti, anche perché prima di questa intervista, in qualche modo, abbiamo condiviso un po’ quelle che erano tutte le informazioni al momento date. Qual è la sua valutazione da tecnico e da esperto soprattutto?
“Ho preso visione dei documenti prodotti dallo studio Fuksas e resi pubblici. Ho letto anche quello che hai pubblicato sul tuo giornale. Che dire? Questi progetti sono stati presentati come una sorta di miracolo, come se fosse arrivato “l’unto del Signore” che con il dito “rigenera”. Questa è stata una delle parole chiave usate nella discussione, ma non è una parola semplice da usare”.

Andiamo ai cinque progetti seguendo l’ordine dal basso verso l’alto del territorio comunale
“Un’idea che mi sembra condivisibile tra i progetti è quella di rafforzare la sezione del waterfront, a condizione però che non sia una mera operazione estetica. Se lavorare sul waterfront significa valorizzare la risorsa turistica, creando nuovi spazi urbani di qualità che dialoghino con il mare, questa è un’idea che io apprezzo. Purtroppo, i cinque progetti non vanno in questa direzione”.

Il progetto per piazza Marina
“Il progetto per Piazza Marina è un progetto a mio avviso quasi inesistente. C’è un grande tendone con una struttura anche seducente in termini di “embellissement” che produce un vuoto coperto sotto il quale che vuoi ospitare? Puoi pensare di ospitare delle fiere di ambulantato, oppure puoi pensare di ospitare i cittadini di Casamicciola. Un po’ come nel film “A Milano”, in una sorta di negativo dell’immagine dove i barboni cercavano la luce e qui, d’estate, cercano l’ombra. Tutto sommato una rottura totale degli ambiti urbani di Casamicciola. Il “Capricho di Calise”, che molti hanno ritenuto essere un’architettura mentre, secondo me, è una “non architettura”. Ho sempre pensato che il Capricho di Calise creasse degli ambiti urbani sulla piazza, sulla strada a fronte mare e quindi, in qualche modo, identificasse anche una sorta di punto di riferimento collettivo, un mondo in cui i cittadini si riconoscono. Ora, a fronte della mancanza del Capriccio, sulla cui demolizione, lo dico subito, io sono tra quelli che sono d’accordo, non esce niente di alternativo, ma solo una tenda. Tra l’altro, nelle parole dell’architetto Toso, può essere smontata d’inverno quindi una sorta di ombrellone su vasta scala. Tutto questo non serve a Casamicciola, non serve alla parte bassa, non serve a creare una condizione urbana a ridosso del porto che sta diventando sempre di più un porto importante sia dal punto di vista turistico che commerciale”.

Il secondo progetto, il progetto del Pio Monte della Misericordia
“Il progetto del Ponte della Misericordia non è una proposta architettonica, ma una dichiarazione di intenti politici. Il Pio Monte si affaccia sul water front, dove la fascia marittima si allarga, come abbiamo già detto, ma da quel che si vede dal progetto, si tratta solo di un restauro dell’edificio, con alcune corti pubbliche interne e l’ambizione di trasformarlo in un centro di eccellenza, termine abusato ma suggestivo, per gli studi sul termalismo, a beneficio di tutta l’isola. Penso che invece sia necessario fare una riflessione più ampia e variegata, per realizzare diverse attività, soprattutto quelle che possono generare reddito e qualità urbana per i cittadini di Casamicciola, che non si accontentano di passeggiare in una “pinetina” vicina, ma vogliono anche frequentare gli spazi. Quindi bisogna avere le idee più chiare, che devono essere condivise innanzitutto con i cittadini, attraverso processi partecipativi, e poi anche nei consigli comunali, perché se il centro termale di eccellenza sul termalismo è una di quelle iniziative su cui si fonda l’idea di comune unico, allora questa non deve essere basata su un principio di ingegneria istituzionale, ma su cose concrete da fare, così si crea un’idea di comunità con un progetto condiviso, un obiettivo comune, un piano di azione. Il parco del Pio Monte deve essere qualcosa di diverso, solo così alla fine un cambiamento istituzionale può trovare consenso, altrimenti si parla nel vuoto, e si discute se conviene o no”.

Restiamo sul tema
“Per sintetizzare, il progetto del Piemonte non ha una visione architettonica, ma esprime solo un vago proposito. Io vorrei che questo proposito si trasformasse in un progetto più solido e ambizioso. In dieci anni, cioè, vorrei vedere una coerenza tra le intenzioni civiche e amministrative di Casamicciola e dell’isola d’Ischia in un luogo che è fondamentale, perché è il punto di connessione tra il mare e l’entroterra di Casamicciola”.

E arriviamo al progetto di Piazza Bagni
“Non condivido affatto il progetto per Piazza Baia, che mi sembra sbagliato sin dall’inizio. Il progetto prevede di trasformare la piazza in un orto concluso con varie fontane. Si dice che queste fontane fornirebbero un’acqua benefica ai cittadini, ma questo non è vero. Le acque di Casamicciola sono note per le loro proprietà curative per la pelle, ma non sono adatte per l’uso idroponico o per il consumo. Solo poche sorgenti hanno una portata sufficiente, e se si realizzasse questa idea, probabilmente, l’unica popolazione che si raccoglierà d’estata vicino a queste fontanine che ricordano le famose “99 fontanelle” o le “100 fontane” di Tivoli, è la popolazione delle zanzare. Non basta che l’architetto Fuksas affermi che “la facciata va ripulita o gli infissi di alluminio vanno sostituiti” ci vogliono strategie. O che proponga un’architettura da manuale di giurisprudenza. Un qualunque avvocato direbbe “vieni a casa mia a cambiare gli infissi con i soldi pubblici? Ma come ti permetti?”. E’ stata evidenziata una condizione che non tiene contro che da un lato abbiamo una paccottiglia edilizia, per carità, frutto anche probabilmente non solo di questioni legate all’abusivismo ma anche alla povertà degli abitanti, e lo dico con molto rispetto; e dall’altro lato teniamo il più importante albergo dell’isola d’Ischia che viene da un fallimento ma che vorrebbe tornare allo splendore. Mi pare che questo progetto con le fontanelle non faccia gli interessi né degli uni, né degli altri. La piazza va studiata come luogo di incontro reale, come polo davvero urbano di una Casamicciola che comincia a essere”.

Quarto progetto, Piazza Maio.
“Quello che si propone per Piazza Majo è, devo dire, desolante! L’architetto Toso avrebbe fatto bene a dichiarare di essersi ispirato al “Cretto di Gibellina” di Burri. Con la differenza che il “Cretto di Gibellina” di Burri è un’operazione di grande scala di architettura del paesaggio, con elementi alti anche tre o quattro metri, tra i quali ci si può inoltrare, costruiti con le macerie lasciate dal terremoto del Belice. Qui, invece del Cretto, abbiamo un “Crettino” con due “T”, per non offendere nessuno. Un “crettino” alto 20 o 30 centimetri, che dà origine a una piazza dove gli handicappati non possono muoversi e dove si calpestano queste memorie, diversamente da Gibellina, dove si cammina tra il “Cretto” e non sopra il “Cretto”. Una cosa inesistente. Inoltre, avremo, come è giusto, una delocalizzazione delle abitazioni, perché si tratta di una zona veramente pericolosa, ma se gli elementi di rigenerazione sono affidati a questa cosa qui, mi sembra davvero una speranza mal fondata, mal posta e con poche prospettive per il futuro”.

E siamo alla fine, il quinto progetto, le Terme La Rita.
“Il progetto per La Rita prevede la replica delle Terme di San Casciano con queste piscine. In astratto, potrebbe anche essere una buona idea per noi che abbiamo dei parchi termali. Abbiamo il parco Apollon, il Negombo, il Poseidon, il parco del Castiglione e sappiamo che ognuno di questi parchi ha una dotazione in termini di uffici e attrezzature, con grossi spazi coperti e soprattutto parcheggi enormi. Ma a La Rita tutto questo c’è? C’è l’infrastruttura per poter fare una cosa che ricordi le Terme di San Casciano? Io ho delle riserve. E poi chi lo farà questo intervento? Il privato o il pubblico? Sarà una partnership pubblico-privato? Insomma, ci vogliono le idee chiare. Si renda tutto più chiaro. Ci sia un processo partecipativo. Se ci sono soggetti in campo o se ci sono anche coloro che si propongono. Io sono tra quelli che per vecchia tradizione non sono contro l’impresa privata, ma sono contro l’impresa privata sommersa. Venga fuori, sia esplicita, ci dicano le cose, si interessi la cittadinanza, si apra un dibattito.”

Proviamo a tirare una conclusione?
“Prima di esaminare queste proposte sotto il profilo del mio mestiere e dei miei studi, vorrei che diventassero un’occasione, in qualche modo, per mettere una pietra nello stagno e alimentare una discussione serena, fattiva, propositiva, nell’interesse di Casamicciola. Se le cose devono restare così come stanno, così come ci sono state proposte da persone che amano sempre parlare “politically correct”, il mio giudizio è tranchant, è devastante. Mi sentirei di dire che sotto il vestito niente. Mi sentirei di dire che, se la cosa resta così, questa è un’operazione un po’ tipica dello show americano. In America c’è un proverbio che dice più o meno questo: “negli Stati Uniti lo show è tutto; e gli spettacoli negli Stati Uniti sono business. Quindi tutto è business”.

Io spero che non sia così. Confido molto nel commissario e confido molto anche nel Sindaco Ferrandino, che per chi non lo sapesse si è laureato con una tesi di cui sono stato relatore, ahimè oltre trent’anni fa, esattamente sul Pio Monte della Misericordia. Quindi è persona che conosce bene il problema, è stato già amministratore per cinque anni a Casamicciola e dieci anni a Ischia. È persona intelligente. Credo che sia l’uno che l’altro, lui e il commissario, vogliano avviare un dibattito senza pensare che la popolazione sia una popolazione, come ha fatto qualcuno, di sprovveduti e trattarla come per dire: “va beh vi proponiamo questa cosa voi pensate che vi abbiamo dato un gran prodotto” perché la scatola Fuksas è una scatola nobilissima, è un bel pacco. Ma non è un problema di packaging o di impacchettamento. Dentro il pacchetto non c’è nulla!”

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